Non è ancora nata un’arte rivoluzionaria. Ci sono gli elementi di quest’arte, ci sono indizi e tentativi e, cosa più importante, c’è l’uomo rivoluzionario, che sta forgiando la nuova generazione a sua immagine e che ha sempre più bisogno di quest’arte. Quanto tempo ci vorrà perché quest’arte si riveli in modo chiaro? È difficile indovinare, poiché il processo è intangibile e incalcolabile, e siamo limitati alle congetture anche quando proviamo a determinare i tempi di processi sociali più tangibili. Ma perché quest’arte non dovrebbe, o almeno la sua prima grossa ondata, arrivare presto come espressione dell’arte della giovane generazione nata durante la rivoluzione e che la porta avanti? L’arte rivoluzionaria che riflette inevitabilmente tutte le contraddizioni di un sistema sociale rivoluzionario, non dovrebbe essere confusa con l’arte socialista per la quale ancora non sono state gettate le basi. D’altra parte, non bisogna dimenticare che l’arte socialista nascerà dall’arte di questo periodo di transizione.
Nell’insistere su tale distinzione, non siamo affatto guidati da una considerazione pedantesca di un programma astratto. Non a caso Engels parlava della rivoluzione socialista come un balzo dal regno della necessità al regno della libertà. La rivoluzione in sé non costituisce il regno della libertà; al contrario, sta sviluppando le caratteristiche della “necessità” al massimo grado. Il socialismo abolirà gli antagonismi di classe, così come le classi, ma la rivoluzione porta la lotta di classe alla sua tensione massima. Durante il periodo della rivoluzione, solo la letteratura che promuove la consolidazione degli operai nella lotta contro gli sfruttatori è considerata necessaria e progressista. La letteratura rivoluzionaria non può che essere imbevuta di uno spirito di ostilità sociale, che è un fattore storico creativo in un’epoca di dittatura proletaria. Sotto il socialismo, la solidarietà costituirà la base della società. La letteratura e l’arte risponderanno ad altri canoni. Tutte le emozioni che noi rivoluzionari, nel tempo presente, abbiamo timore di nominare (tanto sono state logorate da persone ipocrite e volgari) come l’amicizia disinteressata, l’amore per il prossimo e la comprensione saranno i potenti e squillanti accordi della poesia socialista. Tuttavia, non è forse vero che un eccesso di solidarietà, come temuto da Nietzsche, minacci di far degenerare l’uomo in un animale da branco sentimentale e passivo? Niente affatto. La forza potente della concorrenza che, nella società borghese, ha il carattere della concorrenza di mercato, non scomparirà dalla società socialista ma, per usare il linguaggio della psicoanalisi, sarà sublimata, ovvero acquisirà una forma più alta e fertile. Ci sarà da lottare per la propria opinione, per il proprio progetto, per il proprio gusto. Nella misura in cui la lotta politica verrà eliminata (e in una società dove non ci sono classi, non ci saranno simili lotte) le passioni liberate saranno incanalate in una tecnica, una costruzione che include anche l’arte. L’arte allora diventerà più generale, maturerà, acquisirà carattere e diventerà il metodo più perfetto della costruzione progressiva della vita in ogni campo. Non sarà semplicemente “bella” senza relazionarsi ad altro.
Tutte le forme di vita, compresa la coltivazione della terra, la progettazione delle abitazioni umane, la costruzione di teatri, i metodi di educare socialmente i bambini, la soluzione di problemi scientifici, la creazione di nuovi stili, coinvolgeranno vitalmente ogni individuo. Le persone si divideranno in “partiti” sulla questione di un nuovo gigante canale, o sulla distribuzione delle oasi nel Sahara (esisterà anche una simile questione), sulla regolazione del tempo e del clima, su un nuovo teatro, su ipotesi chimiche, su due tendenze musicali in competizione, e su un miglior sistema sportivo. Tali partiti non saranno avvelenati dall’avidità di classe o di casta. E nutriranno un uguale interesse nel successo della comunità intera. La lotta avrà un carattere puramente ideologico. Non ci sarà nessuna corsa all’arricchimento, non ci sarà nulla di malvagio, nessun tradimento, nessuno degli elementi che compongono l’anima della “concorrenza” tipica di una società divisa in classi. Ma ciò non impedirà in alcun modo alla lotta di essere coinvolgente, drammatica e appassionata.
E poiché tutti i problemi in una società socialista (i problemi della vita che prima venivano risolti in modo spontaneo e automatico, e i problemi dell’arte che venivano custoditi di caste clericali ben precise) diventeranno proprietà della comunità, si può dire con certezza che gli interessi collettivi, le passioni e la concorrenza tra gli individui avranno i più ampi obiettivi e le più illimitate opportunità. L’arte, dunque, non soffrirà la mancanza di una simile esplosione di energia collettiva e nervosa e di simili impulsi psichici collettivi che servono alla creazione di nuove tendenze artistiche e cambiamenti stilistici. I “partiti” si raccoglieranno attorno alle scuole d’estetica, ovvero associazioni di caratteri, gusti e umori. In una lotta così disinteressata e tesa basata in una cultura cui fondamenta si stanno innalzando solide, la personalità umana, con il suo inestimabile scontento continuo, crescerà e levigherà tutti i suoi aspetti. In realtà, non abbiamo motivo di temere un declino dell’individualità o un impoverimento dell’arte nella società socialista…
(1923)