LA RESISTENZA: UNA RIVOLUZIONE TRADITA
Il 25 Aprile è la ricorrenza di una grande lotta di popolo, la lotta dei partigiani che non solo hanno combattuto l’oppressione fascista ma volevano anche costruire un paese migliore e più giusto: una vera svolta rispetto agli assetti sociali ed istituzionali della monarchia liberale che aveva partorito il fascismo quale reazione alle lotte operaie dei primi anni ’20.
Nella grande operazione di revisionismo storico, che destra e sinistra stanno portando avanti da almeno due decenni, si vuole rimuovere uno degli elementi fondamentali della resistenza: la lotta di classe, fattore contrastante ogni ipotesi di pacificazione nazionale; si nasconde che furono le classi dirigenti e padronali a volere e a sostenere l’affermazione del regime mussoliniano.
Le direzioni della sinistra italiana a partire dal PCI di Togliatti tradirono la Resistenza Partigiana. In accordo con Stalin, e le sue intese di spartizione con le potenze capitaliste “democratiche”, salvarono il capitalismo italiano. Si accordarono con la DC e i partiti borghesi per una soluzione di governo di unità nazionale, che salvaguardasse la proprietà dei capitalisti, rimettesse in sella i vecchi prefetti, amici dei fascisti. Il ministro di Grazia e Giustizia era Togliatti, a braccetto di De Gasperi. Fu la pugnalata alla schiena di una rivoluzione possibile. La Costituzione borghese del 48 concordata fra De Gasperi e Togliatti sigillò il tradimento della Resistenza. “ Una rivoluzione promessa in cambio di una rivoluzione mancata” scrisse Calamandrei.
Era la verità.
Tutto ciò che seguì, nella lunga pagina del dopoguerra ( dalla repressione degli operai e dei comunisti sino allo stragismo di Stato) è la riprova dell’ipocrisia della “democrazia” borghese: come diceva Lenin “un paradiso per i ricchi, un inganno per gli sfruttati”.
La letteratura della Costituzione serviva a mascherare questa verità
Oggi gli ultimi eredi del PCI dopo infiniti trasformismi hanno concluso la propria carriera nel PD di Matteo Renzi. Relegati a ultima ruota di scorta dal partito liberale da loro stessi fondato. Un partito divenuto il comitato elettorale di un piccolo Bonaparte in pectore, che rompe definitivamente con ciò che resta della Costituzione borghese del 48 per puntare ad una propria soluzione di comando. Con una legge elettorale truffa peggiore di quella dei fascisti del 23 ( legge Acerbo) che assegna a una minoranza la maggioranza del Parlamento, e pone il Parlamento sotto il controllo stabile del governo. Una enormità che serve solo a rendere più rapide, stabili, governabili, le politiche di precarizzazione selvaggia del lavoro, dei tagli sociali, delle privatizzazioni, a uso e consumo dei profitti dei capitalisti e delle banche.
Passato e presente ci chiamano dunque a un bilancio e alla necessità di una svolta.
Per questo l’unico modo di onorare realmente la memoria del 25 aprile è di lottare per la Liberazione dalla dittatura del capitale, la speranza per cui tanti partigiani combatterono e morirono.
Dare un partito a quella speranza. Dare un partito al programma di una Repubblica dei lavoratori, è l’impegno quotidiano del Partito Comunista dei Lavoratori.
Partito Comunista dei Lavoratori
Pavia sez. “ Tiziano Bagarolo “