Riflessioni di un compagno rivoluzionario in Fiom-CGIL
Di Bukaneros
Abbiamo assistito a un inutile e sofferto congresso, inutile perché ha visto la “triste” riconferma in toto di tutta la passivissima classe dirigente cigiellina anche e purtroppo con il contributo dei massimi dirigenti FIOM (con il nostro segretario generale Landini in primis!). A Forlì, ad esempio, è stata una scelta infelice e alquanto discutibile quella del segretario uscente Bulgarelli di rinnovare a pochi giorni dalla sua uscita dalla FIOM e ad ogni costo una segreteria che sapeva non sarebbe stata la sua, sminuendo le capacità del neo segretario Cotugno e togliendogli la più che legittima possibilità di scegliere liberamente e in modo trasparente i suoi più diretti collaboratori e la segreteria che dovrà aiutarlo nel migliore dei modi nel proprio lavoro organizzativo.
Sappiamo tutti di come il nostro segretario Landini ami dialogare e concertare con la politica (vedi articolo 18 e poi?) e il politicante premier di turno (se questi è del Pd, in particolare) per prepararsi la strada per una carriera poltronaia, sappiamo altresì che da questo tipo di concertazione non sia mai arrivato nulla per i lavoratori, anzi: il precariato dilaga, la disoccupazione aumenta, le fabbriche continuano a chiudere, con tanti lavoratori licenziati, la cassa integrazione ha raggiunto livelli assoluti, tutti i contratti (frutto di ricatti aziendali) sono al ribasso. Si continuano a cedere i nostri diritti, i nostri soldi e soprattutto la nostra fatica ai padroni, intanto il sindacato e la classe dirigente Cgil, e da tempo ormai anche la Fiom, continuano a chiacchierare e noi di conseguenza a subire!
L’ultima chicca del nostro segretario nazionale (l’incontro a tu per tu con il premier-bonapartista Renzi) mette in evidenza i limiti del gruppo dirigente della Fiom e contemporaneamente le sue difficoltà ad agire nella presente situazione. Più che un dirigente sindacale, consapevole della violenza dell’attacco della borghesia, ne esce la figura di un politicante che manda messaggi politici a molti soggetti, ma non indica un percorso di azione ai lavoratori dipendenti, perché anche lui non vuole un conflitto di classe.
Landini auspica infatti (sue parole) che il governo abbia la capacità di comprendere la gravità della situazione e di conseguenza prendere misure di contrasto alla crisi…
Ma davvero crediamo che questo governo, in piena sintonia con la Troika, amante delle privatizzazioni totali, del NON riconoscimento del sindacato e promoter dell’attacco finale allo statuto dei lavoratori e dell’art.18 (come i governi passati di centrodestra e di centrosinistra), possa fare qualcosa di qualsiasi utilità sociale!?
Da anni, troppi anni, subiamo, come lavoratori, sconfitte a raffica! Continuando così, la caduta sarà sempre più irrefrenabile e lascerà noi e i nostri figli, quindi l’intera classe lavoratrice, senza un briciolo di futuro, con la mortificazione lavorativa a vita!
Renzi non può essere un interlocutore semplicemente perché Renzi è il nostro primo nemico, è la destra mascherata da pseudo-sinistra con il compito di distruggere la contrattazione collettiva e l’organizzazione sindacale dei lavoratori, per aumentare i profitti dei padroni. Solo uno che non ha ancora capito come stanno le cose, o fa finta di non capirlo, dialoga con questi personaggi: dialogando con lui facciamo solo il loro gioco, dando loro addirittura una copertura a sinistra perdendo di conseguenza credibilità davanti ai lavoratori e determinando un’ulteriore sconfitta per la classe operaia.
Spiacente di scoraggiare quanti conservano una fede acritica nell’attuale linea della CGIL, della Fiom nel suo segretario e nel suo gruppo dirigente, ma faccio notare che le cose hanno una logica implacabile: o si combatte il capitalismo (con difficoltà enormi, sommersi da arretramenti, disgregazioni e sconfitte), e si combatte il governo che lo rappresenta, oppure si ricerca per l’ennesima volta un’alleanza impossibile con il nemico che inesorabilmente ha sempre portato a una disfatta del mondo del lavoro.
Non avrei mai immaginato che ci fosse stato bisogno di screditare e sbugiardare Renzi anche in casa Fiom. Le sconfitte fanno arretrare tutti. Purtroppo è arretrata anche la Fiom che pure in un recente passato ha lottato con onore e ha provato a impedire la sconfitta dei lavoratori. Il suo arretramento è ancora più pericoloso per il movimento operaio.
Quello che fa male ancor di più è che i dirigenti sindacali sembrano non accorgersene, oppure tacciono per interessi personali. Forse sarebbe meglio soffermarsi un attimo a pensare a quello che possiamo fare noi per cambiare realmente le cose senza delegare questo o quel funzionario e dirigente. Se non impariamo noi stessi a metterci in discussione non ci potrà essere una nostra crescita reale, i lavoratori si fidano dei delegati nelle fabbriche ed è con loro che dovremmo rapportarci maggiormente, solo con loro, allora forse le cose andrebbero meglio e i padroni e i governi ci temerebbero sicuramente di più invece di continuare imperterriti a ricattarci e a umiliarci.
Il sindacato non nasce per fare solo solidarietà e assistenza, per fare contratti a tutti i costi o per giustificare accordi al ribasso (come per Electrolux, Croci, Dometic, Alpi e tante altre realtà). Un vero sindacato sopravvive se è capace di guidare, di difendere e di tutelare i lavoratori, vive se è capace di rappresentare realmente la classe lavoratrice, vive se riesce a lottare anche fino alla sconfitta contro tutto e contro tutti… con coerenza!
Basterebbe un piccola vera vittoria per ridare stimoli e combattività ai lavoratori che da anni subiscono rassegnati senza che il sindacato riesca a cambiare, anzi peggiorando di volta in volta strategie e politiche. Molti vedono questo passivismo come complicità politica e come tale va criticato e combattuto in ogni sede!
Credo che la strada che da tempo stiamo percorrendo sia la strada sbagliata e i fatti lo stanno dimostrando ampiamente, il congresso appena concluso poteva essere un punto di partenza importante per una svolta decisiva dopo tanto sbraitare di voler cambiare tutto per poi, alla fine non cambiare nulla.
Da lavoratore penso che fermarsi a riflettere su questo sia il minimo “sindacale” per chiunque si ritenga un “sindacalista” che sta dalla parte dei lavoratori e che abbia nel suo DNA la lotta di classe.