Risposta alla lettera di Marino Lega (ex sindaco PCI di Forlimpopoli) apparsa su luovo.it
“Cara Cgil,
dopo una vita insieme, forse, non ti amo più. Certo dopo quarant’anni di convivenza resta molto affetto, ma non abbastanza da perdonarti tutto.
Il fatto è che siamo invecchiati in modo troppo diverso: io un po’ rimbambito e mi va bene quasi tutto, tu inacidita e non ti va bene niente.
Fra l’altro se è normale che gli esseri umani invecchino le organizzazioni dovrebbero essere capaci di rinnovarsi. Tu invece sei rimasta al secolo scorso, non sai superare la lotta di classe, e dovrebbe pur dirti qualcosa il come è andata a finire, già da qualche annetto, nei paesi del socialismo reale. Sei rimasta alla classe operaia, per principio, contro il padronato e a quest’ultimo hai associato il ministro Poletti e tutto il governo Renzi. Non ti sfiora l’idea che, per esempio, il mondo delle coop sia qualcosa di diverso da quello dei raccoglitori di cotone. Hai mai sentito dire che in Germania i sindacati sono entrati nei consigli di amministrazione di molte aziende? Sabato 25 non sono venuto con te a Roma, ma non essere gelosa, non sono uscito con Leopolda, anche se devo ammettere che lei mi appare più giovanile e aperta alla speranza di un futuro e tu più arcigna, rancorosa e nostalgica. Anch’io certo ripenso al passato, al nostro passato. Ricordo che mi sei piaciuta quando eravamo entrambi molto giovani: io stavo entrando nel mondo della scuola e tu mi venivi incontro come Cgil Scuola. Ci incontravamo nel centro unitario dei sindacati scuola e tu mi aiutavi nelle incombenze burocratiche ma anche ad acquisire una visione più ampia della scuola e della società. Poi quando Gilda mi ha corteggiato dicendomi che, come insegnante, meritavo un contratto e un sindacato diverso da quello dei bidelli, ti sono rimasto fedele e mi sono ancor più convinto del valore dell’unità sindacale. Ora quell’unità a me piace ancora, a te no: Cisl e Uil usano toni ben diversi e sulle scelte del governo dicono dei sì e dei no. Tu invece usi la drammaticità della situazione economica e occupazionale per inseguire la sinistra-che-non-c’è. Per te Renzi è peggio di Berlusconi e quel che fa il Governo è sbagliato a prescindere. Ti appassioni a difendere l’articolino 18 (18 come la percentuale di lavoratori interessati? ), vivi nel rimpianto di quando si andava in pensione con 15 (quindici) anni, sei mesi e un giorno di servizio e non ti sfiora il pensiero che quei 15 (quindici) siano una delle cause dei 67 di oggi. Se un lavoratore può scegliere di incassare prima il suo Tfr è sbagliato perché l’ha deciso il governo Renzi ma forse sarebbe stata una conquista se ottenuta da te in una trattativa. Cara Cgil, sei una vecchia, cara compagna brontolona. Ma se fai lo sciopero generale, contro la sinistra-che-c’è al governo, è la volta che ti lascio”.
Caro signor Lega,
non siamo la CGIL, siamo i lavoratori, ma vorremmo risponderle lo stesso. Perché vede, dentro il sindacato, al netto delle burocrazie a volte conniventi o un po’ troppo concertative, ci stiamo noi, i lavoratori.
Ci chiede di “rinnovarci”, di abbandonare la lotta di classe. Ma lei era veramente nel PCI? O nel PCI (e nella CGIL) c’è rimasto perché c’era da occupare qualche poltrona, e adesso salta prontamente sul carro del vincitore bonapartista Renzi? No, non si offenda. È che proprio non capiamo. Noi, adesso più che mai, della lotta di classe ne abbiamo bisogno… soprattutto per difenderci da chi come lei finge di stare dalla nostra parte. Cosa significherebbe “rinnovarsi”? Accettare passivamente licenziamenti, delocalizzazioni, sfruttamento, erosione dei diritti? Questa crisi ha reso le classi sociali più elevate (sissignori, li chiamiamo ancora padroni noi) sempre più ricchi e gli strati inferiori della popolazione (operai, disoccupati, pensionati) sempre più poveri. La forbice dei redditi non è mai stata così ampia. È questo il rinnovamento che le piace? Come fa a mettere sullo stesso piano sfruttati e sfruttatori? Stiamo pagando una macelleria sociale senza precedenti nella storia recente e, non paghi, dobbiamo anche sorbirci chi come lei che ci chiede di stare zitti, di non invocare scontri sociali, di chinare la testa davanti al nuovo che avanza.
