di bigote rojo
“Si tratta di un chiaro incentivo verso un percorso di privatizzazione dei beni comuni come l’acqua e dei servizi pubblici locali. Noi cittadini firmatari di questo appello siamo contrari a questo processo.” (qui) I sindaci dell’Emilia Romagna e tutta la sinistra istituzionale ed i movimenti si accodano a questo appello fondamentalmente giusto, lanciato tra gli altri da CGIL, ARCI e Acqua Bene Comune Emilia Romagna. Ma la situazione merita un piccolo approfondimento.
La scheda rossa, cioè il primo quesito del referendum del 2011, propone l’abrogazione dell’articolo 23bis del decreto Ronchi, cioè non la privatizzazione dell’acqua in sé, che è già un bene comune (perché demaniali sono gli acquedotti come da art.144 D.Lgs 152/06 – decreto Ronchi), ma vuole stabilirne la pubblicizzazione totale della gestione (quindi del servizio idrico di approvvigionamento e tutto quanto ne consegue).
Il secondo quesito sull’acqua propone l’abrogazione del comma 1 dell’art. 154 del Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152 relativamente alla parte «dell’adeguatezza della remunerazione del capitale investito» cioè il comma che limita ad un massimo del 7% il “profitto” dell’azienda che gestisce il servizio. Qui si casca nel ridicolo della sbornia, perché quel comma fu voluto dal ministro Di Pietro nel 1996, che nel 2011 si trovò ad essere un grande sostenitore della sua abrogazione: una sorta di sdoppiamento della personalità (senza contare chi nel governo Prodi lo votò … ma ormai chi se lo ricorda ….). E poi Di Pietro fa parte della preistoria della seconda Repubblica. Ormai è il passato ed è rimasto sepolto dalle sue stesse macerie.
Ma veniamo a Nichi … l’astro “nascente”, altro grande sostenitore del SÌ. Il mitico Nichi Vendola dalle roboanti “supercazzole narrazioni” pre referendum è passato alle più “concrete” e sincere parole del bertinottiano/burattinaio di ferro, distruttore del movimento operaio italiano che il 27 giugno (lo stesso mese del referendum) dichiarò:
“È indispensabile fare i conti con la realtà per non precipitare nei burroni della demagogia: sull’Acquedotto Pugliese abbiamo deciso di intraprendere la strada dell’ efficientamento e su quella proseguiremo. Per questo non abbasseremo le tariffe”..Quindi non è solo un problema di acqua pubblica o diritti: l’importante è non farsi prendere per il naso sempre dagli stessi leader e dagli stessi partiti, che spesse volte non cambiano nome e nemmeno connotati…