Documento conclusivo dell’assemblea nazionale de IL SINDACATO È UN’ALTRA COSA
Bologna 29/4/2013
L’assemblea di Bologna del documento congressuale IL SINDACATO È UN’ALTRA COSA, esprime grande soddisfazione per l’impegno delle e dei militanti volontari che hanno fatto sì che le nostre posizioni fossero conosciute e sostenute nella CGIL in un quarto della platea degli iscritti coinvolti nei congressi di base.
Il risultato del nostro documento, là dove siamo stato presenti, è complessivamente attorno al 20% dei voti, fatto che rappresenta un segnale forte del peso reale del dissenso con la linea e le pratiche della CGIL e dà il senso di ciò che sarebbe potuto accadere se il congresso si fosse svolto in maniera democratica e con una vera parità di condizioni.
Così non é stato, le e i militanti che, mettendo passione ed impegno personale, hanno partecipato al congresso hanno spesso dovuto subire prepotenze indegne della cultura politica della CGIL. Avrebbero dovuto avere il riconoscimento dell’impegno e della passione democratica, ed invece hanno sperimentato ostilità e boicottaggi burocratici.
Nei congressi dove non siamo stati presenti poi, le regole del pluralismo sono state quasi sempre ignorate e si é sviluppato il vergognoso fenomeno del gonfiamento artificiale dei votanti, che ha alterato profondamente l’andamento e il risultato del congresso, che per questo abbiamo deciso di non riconoscere. Abbiamo denunciato ripetutamente la non credibilità e la falsità dei risultati, i brogli massicci, abbiamo chiesto verifiche che avrebbero dovuto e potuto tranquillamente svolgersi, ma applicando il principio che le regole sono quelle delle maggioranza, gli organi di garanzia e la segreteria confederale hanno rifiutato ogni atto di trasparenza. Per il sistema diffuso della falsificazione dei risultati congressuali ci sono dunque anche responsabilità politiche del gruppo dirigente ai massimi livelli.
Anche l’ultima richiesta di una verifica campione su 100 congressi di base scelti di comune accordo è stata evasa, segno che ci sono risultati falsi e falsificati. Il risultato ufficiale di oltre il 97% per il documento Camusso è falso politicamente e numericamente, e fotografa appieno la crisi della democrazia in CGIL, tanto più grave in quanto così viene nascosta la crisi di partecipazione che abbiamo potuto pienamente riscontrare nelle assemblee dove eravamo presenti.
Questo è il primo congresso della CGIL dove almeno la metà dei voti può essere considerata inesistente. Per queste ragioni l’assemblea conferma la decisione di non riconoscere i risultati congressuali e decide di continuare la lotta per la democrazia in CGIL, con una campagna fino al congresso confederale.
La degenerazione della vita democratica della CGIL è tanto più grave in quanto si accompagna alla sottoscrizione del Testo Unico sulla rappresentanza.
Respingiamo quell’accordo perché viola la sentenza della Corte Costituzionale e lo statuto democratico della CGIL e perché rappresenta l’estensione a tutto il mondo del lavoro dell’accordo Fiat di Pomigliano.
Contesteremo in tutte le sedi la legittimità della firma della CGIL ad esso e non ci sentiamo minimamente vincolati agli esiti di una consultazione che ha ancora minore trasparenza e garanzie democratiche del congresso. Per questo siamo impegnati a contrastare l’applicazione dell’accordo e a renderlo non operativo. Chiediamo al gruppo dirigente della FIOM di essere coerente con le proprie prese di posizione e di rifiutare l’applicazione del testo unico. Riteniamo necessario che tutte le forze sindacali, dentro e fuori il sindacalismo confederale, che contrastano l’intesa, facciano una battaglia comune, nei rispettivi ambiti, contro di essa. Solo la cancellazione dell’accordo del 10 gennaio può aprire la via ad una legge sulla rappresentanza che sia effettivamente democratica.
Per tutte queste ragioni l’assemblea assume la decisione di portare in tribunale l’accordo che viola la Costituzione.
Questo congresso nato come congresso “unitario” che doveva superare le differenze con un grande accordo di vertice tra i gruppi dirigenti, è già fallito dopo l’accordo dl 10 gennaio. Li è cominciato un secondo congresso. Con l’avvento del governo Renzi è poi cominciato un terzo congresso, segnato dai limiti profondi di autonomia dei gruppi dirigenti della CGIL .
In questi tre congressi si è rivelato il fallimento del progetto politico degli emendamenti, che non hanno avuto alcuna influenza sulle scelte della maggioranza e che anzi alla fine l’hanno rafforzata. La nostra scelta del documento alternativo si è rivelata la sola in grado di rispondere alla realtà, e viene da pensare come sarebbe diversa la situazione se tutto il dissenso in CGIL fosse stato messa dall’inizio in contrasto con la deriva del gruppo dirigente.
In ogni caso il nostro documento fa appello a tutte le posizioni critiche e di dissenso in CGIL perché si costruiscano iniziative comuni.
L’Assemblea decide sin d’ora di dare continuità all’impegno congressuale de Il sindacato è un’altra cosa organizzandosi come opposizione in CGIL. La base della organizzazione sono le compagne ed i compagni dei collettivi che hanno gestito i congressi di base e i delegati eletti ai vari livelli. Questi collettivi territoriali definiranno un piano di lavoro, di organizzazione e di contatto capillare con tutto il mondo del lavoro e degli iscritti CGIL.
Una conferenza organizzativa dopo il congresso nazionale della CGIL definirà la struttura della nostra area di opposizione, che in ogni caso sarà su basi assolutamente democratiche a tutti i livelli.
I contenuti di fondo della nostra iniziativa sono quelli del documento congressuale che mantiene tutta la sua attualità.
Siamo subito impegnati nella lotta contro il Testo Unico e per la democrazia sindacale, che dovrà svilupparsi in una campagna con banchetti e iniziative nei luoghi di lavoro, anche per finanziare la causa contro l’ accordo.
La nostra iniziativa va sviluppata contro le politiche di austerità, il jobsact, le privatizzazioni e i tagli allo stato sociale, contro le politiche di liberiste e autoritarie del governo Renzi. Questo governo è un nostro chiaro e dichiarato avversario e la subalternità della CGIL nei suoi confronti ripropone la questione centrale dell’indipendenza. Bisogna denunciare con forza il dannoso collateralismo tra gruppi dirigenti CGIL e PD. Contro il jobsact e la riforma Fornero bisogna costruire una grande mobilitazione con tutte le realtà interessate anche assieme ai delegati autoconvocati.
Parteciperemo a tutte le mobilitazioni dei movimenti sociali contro la Troika e l’austerità a partire dalla manifestazione del 12 aprile a Roma per casa reddito e lavoro, mentre siamo al fianco dei movimenti Notav, NoMuos e contro le grandi opere, e contro la repressione che li colpisce.
Il nostro impegno è di costruire ovunque aree organizzate di lotta nei territori che facciano sentire a chi difende il lavoro, a chi rifiuta lo sfruttamento, che non è solo.
La lotta iniziata con il congresso continua.
Approvato con un voto contrario e un astenuto.