È un nuovo che odora di molto vecchio… Gli attacchi ai sindacati che fanno i sindacati sanno tanto di olio di ricino…
Lei dice che siamo noi i vecchi, che il socialismo reale ha fallito. Verissimo, a noi non interessa nulla di quell’aborto socialista generato da oligarchie e apparati burocratici di stampo stalinista (appoggiati anche dal suo ex partito). A noi interessano le nostre condizioni di lavoro, i nostri diritti, arrivare alla fine del mese e possibilmente il futuro dei nostri figli. E conservare un po’ di dignità.
Le coop sono diverse dalle piantagioni di cotone? Ma chi l’ha detto, il fratello del signor Errani? Lo sfruttamento, quando viene da qualcuno che si considera vicino, deve essere tollerato meglio? Siamo francamente perplessi davanti ai sindacati tedeschi che entrano nei consigli di amministrazione delle fabbriche. Qualcuno ci dovrà spiegare come fanno a conciliare questo ruolo con quello della tutela dei lavoratori… Oppure è proprio questo il sindacato che piace alla nuova classe dirigente “giovane” del paese? Un sindacato che tenga buoni i lavoratori quando c’è da accettare ogni sorta di peggioramento della loro condizione, facendo allo stesso tempo da spalla alla dirigenza padronale… Un sindacato schizofrenico, l’utile idiota della situazione, nelle mani di chi il coltello, il ricatto del lavoro, lo tiene già dalla parte del manico.
La lotta di classe è ancora attuale signor Lega, la stanno conducendo tutti i giorni gli industriali, i banchieri, le burocrazie politico-sindacali (non si spaventi, usiamo ancora il termine capitalisti) contro il mondo del lavoro, erodendo diritti fondamentali, come l’articolo 18, facendoci contemporaneamente credere che è per il nostro bene, che la possibilità di licenziare senza giusta causa ci porterà nuovi posti di lavoro (un milione?). Lo vada a dire alle donne lavoratrici che verranno licenziate perché madri, o a quegli RSU che si espongono nelle lotte (sa cos’è un RSU, è mai stato dentro a una fabbrica?), o a tutti quelli che verranno licenziati perché immigrati, disabili,o semplicemente perché così gira al padrone … Come se la signora Fornero non avesse già dato ampia libertà di trattare i lavoratori come un qualsiasi altro fattore produttivo. E la riforma dell’articolo 4, le telecamere sul posto di lavoro? Come aiuta l’occupazione? La vorremmo vedere noi a lavorare in catena di montaggio con il grande fratello dietro al culo, ci perdoni l’espressione, a contare quanti pezzi fa, quanti minuti sta in bagno…
Renzi può scegliere: scelga liberamente di bastonare gli operai (tra l’altro non solo metaforicamente parlando), ma non ci venga a dire di essere di sinistra. E non si offenda se non prendiamo su le legnate in silenzio.
La sinistra non c’è. Lei sicuramente non è mai stato comunista, se no avrebbe un po’ di pudore nel difendere politiche che sono vergognose, indipendentemente da chi le attua.
Quindi noi, se permette, continueremo a invocare lo sciopero generale, continueremo a occupare le fabbriche come stiamo facendo alla Titan di Bologna, alla AST di Terni, continueremo a prendere le manganellate, a fare presidi e manifestazioni. Se il prezzo da pagare è perdere soggetti come lei ce ne faremo una ragione.
Perché l’unico modo di conservare il nostro posto di lavoro è lottare uniti.
In fede,
I lavoratori
Partito Comunista dei Lavoratori Sez.Romagna Domenico Maltoni – Cellula operaia
PS. In pensione con 15 anni di contributi ci sono andati solo i fortunati clienti della democrazia cristiana spa. Tanti altri di noi, a volte anche in mansioni usuranti, in pensione ci sono andati dopo 35 e più anni…