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Camusso, Landini, Vendola uniscano lavoratori e precari contro Renzi, invece di contendersi le grazie di Renzi a scapito dei lavoratori

Il decreto del governo su contratti a termine e apprendistato non è solo un ordinario peggioramento della precarietà del lavoro: è la condanna definitiva di un intera generazione a un precariato permanente, privato di ogni residua tutela legale ,di ogni confine temporale, di ogni protezione dal licenziamento senza giusta causa. L’articolo 18, sopravvissuto a Berlusconi e destrutturato da Monti, è stato cancellato da Renzi, per decreto. Questo è il fatto. Un fatto di gravità inaudita, la cui portata sopravanza infinitamente la promessa degli 80 euro in busta paga ( peraltro pagati dai tagli sociali). Un fatto che richiede un’immediata risposta di mobilitazione.

Ad oggi il vuoto di risposta è impressionante. Camusso Landini e Vendola si avvitano – ognuno per il proprio gioco politico- in contorsioni spericolate. Mercoledì applaudono il programma di Renzi e proclamano “festa” ( !). Giovedì “scoprono” e “criticano” il decreto di precarizzazione. Venerdì salutano “positivamente la velocità con cui si muove il premier e il fatto che le sue mosse siano orientate a un’idea generale di cambiamento..”( Landini, su Repubblica del 15/3). Incredibile, e francamente penoso . Di fronte a questo panorama desolante, l’unico che può far festa è Matteo Renzi. Assieme ai capitalisti che su di lui hanno investito.

Occorre davvero voltare pagina. Basta balletti e balbettii alla corte del nuovo sovrano. Basta contendersi l’uno contro l’altro le grazie di Renzi, per ottenere o un tavolo di concertazione, o un’interlocuzione giornalistica privilegiata, o- nel caso di SEL- la speranza di qualche modifica “salvavita” della legge elettorale e di una futura riammissione nel centrosinistra. Occorre alzare immediatamente un argine a difesa dei lavoratori e di milioni di giovani, denunciare in tutta Italia la gravità del decreto sul lavoro, organizzare finalmente una mobilitazione unificante dei lavoratori, dei precari, dei disoccupati attorno a un proprio programma indipendente: che rivendichi la cancellazione di tutte le leggi di precarietà, il blocco dei licenziamenti, la ripartizione generale del lavoro, un grande piano di nuovo lavoro per opere sociali, finanziato dalla tassazione progressiva di grandi capitali e patrimoni. Senza un proprio programma di lotta , il movimento operaio è disarmato, sul fronte sociale come su quello politico.

Ma per realizzare questa svolta di lotta, unitaria e radicale, occorre rompere con Renzi. Rimuovere complicità, equivoci , o subordinazioni servili al“vincitore”. Denunciare apertamente, anche controcorrente, la valenza sociale di classe del suo programma e il significato reazionario del nuovo corso populista.

Il PCL- che non ha balbettato nel “mercoledì da leoni” di un aspirante Bonaparte- sarà impegnato più che mai su questa linea di azione e di proposta, di classe e di massa.

PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

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