Imperialismo e sinistre “pacifiste” di fronte allo stato islamico. La concorrenza delle ipocrisie. L’alternativa dei rivoluzionari.
L’avanzata del fondamentalismo reazionario dell’Isis in Irak e Siria alimenta in Occidente la fiera dell’ipocrisia. Non solo nelle fila dell’Imperialismo “democratico”, ma anche a sinistra.
L’IPOCRISIA DEGLI IMPERIALISMI “DEMOCRATICI”
Di fronte alla minaccia del Califfato, USA Gran Bretagna e Francia, professano un improvviso fervore “democratico”. Commovente.
Sono gli stessi protagonisti ed eredi dell’interventismo coloniale in Medio Oriente. Quelli che un secolo fa disegnarono i suoi confini con penna e compasso in una pura logica di spartizione senza alcuno scrupolo per i diritti nazionali dei popoli . Quelli che hanno protetto e sostenuto il colonialismo sionista e il suo terrore anti palestinese. Quelli che hanno negato e calpestato ogni diritto di autodeterminazione del popolo kurdo. Quelli che hanno sorretto e sorreggono le peggiori dinastie reazionarie della regione, a partire dalla monarchia saudita. Quelli che prima hanno difeso e protetto il regime reazionario di Saddam quando gasava i “propri” kurdi, per il solo fatto che si contrapponeva alla “destabilizzazione” khomeinista; poi l’hanno attaccato quando sfuggì al proprio controllo ( invasione del Kuwait), promuovendo un embargo totale criminale contro il popolo irakeno -targato ONU -che ha fatto in dieci anni 500.000 morti, in prevalenza bambini, donne e anziani; infine l’hanno rovesciato con una seconda guerra criminale di occupazione, corredata da innumerevoli brutalità ( Falluia, Abu Graib…) puntando ad installare un proprio regime fantoccio: con un’operazione talmente maldestra, persino dal punto di vista imperialista ( scioglimento della vecchia struttura statale, umiliazione dei sunniti..) da innescare uno stato di crisi politica permanente e incontrollata dell’Irak, segnata da una spaventosa guerra settaria interreligiosa. La stessa che oggi ha spianato la strada allo sfondamento dell’Isis, alimentato non a caso dall’innesto di forze e tribù sunnite e di forze politico militari “saddamiste”.
Del resto la credibilità “democratica” degli imperialismi- incluso l’imperialismo italiano- è misurata dal loro nuovo alleato arabo in Nord Africa: il regime militare egiziano di Al Sisi. Che condanna a morte o a pene senza fine centinaia di migliaia di oppositori, ma col quale fanno passerella tutti i governanti “democratici”, a partire naturalmente dal pavone Renzi. I quali pensano oltretutto di affidare a questa dittatura militare ricostruzione e gestione dei campi lager per i profughi in Nord Africa, già a suo tempo appaltati a Gheddafi, con allegati stupri e torture.
Sarebbero questi i difensori occidentali dalla “democrazia” in Medio Oriente? In realtà ogni nuovo intervento militare imperialista in terra araba – sia esso in Irak, in Siria, in Libia- è e sarebbe solo l’ennesimo capitolo di una secolare storia coloniale. La responsabile dell’attuale catastrofe.
LA SINISTRA “PACIFISTA”, FRA IPOCRISIA , INGENUITA’…. E ONU
Ma l’ipocrisia dei governi imperialisti si combina con l’ipocrisia delle sinistre di “opposizione”, come dimostra lo scenario italiano.
“ Niente armi ai kurdi” gridano in coro i dirigenti di SEL. “Non alimentiamo il mercato delle armi.., … promuoviamo la cultura della pace non della guerra… non deleghiamo ai kurdi la soluzione della crisi irakena perchè favoriremmo la disgregazione del Medio Oriente.., intervenga l’Onu anche con una forza armata di interposizione per promuovere una conferenza di pace”.. Eccetera. “Pace” è la bandiera comune.
