di Marla Taz
Lo smantellamento del servizio sanitario nazionale è iniziato molti anni fa, agli inizi degli anni 90 con la sottomissione ai parametri di Maastricht, vigenti in tutta l’UE, atti al contenimento del debito pubblico accumulato negli anni 80: questa fu la scusa ufficiale per cominciare a distruggere il sistema sanitario pubblico a favore della privatizzazione.
Le riforme attuate negli anni successivi avevano come fine ufficiale il miglioramento del servizio, obiettivo però in totale contraddizione con quello, sempre sbandierato come prioritario, dal risparmio sulla spesa pubblica, nascondevano in realtà il percorso lento e sistematico verso la logica del profitto a discapito della salute della popolazione più povera, a partire dalla trasformazione delle u.s.l in a.s.l e conseguente gestione manageriale del sistema sanitario. Tale gestione ha dato origine agli incentivi economici ai manager ed ai medici di base, ponendo loro un tetto massimo di prescrizione farmacologica e diagnostico, e all’introduzione della libera professione intramuraria che consente ai medici stipendiati dallo Stato di svolgere la propria attività privatamente usando strutture e strumenti diagnostici appartenenti al pubblico.
Venti anni fa vennero chiusi 15 ospedali nella provincia di Ravenna: ci dissero che costava troppo mantenere piccoli ospedali oramai destinati solo alla lunga degenza e privi di poli specialistici, conveniva quindi centralizzare e potenziare gli ospedali di Lugo, Faenza e Ravenna, ma con l’obiettivo in futuro di chiudere anche i poli di Lugo e Faenza. Furono fatte non poche battaglie all’epoca, specialmente per quanto riguarda l’ASL di Lugo che aveva sempre chiuso i bilanci in pareggio e senza debiti accumulati. Le riforme attuate negli anni successivi hanno gradatamente aperto le porte ai privati prima timidamente per poi spalancarle: piano piano, quasi in sordina si chiudevano i reparti ospedalieri territoriali e si spostavano a Ravenna, i posti letto venivano e vengono tuttora tagliati, il tanto decantato potenziamento si è trasformato nel suo esatto contrario fino alla chiusura dei poli ospedalieri di Faenza e Lugo, come previsto già 20 anni prima dal progetto di area vasta dell’Emilia Romagna perseguito da anni dal PD che prevede l’accentramento delle ASL locali in un’unica ASL coinvolgendo le province di Ravenna, Forli-Cesena e Rimini. Ma mentre aumentano i tagli al servizio pubblico per mancanza di fondi, i finanziamenti diretti ai privati non sono mai mancati, vedi Villa Maria Cecilia di Cotignola, convenzionata con la mutua , che invece è stata ampliata coi nostri soldi.
Anche sul fronte dei finanziamenti indiretti ai privati non ci siamo fatti mancare nulla. Il sistema di accreditamento è uno strumento che nasce con la finalità di migliorare i servizi sanitari erogati sulla base di requisiti che una azienda, sia essa pubblica o privata, deve avere per continuare a svolgere la propria attività. Questo implica necessariamente un adeguamento delle aziende sia dal punto di vista strutturale che strumentale, tecnologico, ecc. che ha un costo molto elevato. È evidente che per gli ospedali pubblici diventa sempre più difficile adeguarsi a parametri che tra l’altro cambiano di anno in anno se vengono continuamente tagliati i fondi che finiscono nelle tasche degli ospedali privati. Questi ultimi avranno invece i soldi per gli adeguamenti perché glieli paghiamo noi: nei fatti tutto questo si traduce nell’avere un sistema sanitario quasi totalmente privato che eroga servizi di qualità destinati alla popolazione più ricca che si può permettere di pagare e servizi scadenti o nulli per i più poveri, sul modello americano insomma.
Si è passati da un sistema sanitario pubblico malfunzionante, che consentiva ai pazienti ricchi di pagare tangenti ai medici allo scopo di essere privilegiati, ad un sistema che ha di fatto legalizzato le tangenti consentendo la libera professione intramuraria che privilegia sempre e comunque i ricchi a discapito dei poveri, da un sistema che ha generato debiti perché i soldi venivano intascati da dirigenti, ad un sistema che in maniera legale fa nuovamente entrare denaro pubblico nelle tasche dei dirigenti attraverso gli incentivi economici ai manager sulla base dei tagli che producono alla spesa pubblica.
Il Partito Comunista dei Lavoratori rifiuta ogni forma di finanziamento diretto o indiretto ai privati: la sanità deve essere pubblica ma sotto controllo, gestione e amministrazione dei lavoratori, le cariche amministrative devono essere brevi e reversibili in qualsiasi momento, il divario fra gli stipendi di chi amministra il bene pubblico e chi lavora in prima linea deve essere eliminato, la libera professione intramuraria deve essere eliminata, un medico dipendente dello Stato non può praticare privatamente né dentro né fuori l’ospedale.