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Espulsioni M5s: non un semplice limite di democrazia interna, ma un fascio di luce sul progetto politico reazionario di Casaleggio

Le espulsioni dei “dissidenti” del M5S da parte di Beppe Grillo non è solo un fatto interno a quel movimento, ma un fascio di luce sulla natura del grillismo. 
Il metodo usato è “staliniano” o più precisamente “stalino/maoista”. Il Capo supremo e indiscutibile, che nessuno ha eletto, non solo caccia i dissidenti per reato di opinione. Ma lo fa ricorrendo alla pubblica gogna, chiedendo al proprio popolo plaudente di acclamare (via internet) il verdetto già deciso dal Capo. Un verdetto decretato contro “imputati” privi di un diritto reale di contraddittorio paritario, assediati da un clima di odio aizzato dal Capo, bastonati con l’arma della calunnia, e infine decapitati con l’acclamazione festante del “popolo”. E’ la metafora della “democrazia” intesa da Grillo: da un lato il Capo, che ha il monopolio reale degli strumenti di comunicazione e di controllo dell’opinione “popolare”; dall’altra un popolo ridotto ad anonima platea di consenzienti cliccatori, col diritto… “democratico” di applaudire il Capo. (O anche di “dissentire” in casi secondari ed eccezionali, ma solo se e quando il Capo concede loro questa innocua licenza). 
No. Non si tratta solo del regime interno al M5S. Si tratta dello specchio del regime politico che Casaleggio e Grillo vogliono instaurare in Italia. Attenzione, è questo l’aspetto centrale che va compreso. Casaleggio e Grillo perseguono il disegno di una Repubblica plebiscitaria. Una Repubblica orwelliana, senza partiti, senza sindacato, senza corpi intermedi che si frappongano tra la massa indistinta del “popolo” e i Capi: i capi emanano i propri editti; la mitologica Rete, nuovo regno della Verità e del Sapere, è chiamata a consentire e ad acclamare i capi; le organizzazioni di massa sono di fatto sciolte o ridotte a presenze residuali. “Uno vale uno” : ognuno è solo davanti al suo computer, e dunque “uguale” all’altro nella solitudine della propria impotenza. Su tutti sorvegliano Grillo e Casaleggio, unico vero potere. Ogni dissenso che volesse organizzarsi, verrebbe bastonato attraverso la clava della pubblica condanna; presentato come oscuro complotto; e infine condannato a morte per sentenza della Rete, controllata dai Capi. Perchè la cosiddetta sovranità della Rete è solo la maschera plebiscitaria della sovranità dei Capi. 
Quanto è accaduto e accade ai dissidenti del M5S è dunque il riflesso interno di un disegno generale reazionario. Non solo perchè ne è l’applicazione , sperimentazione, e prefigurazione pratica. Ma anche per una ragione più profonda: un disegno reazionario ha bisogno di uno strumento compatto attorno al Capo, dove ogni attivista è “soldato” del Capo. “Siamo in guerra, dobbiamo essere uniti come una falange”, così grida Grillo, e così ripetono fedeli i suoi seguaci. Il linguaggio, come sempre, non è casuale. La “guerra” di Grillo e Casaleggio è la lotta per la conquista del (loro) potere. Per questo esige da tutti gli affiliati la subordinazione militare al comando. 
La contrapposizione frontale a questo disegno e a questa cultura è un dovere di tutti i militanti e avanguardie di lotta del movimento operaio e dei movimenti di massa: attraverso la paziente spiegazione della natura reazionaria del grillismo in ogni luogo di lavoro e di studio; ma soprattutto attraverso lo sviluppo di un’opposizione di classe al governo Renzi, al padronato, ai suoi partiti, per una prospettiva di alternativa anticapitalista. Solo una mobilitazione unitaria, radicale e di massa, del movimento operaio può tagliare l’erba sotto i piedi del grillismo e disgregare la sua base di consenso. Solo la lotta di massa per una Repubblica dei lavoratori può scompaginare il progetto della Repubblica plebiscitaria di Casaleggio.
PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

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