di Leo
“Il POPOLO ha deciso” è quanto piace dire a tanti (sia a destra che a sinistra): “deve decidere il popolo”, “popolo è sovrano a casa propria” ecc…
La democrazia in cui viviamo è un affare molto strano: i paladini della Costituzione Italiana sono spesso gli stessi che ne modificano alcuni articoli in forza di legge, con l’arroganza di chi ha le giuste leve di potere. Ma queste riforme sono veramente in funzione di una superiore democrazia? È questo allora il prodotto di quella sinistra storica (che un tempo si definiva socialista e dal dopoguerra a oggi anche comunista) che aborrisce ogni forma di dittatura, e che cerca di arrivare a una più pacifica convivenza tra chi sfrutta, cioè i padroni, e chi è sfruttato! Il tipico atteggiamento del fallito che si abbandona alla rassegnazione pacifica di un problema, a parer suo, considerato irrisolvibile.
In tutto quello che è accaduto negli ultimi 70 anni, cioè dal quel 25 aprile 1945 che ci rese liberi dalla dittatura fascista, ma che inesorabilmente ci ha traghettato in questa “dittatura democratica” troviamo qualche “passo avanti”, qualche progresso inarrestabile, qualche germe di quel “progressismo” che la sinistra sbandiera da più di 40 anni, dopo aver definitivamente abbandonato anche a parole “il sol dell’avvenire”?
La democrazia è uno strumento di controllo dei conflitti tra le classi che viene gestito (pensate un po’) da una minoranza per i soli interessi di una minoranza ancora più esigua. I partiti non comunisti di sinistra sono la semplice espressione di questa degenerazione: tentare di ricondurre alla pace sociale ciò che riappacificabile non è. Persi tutti i punti di riferimento, che oggi vengono definiti in maniera dispregiativa “posizioni ideologiche”, questi farisei si sono convertiti alla religione del “fare” e della “concretezza”. Ci piace la pace, ma chi ruba deve andare in carcere, senza se e senza ma. La sicurezza è un argomento che la sinistra deve affrontare, per non lasciare campo alla destra. Questi, grossomodo, sono gli atteggiamenti di chi ormai ha il cervello fottuto: è tipico di chi pensa di risolvere il problema dando una risposta solo alle sue conseguenze, ma senza analizzarne le cause.
Diciamoci la verità, ormai la spettacolarizzazione della politica è tutta qui: la “risoluzione” del problema con una “slide”. Tanto il dissenso non ha più voce e non ci sono più orecchie che ascoltano. Non esistono gli interlocutori.
Ma è facile anche affermare che “si sta andando sempre più giù, in un luogo sempre più scuro” o banalità del genere. Sarebbe il caso che chi ha qualcosa da dire parli, ma chi ha solo dell’ego da nutrire taccia per sempre. Non abbiamo bisogno “preti” che ci descrivano, in maniera più o meno dotta, la situazione critica in cui vivono i proletari. Certo solo i proletari, perché degli altri a noi non importa.
Questa è la situazione italiana, con il PD ed i suoi ministri magnoni. E in Israele come se la passano?
Il Likud di Netanyahu ha vinto nuovamente le elezioni: la guerra porta potere. I morti, soprattutto se palestinesi, portano voti. Ma è anche vero che il voto a sinistra, in Israele, non sarebbe stato una panacea per i palestinesi (nemmeno per gli israeliani). Lo stesso “grande” Rabin (premio Nobel per la pace) fu un militare e grande sostenitore della “legittimità storica” dello stato ebraico, secondo le fantasie di un libro che si chiama “Antico Testamento”. A questa leggenda, che in Israele è “legge”, si contrappongono le parole di uno dei più eminenti archeologi israeliani, Israel Finkelstein: “Gli ebrei non sono mai stati in Egitto, non hanno errato nel deserto, non hanno conquistato la Terra Promessa. I Regni di David e di Salomone descritti dalla Bibbia come potenze regionali altro non erano che piccoli regni tribali”.