Singolare. Intanto è singolare che a sbandierare la pace siano gruppi dirigenti della sinistra che quando avevano ministeri e sottosegretari votavano religiosamente missioni di guerra, aumento delle spese militari, finanziamento delle missioni del proprio imperialismo. Ma singolari sono innanzitutto le loro posizioni di merito. In tutte le loro varianti.
Affidamento all’”intervento dell’Onu”?
Ma l’Onu è la copertura diplomatica dell’imperialismo. Il suo intervento sarebbe possibile solo nel caso dell’accordo fra i vari briganti che compongono il suo Consiglio di Sicurezza, come del resto è avvenuto più volte nelle guerre imperialiste degli ultimi 20 anni. Ma proprio per questo sarebbe l’ ennesimo intervento mascherato del colonialismo, fosse pure in vesti “umanitarie”. Altro che “pace”. Un pacifismo ostile alla “armi ai Kurdi” che però rivendica un intervento “anche armato” dell’Onu, rivela non solo spericolate contraddizioni ideologiche, ma la propria subordinazione alla peggiore finzione diplomatica dell’imperialismo e del suo militarismo: quella della “neutralità” delle Nazioni Unite.
“Offriamo aiuti alimentari, non armi”.
Sentimento nobile, spesso autentico. Ma perchè cibo, acqua ed armi sarebbero in contraddizione tra loro ? Centinaia di migliaia di kurdi e di profughi hanno la possibilità di bere e alimentarsi se intanto sopravvivono . E sopravvivono se possono difendersi con le armi dall’aggressione militare genocida del Califfato. Il fatto che gli imperialisti utilizzino questa evidenza per coprire le proprie mire e giustificare un possibile ( inaccettabile) intervento militare diretto, non cancella la sua verità. Semmai dimostra il cinismo imperialista. Viceversa contrapporre il “diritto al cibo” al “diritto alle armi” significa non solo negare l’evidenza, ma dare perciò stesso spazio e credibilità proprio alle manovre imperialiste e alla loro cinica propaganda.
“Non possiamo delegare ai kurdi la soluzione, perchè favoriremmo la disgregazione generale del Medio Oriente”.
Ma il Medio Oriente come lo conosciamo non è quello disegnato dalle vecchie potenze coloniali contro i popoli del Medio Oriente? Certo , la realizzazione del diritto di autodeterminazione kurda, con l’unificazione di un Kurdistan indipendente, è incompatibile con la geografia di questo Medio Oriente. Ma non è una ragione in più per mettere in discussione quella geografia imperialista ? O dovremmo farci paladini dell’ ordine medio orientale imperialista nel momento stesso in cui sta crollando ? Difendere il tracciato, riga e compasso, delle vecchie potenze coloniali non rientra in ogni caso fra i compiti dei comunisti. E’ semmai un’eredità ideologica della tradizione stalinista del dopoguerra. Quella che ha disarmato il movimento operaio arabo e del Medio Oriente.
In realtà la sommatoria di pacifismi ideologici e conservatorismi riformisti misura la subalternità delle sinistre all’ordine capitalista internazionale, nel momento stesso della sua massima crisi di governabilità. Ciò che contribuisce a lasciare campo libero ai peggiori movimenti reazionari, anche fra larghe masse di sfruttati e diseredati. In terra araba come in Europa.
ARMI AI KURDI, CONTRO L’IMPERIALISMO E LA SUA “GEOGRAFIA” DEL MEDIO ORIENTE
L’intera drammatica “crisi irakena” va affrontata, all’opposto, da un’angolazione antimperialista e rivoluzionaria.
Si, “armi ai Kurdi”, contro ogni vaniloquio ideologico “pacifista”. Ma senza alcuna subordinazione ai progetti dell’imperialismo, ed anzi in aperta contrapposizione ai suoi disegni.
