L’ “Antifascismo” di chi? Commento a caldo sulla sconfitta del Front National in Francia
Le prime notizie che arrivano da oltralpe segnalano la debacle del Front National alle elezioni regionali. Una probabile bufera fascista avrebbe potuto invadere uno dei paesi imperialisti più importanti a livello europeo e mondiale, ma per alcuni sembra che “ancora fischi il vento”…
Ma la Francia non è un paese che rischia il bolscevismo: non esistono movimenti e lotte di massa tali da poter pensare ad un grande cambiamento sociale con un segno progressivo, seppur minimo. Se non per qualche lotta, seppur tenace, ed a fronte di qualche camicia strappata a qualche padrone (vedi il caso dell’Air France), la classe padronale ed i suoi partiti, cioè chi impone politiche di lacrime e sangue, non hanno di che temere. Dopo questa ulteriore vittoria elettorale nel segno della stabilità istituzionale (con proclami di terrore che ipotizzavano una guerra civile in caso di vittoria del FN) banche ed industriali godono, ma non si capisce perché il proletariato, cioè chi lavora, chi suda per la propria vita debba scegliere di festeggiare con i suoi padroni. Tutto questo necessita di una lettura classista.
La classe dirigente ha preferito la stabilità politica dei partiti padronali (socialisti e destra) per mettere nuovamente in stand-by un eventuale governo neofascista. Ma FN rimane un partito di massa: c’è poco da festeggiare quindi, a meno che non si considerino la vittoria elettorale di Sarkozy e di Hollande come un trionfo dell’antifascismo. In tal caso tali illusioni sono tanto grandi quanto credere nella democraticità di queste istituzioni e delle elezioni stesse. Tanto più è illuso chi sia fiducioso nel fatto che dalle elezioni si possa ottenere una risposta politica alle necessità della maggioranza della popolazione. Sono sufficientemente convinto che il cane da guardia del sistema attuale, cioè i fascisti, saranno utili non appena il movimento operaio alzerà la testa. Che si chiamino Le Pen o Renzi poco importa: bisogna vedere cosa producono le loro politiche e che cosa contrastano. Se soffochi chi protesta, se togli diritti a chi lavora, se rendi il lavoro precario… non puoi definirti “antifascista”. In tal senso io oggi non penso che abbia vinto l’antifascismo: attualmente non esiste in Europa un governo antifascista nei fatti, se non solo a parole.
O si considera il fascismo quel movimento politico utile a soffocare nel sangue i lavoratori che devono, con le loro mani, cambiare questa società di opportunisti, venduti e sfruttatori, oppure si continuerà a considerare il fascismo come un “satana” da dover scongiurare anche con l’uso di improbabili alchimie: una volta definiti “fronti popolari” (vedi guerra civile spagnola) oggi denominati “governi di larghe intese” o “front républicain”. La confusione nella sinistra riformista è ai massimi livelli: o si lavora nel segno della costruzione di un’alternativa che abolisca lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, oppure, continuerete, cari compagni, a non capire il perché si perdano militanti politici tra le file dei comunisti. I comunisti o si prefiggono la rivoluzione come primo obiettivo, oppure saranno destinati a vendersi al miglior offerente. Tanti sedicenti comunisti hanno tradito. Ora sta a noi dimostrare che i rivoluzionari non hanno prezzo.