Ma, purtroppo, le parole di questo esperto non verranno mai divulgate attraverso un canale mediatico di massa. E non si capisce perché “il popolo non si svegli“. È normale che il popolosi beva qualsiasi cosa? È probabile, ma il popolo non è un somaro, come diceva Mussolini (piazza Loreto docet).
Il progressista, quindi, aggira la linea di massima tensione: il tipico atteggiamento dei ciarlatani, degli improvvisati, dei mediocri. In questi casi il fariseo ha sempre la risposta pronta “ora non si può, bisogna essere concreti”. Cercate di immaginare lo stesso atteggiamento ripetuto per 150 anni…
Tanti uomini e donne onesti/e sono coscienti che è necessario cambiare profondamente la società. Che fare? E’ necessario cambiare rotta.
Israele è uno stato imperialista, per sua natura violento ed oppressore, nato a spese degli arabi palestinesi (e non solo) grazie alla sponda offerta dalle potenze imperialistiche prima e dopo la seconda guerra mondiale. È ingiusto legittimare delle persone a vivere e prendere possesso di un determinato territorio, solo a titolo di risarcimento dei crimini subiti e condannare alla sofferenza e alla reclusione intere generazioni. Quindi che si fa? Lasciamo le cose come stanno, mi sembra giusto, “due popoli , due stati”. Si aggira l’ostacolo. Tutti lo vogliono, anche i palestinesi (non tutti).
Belle sono le immagini dove i soldati israeliani bruciano i terreni coltivati ad ulivo ed i terreni destinati al pascolo dei palestinesi. Che Stato Palestinese vogliono i palestinesi? Uno desertico o un grande campo profughi? Ma veramente i palestinesi ed alcuni israeliani vogliono che la Palestina che nascerà da qualche trattato internazionale sia quel deserto di sabbia e sangue che tutti conosciamo? E poi? Certamente la classe dirigente palestinese godrà dei profitti che arriveranno dagli investimenti esteri dei paesi occidentali, della Russia, della Cina e del Medio Oriente che renderanno la nuova Palestina, con tanto di riconoscimento dell’ONU e della legge internazionale, un paese colonizzato. Era una colonia e rimarrà una colonia. È questo che vogliono tutti quelli che sfoggiano la kefia nei paesi occidentali o tutte quelle Onlus che portano “pace e bene” tra i bambini sofferenti? Spero di no.
I comunisti devono fare i comunisti: solo la distruzione rivoluzionaria dello stato di Israele da parte dei palestinesi e degli israeliani, per una nazione unita e socialista, che butti a mare i padroni palestinesi ed israeliani, potrà garantire l’unico Stato possibile: una Palestina Rossa e Socialista.
Altro, cioè la soluzione “due popoli e due stati”, potrà solo acuire le frizioni interne, prima tra le varie fazioni palestinesi (più o meno borghesi, più o meno confessionali) ed in secondo luogo si andrà verso altre guerre contro i paesi confinanti, non dettate dall’aggressività di un governante, ma dalla natura precaria e criminogena della risoluzione invocata dalla politica imperialista dell’Occidente, della Russia, della Cina e del Medio Oriente.
I Partiti Comunisti del mondo dovrebbero tutti lavorare affinché si sviluppi una rivoluzione, e non una rivolta a-classista, in quell’angolo di Medio Oriente, tanto maledetto quanto bello ed affascinante.
Anche questi sono i compiti del PCL e del CRQI: la 4° Internazionale ha sempre lottato per la soluzione di un solo Stato Rosso E Socialista, contro le idiozie e le mitologie dei kibbutz della sinistra israeliana che puzzavano di nazi-comunismo stalinista in marcescenza.
Quindi secondo noi il popolo non ha deciso, perché ha smesso di lottare. Il “popolo” vincerà quando distruggerà il capitalismo.