“Armi ai Kurdi”, non al governo irakeno e alla Stato Irakeno come preferirebbero gli imperialisti. “Armi a tutte le forze kurde”, senza alcuna discriminazione del PKK e del Partito Democratico del Ryova siriano, come vorrebbero rispettivamente il regime bonapatista di Ergodan e il regime totalitario di Assad. Perchè i Kurdi hanno bisogno drammatico e incondizionato di difendersi armi in pugno. Perchè oggi sono sul campo la principale barriera resistente all’avanzata del Califfato sia in Irak che in Siria. Perchè un obiettivo rafforzamento del movimento nazionale kurdo ha una valenza storica progressiva . Perchè lo sviluppo di un movimento di liberazione nazionale di 30 milioni di Kurdi, oggi dispersi ed oppressi in Turchia, Siria, Irak, Iran, rappresenterebbe un enorme incoraggiamento alla lotta di liberazione di tutte le nazionalità oppresse, non solo in medio oriente. E quindi un formidabile grimaldello antimperialista.
Ma “gli imperialisti oggi aiutano i Kurdi” obietta qualcuno.
No. Una verità incompleta è una falsità, come diceva Spinoza. Gli imperialisti “aiutano” i kurdi solo nella misura in cui si subordinano agli interessi dell’imperialismo. Vogliono usarli oggi come strumento di contenimento dell’Isis, a fronte del totale fallimento delle proprie politiche. Ma al tempo stesso si oppongono ai loro diritti di autodeterminazione, al punto da centellinare e condizionare ad ogni passo gli stessi modesti aiuti militari ( come lamentano gli stessi kurdi). E’ una ragione per opporsi alle “armi ai kurdi”? No, è una ragione per opporsi ai disegni imperialisti . E’ una ragione per rivendicare che la resistenza armata dei kurdi all’Isis si trasformi in una lotta generale del popolo kurdo, al di là dei confini, per un Kurdistan unito e indipendente. Ciò che è possibile solo in contrapposizione all’imperialismo, a tutte le borghesie nazionali della regione, allo stesso governo borghese kurdo di Barzani in nord Irak ( unicamente interessato alle proprie rendite petrolifere e al negoziato col governo centrale irakeno); e in alternativa alla leaderschip e alla politica del PKK (chiusa in una logica nazionale di negoziato con lo Stato turco). Difendere coerentemente la causa kurda non significa sposare le direzioni politiche kurde. Al contrario: significa entrare in collisione con tutta la loro politica da un versante classista e internazionalista.
LA FEDERAZIONE SOCIALISTA DEL MEDIO ORIENTE QUALE UNICA PROSPETTIVA STORICA PROGRESSIVA
La lotta contro il Califfato ed ogni forma di panislamismo reazionario, il sostegno pieno alla resistenza kurda e al diritto di autodeterminazione kurda , la denuncia e sconfitta delle mire imperialiste , l’appoggio coerente ai diritti nazionali del popolo palestinese contro lo stato sionista d’Israele e per la sua distruzione, ripropongono nel loro insieme e da ogni lato, la centralità di una prospettiva socialista in Medio Oriente. La sola che può liberare la terra araba e l’intera regione dalla prigione del colonialismo, dalle sue mostruose eredità ( sionismo) , dagli effetti tragici dei suoi stessi fallimenti ( fascismo islamico) . Non saranno gli imperialisti “democratici” né le borghesie arabe e medio orientali a garantire i diritti dei popoli oppressi della regione. Solo la classe operaia araba e medio orientale, ponendosi alla testa di tutti gli sfruttati e di tutti i popoli oppressi, può costruire un nuovo Medio Oriente: contro l’imperialismo, contro le borghesie nazionali e i loro regimi ( vecchi o nuovi, confessionali o laici). La prospettiva dell’unità araba, laica e socialista, e di una federazione socialista dell’intero medio oriente è l’unica alternativa storica progressiva al disfacimento in corso della vecchia geografia della regione. La parabola delle rivoluzioni arabe e l’attuale precipitazione islamico reazionaria sono la riprova di questa verità.
L’alternativa fra rivoluzione e reazione segna più che mai- in forme e a livelli diversi- l’intero quadrante internazionale. La costruzione contro corrente di una sinistra rivoluzionaria all’altezza di questa sfida d’epoca è all’ordine del giorno. La lotta per la rifondazione della Quarta internazionale, marxista e rivoluzionaria, non è un omaggio “ideologico” al passato, ma una drammatica necessità del presente , e un investimento decisivo nel futuro.