Dei “coglioni” e delle pene
di Falaghiste
Ci sono momenti in cui verrebbe voglia di ritirarsi in un assoluto e impenetrabile eremitaggio. Laico naturalmente, ma comunque tanto lontano dai fatti del mondo da non preoccuparsene minimamente.
Un mondo dove le vicende marginali vengono trattate con toni apocalittici come se fossero determinanti per i destini dell’umanità; e ciò è indicativo della mentalità, forcaiola e pusillanime, in cui sguazza la pubblica opinione: terra di mezzo e teatro di battaglie all’ultimo sangue per la conquista del consenso.
Le questioni oggettivamente importanti, invece, come le contro-riforme sul lavoro o le guerre che insanguinano i paesi a sud del Mediterraneo, non sembrano meritare un’attenzione altrettanto precisa e doviziosa di particolari come necessariamente meriterebbero.
Anzi, su queste, il profilo è generalmente basso e altrettanto vago, con un corredo lessicale ideologico (spesso contraddittorio) e orripilante nelle immagini (nel caso degli estremisti islamici).
Così, pur ricevendo una ridondante quantità di informazioni, proclami e opinioni pre-confezionate, non troviamo uno straccio di filo logico che ci aiuti a capire, se non proprio esattamente come stanno le cose, (cosa comunque assai ardua) almeno ad azzardare una relazione fra cause ed effetti. Le cause generali e gli effetti, anche particolari, sul nostro futuro, che ci permetterebbero di scegliere da quale parte stare.
Sugli hooligans del Feyenoord, al contrario, ci sono stati pochi dubbi, nessuna titubanza e nessuna imprecisione, se non quella dei tredici poliziotti feriti e solo cinque tifosi contusi (poco credibile), insomma alla fine li hanno pestati per bene.
E qui i mezzi d’informazione hanno raggiunto il massimo nella dovizia dei titoli iperbolici: il sacco di Roma, Roma messa a ferro e fuoco, il degrado di Roma, ecc.
E poi, tutti ad invocare il pugno di ferro, la galera, e a criticare l’unica decisione di buon senso e cioè quella di vietare ai professionisti del manganello le cariche e il lancio dei lacrimogeni.
Cariche e lacrimogeni, che in genere, non vengono risparmiati agli operai in sciopero o che lottano per i propri diritti. Ovvio che il centro di Roma è altra cosa rispetto a un’anonima area industriale periferica; ma questo ovviamente è un altro discorso.
Comunque, sulle parole non bisognerebbe mai scherzare né abusarne, perché ognuna presuppone un significato preciso e se si usano in questo modo si finisce per dare a intendere che gli hooligans olandesi sono come quelli dell’ISIS e meritano la stessa pena. E qui ci sarebbe da disquisire quanto si stia allontanando da noi l’Illuminismo, non tanto in termini di tempo, ma di cultura dominante: povero Beccaria!
In quanto al degrado, basterebbe girare per qualche borgata romana o di qualsiasi altra città italica per comprendere cosa sia veramente; ma qui nessuno evocherebbe -urbi et orbi- la galera per nessuno.
E in quanto al ”sacco di Roma” viene da chiedersi se qualcuno sappia veramente cosa sia stato.
Certo che non è bello vedere la fontana della “Barcaccia” trattata in quel modo, ma scommetto che la maggior parte degli scandalizzati e incazzati italioti, fino a qualche giorno fa, non sapeva nemmeno che esistesse.
In quanto ai baldi olandesoni lungi da me considerarli criminali, ma piuttosto dei grossi coglioni che per sfogare la loro esondante ed, evidentemente, frustrata vitalità farebbero meglio a volgere lo sguardo più in alto dei loro grossi alluci.
Invito che fiduciosamente estendo alla maggior parte del genere umano.