Da: Marxismo Rivoluzionario n.10 – Marco Ferrando
La scalata di Renzi ai vertici del partito e poi del governo non si è svolta nel solo teatro politico. Si è avvalsa in modo determinante di sponde sociali . Non solo di una domanda frustrata di governabilità borghese da parte del grande capitale, sospinta dalla crisi capitalista. Ma dell’appoggio politico e finanziario di settori particolari del capitalismo italiano. Settori del design e dell’alta moda con cui già il Sindaco di Firenze aveva coltivato relazioni privilegiate. Gruppi d’imprese (anche piccole e medie) prevalentemente legate all’esportazione- in particolare nell’industria alimentare il cui sviluppo è proseguito in controtendenza negli anni di crisi (Farinetti). Ambienti legati alla speculazione finanziaria internazionale ( Serra) e in particolare alla finanza anglosassone. Infine ambienti impegnati da tempo in uno scontro interno al capitalismo italiano contro “i patti di sindacato tra le vecchie famiglie” (Diego Della Valle). Un mondo variegato, portatore d’interessi eterogenei ma accomunato da un obiettivo comune: contrastare la propria emarginazione ed entrare nella rappresentanza politica. Renzi si è offerto come canale d’espressione di questo mondo. E questo mondo ha trovato nel “giovane” Renzi la bandiera del proprio riscatto, contro “i vecchi boiardi”. Peraltro ogni scalata politica borghese si fa largo nelle contraddizioni interne al blocco dominante. Il craxismo degli anni 80 sviluppò la propria ascesa ponendosi al servizio di ambienti capitalistici emergenti di “nuova generazione” che si sentivano esclusi dal vecchio regime democristiano, e cercavano nuovi referenti politici dentro la crisi della prima Repubblica ( i Berlusconi…). Il Renzismo si è fatto largo entrando nelle maglie della riorganizzazione degli assetti capitalistici, sullo sfondo della decadenza della Seconda Repubblica. Entrambi, Craxi e Renzi, dei parvenu della borghesia. Entrambi candidati, per ambizione propria, alla soluzione della sua crisi politica. Entrambi segnati da una vocazione bonapartista, come arma di soluzione di quella crisi.
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