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Il sindacato è davvero un’altra cosa

Gabriele Severi, RSU FIOM-Cgil Marcegaglia di Forlì, ha trascorso il periodo del congresso CGIL passando da un’assemblea all’altra per diffondere il documento 2, tra l’altro unico relatore nel territorio forlivese del documento alternativo “Il Sindacato è un’altra cosa”, primo firmatario Giorgio Cremaschi. 

L’obiettivo principale di questa lotta non erano i numeri, ma far sapere a tutti i lavoratori che un’alternativa era possibile, che in CGIL ci sono delegati, lavoratori, pensionati che desiderano cambiare profondamente la direzione che sta prendendo il sindacato. Una direzione che condanna il sindacato stesso, e con esso i lavoratori, alla sconfitta.

Le responsabilità delle burocrazie sindacali sono innegabili. Inspiegabile è invece l’ostracismo verso un’istanza di cambiamento non solo legittima ma sacrosanta. 

I lavoratori forlivesi hanno lanciato un messaggio forte e chiaro, che neppure le palesi irregolarità di numerose assemblee congressuali dalle percentuali inverosimili possono scalfire.

I lavoratori vogliono un sindacato che fa il sindacato.
Gabriele, a quante assemblee hai partecipato?
Ho incontrato più di 1000 lavoratori in 20 assemblee, di cui 836 votanti. Di loro, 212 hanno scelto il documento 2 “Il sindacato è un’altra cosa”, per una media voti del 25,3%. 1 lavoratore su 4 quindi la pensa come noi e ha appoggiato il documento alternativo! Questo è un messaggio importante per la CGIL di Forlì e per la stessa FIOM.
Cosa chiedono i lavoratori al sindacato?
L’arretramento delle nostre condizioni di lavoro e la dilagante rassegnazione nelle fabbriche e un po’ ovunque nei posti di lavoro sono dovuti in gran parte a una forte responsabilità della CGIL che, soprattutto negli ultimi anni, ha perduto credibilità e consensi, una CGIL sempre più legata al politico di turno, ai palazzi, e sempre più distante da lavoratori e fabbriche.
I lavoratori ci stanno chiedendo un forte cambiamento, un vero sindacato di classe che torni ad essere rappresentativo e davvero generale, che unisca le lotte di tutti i lavoratori e non disgreghi come invece fa il nostro sindacato da anni (l’esempio dell’isolamento della FIOM è emblematico!).
Il documento alternativo nasce dall’esigenza di combattere questa rassegnazione, per ridare credibilità alle lotte sindacali, partendo proprio dal cambiare l’attuale classe dirigente Cgil che si è ampiamente dimostrata inadeguata e complice in questi anni.
Qual è stato l’atteggiamento delle burocrazie sindacali nei tuoi confronti?
In questo congresso ho potuto constatare di persona la forza devastante delle burocrazie e del verticismo sindacale che oggi credo abbia ben poco da invidiare a quello delle caste politiche. Infatti nei luoghi di lavoro è sempre più diffuso, come nella politica, quell’antisindacalismo causato dalla mancanza di tutela e di vera rappresentanza generale di tutti i lavoratori.
Cremaschi ha denunciato falsificazioni e brogli. A te è capitato?
Nelle poche assemblee cui ho partecipato c’è un dato che mi ha colpito in particolare, ossia la scarsissima presenza dei lavoratori sia alle assemblee sia alle votazioni, una partecipazione che difficilmente ha superato il 30% e che in alcuni casi era inferiore addirittura al 10%! Questa emorragia di presenze è sicuramente dovuta al problema che evidenziavo prima e all’allontanamento dal sindacato.
Giorgio ha portato alla luce un problema reale nazionale, ha evidenziato come questo congresso sia stato “pompato” ovunque, nei dati relativi sia alla partecipazione che al voto. Dove non eravamo presenti si toccava spesso una partecipazione del 100% , con la totalità dei voti al documento 1 (Camusso).
Sicuramente ci sono state tantissime irregolarità, che sono già state denunciate, questo fa parte di quell’idea di sindacato che a noi non piace e che vorremmo cambiare assolutamente!
In generale, quale lezione è possibile trarre da questa esperienza, secondo te?

L’esperienza che ho vissuto è stata importante e significativa, in primis perché mi ha dato l’opportunità di incontrare e parlare a tanti lavoratori, di portare un messaggio sindacale classista alternativo a quello attuale, espressione di una classe dirigente sindacale responsabile e complice del peggior arretramento che noi lavoratori abbiamo subito in questo secolo. Inoltre questa esperienza ha rafforzato il mio posizionamento di opposizione interna a questo modo di fare sindacato, con l’obiettivo di proporre ai lavoratori un’alternativa credibile e coerente.
Come la politica anche il sindacato è irriformabile, il sindacato deve tornare a essere dei e per i lavoratori; se la base prendesse coscienza di ciò sarebbe una vera piccola rivoluzione e potrebbe cambiare le cose, in fondo…Solo la rivoluzione cambia le cose!

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