Stamattina, entrando in questa sala, ho avuto un ricordo del lontano 2012 quando proprio qui si discuteva della battaglia che stavamo vivendo in Marcegaglia, fabbrica dove io lavoro come operaio, sui contratti d’ingresso.
Ricordo bene quel giorno: prese parola un compagno di lavoro, Andrea, che alla presenza delle rappresentanze politiche territoriali, provinciali e regionali (che a quella vertenza parteciparono spudoratamente dalla parte del padrone), disse loro “Ci avete accerchiato!”. Quella fu un’anteprima dell’attuale Jobs Act: quell’accordo garantì all’azienda 27.000 mila euro di risparmio in 6 anni e mezzo. Proprio ai nuovi assunti oggi questo governo e le sue politiche portano via altrettanto e molto di più, una storia che si ripete.
L’attacco ai diritti dei lavoratori che stiamo subendo è gravissimo. La crisi della CGIL è evidente: si tratta di una CGIL debole alla ricerca, ostinata, dell’unitarietà confederale e non di quella dei lavoratori. Ha perso credibilità e rappresentanza generale e credo sia nel pieno della sua crisi più difficile, come dimostrano i tanti accordi “unitari” tutti peggiorativi. Fra tutti il più emblematico è sicuramente l’accordo sul lavoro praticamente gratis al prossimo EXPO.
Abbiamo perso di tutto e di più senza una reazione sindacale degna di questo nome (pensioni, art. 18, statuto dei lavoratori, salario). Ma, soprattutto stiamo assistendo a un gravissimo peggioramento delle nostre condizioni di vita, alla perdita della dignità e della libertà nelle nostre fabbriche e nei nostri posti di lavoro. Se si va avanti con queste politiche, e con questa classe dirigente, al peggio non ci sarà fine!
Nelle fabbriche eravamo riusciti a riaccendere la speranza, facendo credere ai lavoratori che il nostro sindacato avesse davvero tutte le intenzioni di aprire un vero periodo di conflittualità e resistenza al governo Renzi, alle politiche filo industriali del PD, al Job Act. Dopo la grande manifestazione del 25 ottobre scorso a Roma e lo sciopero (in ritardo) del 12 dicembre abbiamo invece assistito all’assenza totale di un programma, di una piattaforma vera di contrasto e a un passivismo e immobilismo senza pari, che hanno rafforzato ulteriormente la rassegnazione nei posti di lavoro e l’allontanamento gravissimo dai sindacati.
Questa situazione non fa altro che alimentare la reazione e il populismo alla Grillo e alla Salvini, che accusano il sindacato in toto. Questo è molto grave perché io sono convinto dell’estrema importanza del sindacato nei posti di lavoro come garante di difesa, dignità e appoggio ai lavoratori. Dobbiamo saper combattere questa deriva a destra che viviamo a livello politico.
Se questi sono i risultati di quella unitarietà inseguita a tutti i costi dalla Segretaria Camusso…beh, penso sinceramente che potevamo farne a meno. L’unica vera unitarietà è quella dei lavoratori e per poterla ritrovare noi dobbiamo essere capaci di riacquistare credibilità. È un punto fondamentale. Un’unitarietà sindacale al ribasso non poteva che portare i risultati a cui stiamo tristemente assistendo!
Abbiamo un nemico politico che ha un nome preciso: Renzi e il suo partito il Partito Democratico. O prendiamo coscienza di questo oppure non si va davvero da nessuna parte. Il nostro sindacato deve prendere le distanze da quello stesso partito che da anni governa in un modo o in un’altro e che da anni ci sta togliendo di tutto, calpestando la dignità di chi ha bisogno di lavorare per vivere.
Prima il nostro sindacato prenderà le distanze con decisione a tutti i livelli, anche e sopratutto a livello locale, prima si porrà in contrasto con tali politiche in modo coerente, e prima ritroveremo credibilità agli occhi di chi dovremmo rappresentare.
Non si può pensare di contrastare questo momento storico con il vuoto che la nostra CGIL, soprattutto a livello nazionale, ha dimostrato invece di dare continuità alle iniziative generali. Spesso il messaggio che arriva ai lavoratori è quello di essersi accontentati di uno scontro di pura rappresentanza e nulla più, in un periodo storico che sarà ricordato come l’arretramento più devastante per i lavoratori, per la perdita di fatto dello statuto così duramente e faticosamente conquistato con le lotte e i sacrifici della generazione precedente.
Non si può pensare di contrastare queste politiche di annientamento generale dei nostri diritti delegando (come troppo spesso fa il nostro sindacato) questo o quello stabilimento o questa o quella singola realtà lavorativa. Andiamo a opporci solo dove abbiamo forza, condannando al loro destino chi quella forza non ha. Non può funzionare: un sindacato generale vero deve essere capace di coalizzare e unire le lotte coordinando le vertenze, non frammentando le forze dei lavoratori in lotta contro il padrone… perché non è vero che i lavoratori non ci seguono, i lavoratori ci sono, ci sono sempre stati per difendere i loro diritti ma hanno bisogno di credibilità, di un progetto vero che purtroppo nei fatti non vedono in questa CGIL.
Serve una vera piattaforma rivendicativa, un programma di contrasto vero, un fronte unico di lotta davvero generale che fino alla fine tenga la barra dritta e che non accetti ciò che è inaccettabile, che fino alla fine realizzi i fatti dopo le parole e le promesse. Solo così ritroveremo la fiducia dei lavoratori e solo così potremo ridare speranza a chi dovremmo rappresentare, solo così potremo portare a casa qualche risultato significativo o quanto meno resistere!
…Buon 25 aprile e buon 1 maggio a tutti.
Grazie a tutti.