Di falaghiste
Ogni volta, in prossimità delle elezioni comunali, riemerge il tormentone dell’aeroporto Ridolfi di Forlì, una storia pluridecennale di sperpero delle finanze pubbliche a vantaggio della lobby proaeroporto ben immanicata negli scranni delle varie amministrazioni, succedutesi al governo della città.
È una storia troppo lunga da esporre in breve. Tuttavia, vale la pena ricordare il tentativo di puntare sul trasporto merci (frutta e animali vivi) con costruzione di stalle e annesso inceneritore, per gli animali morti in volo. Inceneritore completato e mai avviato, che ora è un ammasso di ruggine, a futura memoria di noi posteri.
Del resto, l’unico momento di gloria il Ridolfi l’ha avuto nel 2004, quando Ryanair e Wind Jet vi trasferirono i propri scali, causa i lavori di ammodernamento dell’aeroporto di Bologna.
Una gloria però pagata a caro prezzo dai contribuenti forlivesi (6,5 milioni di euro spesi per attirare le compagnie) e dai cento lavoratori che poi perderanno il posto di lavoro. Infatti, dopo il ritorno di Ryanair a Bologna nel 2008 e di Wind Jet a Rimini nel 2010, arrivava il fallimento e la chiusura.
Ora però non si parla più di rilancio, ma di privatizzazione. Trovata geniale non c’è che dire, in sintonia con i tempi, come se la colpa dei vari fallimenti fosse dovuta alla proprietà comunale, in quanto tale, e non alla gestione privatistica di un bene di proprietà pubblica. Va da sé, che l’idea dell’aeroporto di Forlì come scalo per aerei di linea, considerata la vicinanza di Rimini e Bologna, non ha mai avuto senso, per cui un qualsiasi acquirente investirà solo in cambio di nuove tangenti pubbliche, ovviamente da spartire con le lobby locali.
Quindi, no alla privatizzazione del Ridolfi che deve rimanere di proprietà pubblica e finalmente sottratto alla speculazione.
Ovviamente, può rimanere utile come supporto didattico all’Istituto Tecnico Aeronautico, come base per aerei leggeri e, comunque, a disposizione di qualsiasi impresa di utilità sociale.
In quanto ai politici borghesi e ai loro padroni, che hanno ingrossato i loro già pingui portafogli speculando sull’aeroporto, meriterebbero di essere condannati a restituire il maltolto ai proletari forlivesi colpiti dalla crisi economica.