Proponiamo la prima traduzione in assoluto pubblicata in italiano, a 80 anni esatti dalla prima pubblicazione, della Lettera aperta per la Quarta Internazionale, uno dei testi preparatori più importanti della fondazione della Quarta Internazionale (nel 1938). Il brano, che trovate come allegato in fondo alla pagina, è accompagnato, come nella pubblicazione originale, dalla Dichiarazione dei quattro, un precedente appello che già costituiva una convergenza dei rivoluzionari in opposizione alla degenerazione burocratica della Terza Internazionale.
Viviamo in un’epoca di crisi sistematica del capitalismo mondiale, segnata dal crescere di una nuova immane bolla finanziaria, da tracolli borsistici (vedi Cina), da crisi del debito con ricadute devastanti (imposizione del terzo memorandum in Grecia col consenso di Tsipras), da uno stato di guerra permanente con svariati focolai che si accendono e si spengono in tutto il globo a seconda dell’evolversi dello scontro tra imperialismi. L’epoca del “trentennio d’oro” riformista del boom postbellico è archiviata per sempre, insieme all’illusione che il socialismo potesse compiersi e mantenersi in un paese solo, l’URSS, accerchiato da un mondo capitalista. Un’epoca di crisi non solo economica, appunto, ma sociale, politica, culturale, dove in particolare il patrimonio storico del movimento operaio è stato abbandonato sotto i colpi della reazione capitalista alle lotte operaie del secolo scorso in tutti i paesi capitalistici avanzati e non solo. Con il conseguente riaffermarsi di blocchi sociali e politici che rievocano e si ispirano in modo più o meno preciso all’ondata nazionalista degli imperialismi europei sfociata nella Prima Guerra mondiale, e a quel fascismo giocato come carta vincente dalla borghesia europea per stroncare il movimento operaio in un’epoca di fermento rivoluzionario.
Nel complesso della resistibile ascesa del fascismo, il caso della Germania fu eclatante: a seguito di una ascesa elettorale negli anni immediatamente precedenti, il partito nazista conquistò il 43,9% dei voti nelle elezioni generali, alleandosi poi con il Centro Cattolico e con il Partito Popolare Tedesco-Nazionale per avere la maggioranza parlamentare necessaria a bandire per legge i partiti socialdemocratico (SPD) e comunista (KPD), e per ottenere per il solo Hitler i pieni poteri legislativi. L’appoggio di gran parte della borghesia tedesca e il rifiuto di socialdemocratici e comunisti di dare il via a un fronte antifascista delle forze operaie permise a Hitler di prendere il potere con una resistenza pressoché inesistente. Invece di opporsi alla minaccia di una distruzione totale del movimento operaio, il KPD in particolare, seguendo la linea formalmente ultrasinistra del “socialfascismo”, vide di buon occhio l’ascesa di Hitler a danno dell’SPD, aspettando che i nazisti si “bruciassero” nella gestione della disastrata Germania post-crisi del’29: sarebbe poi arrivato il turno dei comunisti al governo. I fatti, evidentemente, hanno dato completamente torto alla linea imposta da Stalin e Togliatti ai partiti della Terza Internazionale, poi ulteriormente sbandata con la linea dei fronti popolari con la borghesia “democratica” – anziché tra partiti operai! – contro il fascismo, ormai saldamente al potere e spodestato dalle “democrazie” unite nella misura in cui non si accontentò di un equilibrio tra imperialismi, ma tentò di accaparrarsi anche la “fetta di torta” degli altri imperialismi europei e di quello statunitense, contestualmente al tentativo di abbattere lo Stato operaio sovietico.
Di fronte alla resa politica su tutta linea dei principali partiti operai mondiali, Lev Trotsky, tra i fondatori e i massimi dirigenti della Terza Internazionale e del partito bolscevico russo dal 1917, organizzò e animò il tentativo di costruzione di una nuova Internazionale, la Quarta, che salvasse il patrimonio politico del marxismo dalla degenerazione irrecuperabile delle Internazionali egemoni nel movimento operaio.
La nostra epoca mostra sempre maggiori affinità con quella a cui abbiamo accennato e a cui appartiene il documento di cui offriamo la prima pubblicazione in assoluto in lingua italiana, a ottant’anni esatti dalla sua prima pubblicazione. Si tratta della Lettera aperta per la Quarta Internazionale, uno dei testi centrali nella preparazione, appunto, della nuova Internazionale, che voleva recuperare il filo spezzato del marxismo sia sul piano teorico sia su quello della costruzione del partito mondiale della rivoluzione socialista. Un marxismo abbandonato clamorosamente dalla Seconda Internazionale con il tradimento dei lavoratori a favore delle rispettive borghesie nazionali con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, e dalla Terza Internazionale con la stroncatura del partito bolscevico in Russia e dell’Internazionale stessa, attraverso la distruzione del centralismo democratico a favore del dominio incontrastato di una ristretta casta burocratica guidata da Josif Stalin e capace di orrori politici come quelli che abbiamo ricordato.
Il contributo fondamentale dato dallo stalinismo nella lotta alla Quarta Internazionale e nello sterminio fisico di coloro che l’avevano fondata nel 1938, Trotsky compreso, inferse un colpo gravissimo alla nuova Internazionale, la cui dirigenza internazionale fu incapace, negli anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale, di continuare un’azione conseguente alla sua originaria linea marxista rivoluzionaria, provocando la sua stessa dispersione in varie frazioni, le quali a loro volta hanno spesso abbandonato sia nella sostanza sia nella forma il riferimento alla Quarta Internazionale di Trotsky.
La rifondazione della Quarta Internazionale, come partito mondiale dei lavoratori basato sul patrimonio politico rivoluzionario del marxismo, è l’indirizzo politico del Partito Comunista dei Lavoratori, fuori da confusioni e opportunismi politici che oggi come ieri caratterizzano ogni forma di riformismo e centrismo nel campo della sinistra di classe. La Lettera che qui vi proponiamo è la migliore risposta ai variegati appelli alla “unità della sinistra” (o “dei comunisti”) che evitano la questione del programma e del partito, nonostante le innumerevoli recenti prove storiche del fallimento politico di chi rimuove la prospettiva di un partito rivoluzionario mondiale; il migliore stimolo a evitare formule politiche scollegate dalla realtà storica e a (ri)scoprire e recuperare la migliore eredità politica del movimento operaio mondiale.