20 APRILE: SCIOPERIAMO CONTRO L’ARROGANZA PADRONALE, MA ANCHE CONTRO LA PASSIVITÀ DELLE BUROCRAZIE SINDACALI

lavoratoreMercoledì 20 aprile FIM, FIOM e UILM hanno proclamato quattro ore di sciopero per la stagnazione del rinnovo del CCNL dei lavoratori metalmeccanici.
Dopo otto anni, la triade sindacale ritorna unitaria (anche se hanno presentato due piattaforme separate) e dopo 13 incontri avuti con Federmeccanica tornano in assemblea con un pugno di mosche e addirittura derisi dai padroni che a loro volta propongono una propria piattaforma (in pratica la piattaforma la fanno loro), delegando ai contratti aziendali l’aumento del salario e chiedendo la flessibilità senza pagare il lavoro straordinario (per citare alcune richieste di Federmeccanica).

Dopo aver propinato due rinnovi a tutti i metalmeccanici facendo votare solo i propri iscritti, FIM e UILM hanno la faccia tosta di fare i moralisti con quei lavoratori che giustamente criticano il loro operato.
In tutto questo, la FIOM va a braccetto con i suddetti, cercando di recuperare consensi e mettere un laccio emostatico all’emorragia di tessere.
Ma dov’è finita quella FIOM dura e pura del rivoluzionario Landini?
Davanti all’arroganza dei padroni, i lavoratori si aspettano un intervento deciso con azioni che diano visibilità alle loro giuste richieste, invece si propongono quattro ore di sciopero, in cui ognuno va a casa propria (almeno a Forlì). La FIOM è ormai allineata da tempo alla CGIL e si adegua a scioperi una tantum, per ricordare a tutti la propria esistenza, ma senza una strategia realmente conflittuale e rivendicativa.

La rabbia dei lavoratori va di pari passo con la passività di questi sindacati che ormai hanno svenduto diritti e salari. La triade come pensa di essere ancora credibile? E, soprattutto, con quale faccia si va in aziende, come ad esempio Marcegaglia, a proporre uno sciopero agli stessi lavoratori che avevano indotto a non scioperare appena due mesi fa, in occasione del contratto aziendale, affermando che scioperare era inutile, portando a casa il nulla e chiamandolo conquista?

Una vera lotta rivendicativa ormai non è più nelle logiche di questi burocrati sindacali, pronti a qualsiasi compromesso pur di mettere la propria bandierina ed esultare anche quando si peggiorano le condizioni dei lavoratori.
Noi del Partito Comunista dei Lavoratori invitiamo i metalmeccanici a partecipare sì allo sciopero, per contrastare l’arroganza e le imposizioni padronali, ma esigendo coerenza da parte di chi li rappresenta.

Aumenti salariali per tutti, diminuzione delle ore lavorative a parità di salario, maggiore sicurezza sui posti di lavoro, ripristino dei diritti fondamentali dei lavoratori, come l’articolo 18… Sono tutte rivendicazioni che il sindacato ha dimenticato o che non dovrebbe fare solo a parole.

Il sindacato deve rivendicare i diritti dei lavoratori, lottare per essi, contrapporsi al padrone e non limitarsi a firmare accordi al ribasso (con grossi danni ai lavoratori), cedere alle pressioni liquidando ogni diritto acquisito (salvo poi proporre ridicoli referendum al posto della lotta) e ancor peggio firmare licenziamenti su licenziamenti in cambio di trenta denari.

È necessaria una decisa inversione di rotta dentro la FIOM. E solo i lavoratori possono realizzarla.

Cellula Operaia – PCL Romagna “Domenico Maltoni”

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