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Forza contro forza

Matteo Renzi ha dichiarato guerra ai lavoratori. Il movimento operaio deve raccogliere e rilanciare la sfida con uguale durezza. Non sono possibili pareggi. O si vince o si perde. E la posta in gioco è molto alta.
Il Capo del governo si presenta come difensore dei giovani e bandiera del “nuovo” contro il “vecchio”. Mente nel modo più spudorato. Non c’è nulla di più “vecchio” che voler distruggere l’articolo 18 sulla scia di Berlusconi ( e con il plauso di Berlusconi). Non c’è aggressione più squallida ai giovani che sommare il loro libero licenziamento illegittimo con la liberalizzazione dei “contratti a termine” senza causale. Altro che “superamento del precariato”! E’ precariato per tutti, a partire proprio dai giovani. E’ la morte sociale della giovane generazione.
Il Capo del governo recita la parte dell’oppositore ai “poteri forti” che tramerebbero contro di lui. Strano. Visto che Fiat e Confindustria plaudono entusiasti al suo attacco frontale al lavoro. E che il fior fiore di vecchi e nuovi ricchi frequenta i salotti mondani dei suoi amici. La verità è che Renzi vuole presentarsi come “amico del popolo” solo per ottenere il suo consenso drogato. E vuole il suo consenso sia per soddisfare al meglio gli interessi dei capitalisti “contro il popolo”, sia per coltivare le proprie ambizioni di nuovo Bonaparte “nel nome del popolo”. Già oggi il più forte dei “poteri forti” è esattamente il suo. I capitalisti si affidano al suo populismo in attesa dell’incasso.
Questo progetto reazionario va fermato.
Renzi conta per vincere sull’opportunismo o il discredito dei gruppi dirigenti della sinistra, vecchi e nuovi. Sulla figura patetica di un D’Alema che ha governato per anni a nome dei padroni contro il lavoro salvo oggi mimare la difesa del lavoro contro “i padroni”. Sulla politica di un Vendola che fino a ieri ha salutato Renzi come “speranza della sinistra” e che oggi spera nella propria riabilitazione presso la corte del centrosinistra. Sulla politica di un vertice CGIL che ha negoziato o subito per decenni l’arretramento di conquiste e diritti, e che oggi non va oltre la soglia di “proteste” simboliche nella speranza di “dialogare” con un governo anti sindacale. Sulla linea di un vertice FIOM, che difende brillantemente in TV le ragioni del lavoro, salvo candidarsi a interlocutore privilegiato di Renzi, massimo nemico del lavoro e del sindacato.
Per sconfiggere e piegare il renzismo occorre sgombrare il campo dalla somma degli opportunismi. Ogni spirito di resa va rimosso. Ogni ammiccamento furbesco verso Renzi va archiviato. Occorre una vera lotta di massa, che opponga la forza alla forza. Occorre il più vasto fronte di lotta di milioni di lavoratori e lavoratrici in aperta contrapposizione al fronte unico dei padroni e del governo. Si convochino assemblee in tutti i posti di lavoro e di studio. Si organizzi un’assemblea nazionale di delegati eletti per definire una piattaforma unificante di mobilitazione prolungata. Si promuova uno sciopero generale vero, capace di aggregare attorno alla classe operaia tutti gli sfruttati.
L’articolo 18 va difeso ed esteso a tutti i lavoratori.
Vanno cancellate tutte le leggi di precarizzazione del lavoro degli ultimi 20 anni, a partire dal Decreto Poletti.
Il lavoro che c’è va distribuito fra tutti, con una riduzione generale dell’orario a parità di paga.
Va cancellata l’infame legge Fornero sulle pensioni.
Va istituito un salario dignitoso per i disoccupati che cercano lavoro e per i giovani in cerca di prima occupazione, col taglio dei trasferimenti pubblici a industriali e banchieri.
Va varato un grande piano di nuovo lavoro in opere di pubblica utilità, finanziato dalla tassazione progressiva delle grandi ricchezze.

Una vera mobilitazione di massa su queste prime rivendicazioni elementari potrebbe unificare lavoratori, precari, disoccupati. Potrebbe disarmare il populismo ipocrita di Renzi. Potrebbe smascherare il populismo reazionario concorrenziale di Grillo, che per prendere voti difende oggi a parole l’articolo 18… mentre chiede il licenziamento degli operai delle fabbriche in crisi nel nome della “fine del lavoro”( e in cambio di 600 euro di cittadinanza).
Solo un’esplosione sociale può fare piazza pulita di tutti i ciarlatani, sbarrare la strada a Renzi, rovesciare i rapporti di forza, preparare l’unica vera soluzione alternativa: quella di un governo dei lavoratori, basato sulla loro organizzazione e la loro forza.
Il PCL, l’unica sinistra che non ha mai tradito i lavoratori, porta e porterà in ogni lotta la coscienza di questa verità.

PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

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