Parliamone… Esegesi di Adinolfi in occasione dell’otto marcio
Da “La Croce”, quotidiano di Adinolfi (da un tweet di @AlRobecchi)
In questa giornata desidero con tutto il cuore il silenzio. Sarebbe già un balzo culturale enorme. Ma no. Tutti gli anni così.
E allora facciamo un gioco anche noi. Facciamo l’esegesi del testo, la parafrasi, come a scuola.
Che bell’inizio! “Fingete di essere donne”. Per fortuna l’autore ci spiega come essere donne, perché evidentemente non lo siamo… Non basta nascere con una vagina per essere donne ci vuole ben altro e chi può insegnarci come essere donna se non… un uomo? C’è solo UN modo per essere donna. Gli altri, ovviamente, non vanno bene. Volete sapere quale? “Pensatevi madri”: ecco qual è l’unico modo di essere donna. Non hai figli? Non vali un cazzo, hai tradito il tuo destino biologico, sei utile né più né meno come due scarpe sinistre. Donna = madre. Se usciamo dall’equazione perdiamo tutto il vero mondo destinato a noi donne “i colori, le trapunte di lana, le bambole…”.
Lo so cosa state pensando, va bene, è un testo ridicolo, preso da un giornale che si chiama “La Croce”, cosa ti aspettavi? Facciamoci due risate e basta. Passiamo oltre che i veri problemi sono altri.
Ennò. Perché tra i fiori e il cicaleccio femminile da riscoprire c’è un gran bel messaggio, che oggi come in tutti gli altri 364 giorni dell’anno viene ripetuto ossessivamente, dall’asilo fino all’università, nei posti di lavoro, in casa, in modo che resti bene impresso. “Dimenticate i ritmi che il mondo della lotta vi impone”. Traduciamo.
Andate piano, state a casa, non lottate, il mondo non è per voi, lasciate perdere, va troppo forte, ci si fa male quando si lotta, povere piccole creaturine indifese.
Non opponetevi a quello che vi stiamo togliendo ogni giorno, volete mettere, voi avete le bambole, di carne o di pezza, da accudire. Disoccupazione? Discriminazione? Femminicidi? Sfratti? Accesso alla contraccezione e, orrore, all’aborto? No, non andate là fuori. State dentro, al caldo. A fare il vostro dovere.
Perché se cominciate a uscire di casa, a non pettinare più le bambole, a non cucinare più la pasta alle quattro del mattino, poi il mondo va all’aria! Già siamo occupati a tenere sotto il tallone una gran massa di sfruttati… Se anche voi cominciate a mettere in discussione il rapporto schiavo-padrone siamo noi a trovarci dall’altra parte della posizione del missionario…
Non c’è rivoluzione se il 50% degli sfruttati non partecipa. Non c’è rivoluzione senza donne. La questione femminile e la lotta di classe vanno a braccetto. Non può esistere l’una senza l’altra, non esistono tappe, la lotta di classe non risolverà per magia l’oppressione femminile. Il femminismo senza lotta di classe è solo un’astrazione borghese.
Loro lo sanno.
E noi?