25 aprile anticapitalista
In previsione del prossimo 25 aprile, il Partito Comunista dei Lavoratori ribadisce la necessità di riscoprire i valori classisti che mossero molti dei partigiani che combatterono contro il nazifascismo.
La Resistenza inizia non il 25 luglio, non l’8 settembre, ma il 5 marzo del 1943 con lo sciopero delle prime fabbriche di Torino e del nord-ovest. Pertanto, la voce di classe del Partito Comunista dei Lavoratori sarà presente nelle piazze della Romagna per fare da contraltare ai tanti, purtroppo anche a sinistra, che parlano di “interclassismo”, “patria” e “orgoglio nazionale”.
I valori della Resistenza sono stati traditi nel momento in cui la classe dirigente collusa con il fascismo è stata rimessa al suo posto all’indomani della Liberazione: un privilegio garantito solo a chi, durante il ventennio, ha sfruttato la maggioranza della società a favore di pochi. Gli stessi sfruttati che hanno dovuto affrontare, armi in pugno, la tragedia della guerra.
Oggi, coloro che fanno della “democrazia” la propria parola d’ordine e partecipano alle celebrazioni stanno cancellando ogni diritto al lavoro e al futuro, stanno opprimendo ancora di più gli sfruttati, i migranti, i senza casa. Questi “democratici signori” dovrebbero fare ammenda per aver tradito gli stessi partigiani che invece andranno in piazza a commemorare.
Il fascismo non era e non è una scheggia impazzita: è il normale prodotto del sistema capitalista, uno strumento nelle mani di coloro che vogliono reprimere chi si batte contro lo sfruttamento dei lavoratori, chi si oppone al lavoro gratuito all’Expo, alla deregolamentazione dei contratti e al modello Marchionne, chiamato Jobs Act. Il fascismo, utile strumento dei padroni, può essere battuto solo con l’anticapitalismo, solo con la rivoluzione che darà il potere in mano ai lavoratori, cancellando ogni forma di sfruttamento.