…la mannara era in mano al popolo e il re stava sotto!
“Non un fiato mentre la mano di Sanson smolla la fune e… Tump. Un bel suono secco, da far rinculare la testa nelle spalle, come si fosse tartarughi. E’ stato un attimo, poi un boato e un zullo di cappelli in aria, e soquanti l’han perso nella calca, ma chissene, quello era il giorno! Un miliziano della guardia nazionale ha tirato su la zucca di Luigi e ce l’ha fatta vedere che spioveva.
Qualcheduno delle prime file si è slerciato, e capace che si è tenuto le petacche e le terrà finchè campa, ci va in giro come fossero medaglie. Sanson ha gettato nella calca il regale paltò e subito l’han fatto a stracci, sbrandellato, chè tutti si voleva una reliquia, un cicinino di stoffa dell’ultimo re di Francia. Mica era rimpianto per la monarchia, tutto l’incontrario; era la fotta di dire “C’ero anch’io. C’ero, quando per una volta, una buona volta, UNA SACROSANTA SMERDISSIMA VOLTA, la mannara era in mano al popolo e il re stava sotto!”
Volavano dei coriandoli, coriandoli di storia, per noialtri era quello il carnevale, e soquanti si son messi a cantare, anzi, soquante: un crocchio di femmine, con delle voci strille che subito si son tirate dietro tutti, tutti noi che non si avrà mai bastante parole per contare a chi non c’era la bellezza di quel momento, eppure te lo si sta già contando, son queste le parole che abbiamo.
Figurala come riesci: tutta una piazza, piena sgionfa fino a schioppare, che sgola La Marsigliese! C’è chi piange e chi è preso dalla ridarola, e infino i muti cantano, cioè muovono la bocca senza che si sente un cazzo, e anche i ciechi zullano in aria i cappelli, e sbrisga che dopo li ritrovano, roba da andarsene a crapa ignuda, ma chissene, questo è il giorno. Il giorno di noialtri. Oggi viene al mondo la Repubblica, ma davvero.”
(un estratto da “L’Armata dei Sonnambuli”, l’ultimo romanzo dei Wu Ming)