Il comizio di un imbonitore confindustriale
L’intervento di Matteo Renzi al Senato è un campionario d’arte di populismo confindustriale.
Da un lato l’imbonitore che parla “al popolo” lisciando il pelo alla sua ostilità verso “i politici” e la “burocrazia”. Dall’altro il capo di un governo confindustriale che promette ai capitalisti una valanga di miliardi, su cuneo fiscale, fondi di garanzia, debiti della P.A., privatizzazioni, deregulation, dentro l’ossequioso rispetto delle compatibilità dell’Unione Europea, e a carico del portafoglio operaio e popolare.
Non c’è affatto contraddizione. Al contrario. Lo schermo populista è esattamente funzionale al programma confindustriale. Serve a far digerire ai lavoratori la continuità di austerità e sacrifici, dirottando altrove la loro insofferenza. Sotto questo profilo il renzismo è complementare al grillismo, e proprio per questo suo concorrente nell’esercizio della truffa. Il vivace contrasto in Senato tra Renzi e grillini è figlio di questo: si contendono l’egemonia della truffa.
Nichi Vendola, scaricato da Renzi, rifiuta oggi la fiducia al suo governo. Alla buon ora. Ma i lavoratori non sanno che farsene di una fiducia negata per una propria aspettativa tradita (e umiliata). Hanno bisogno di una sinistra che rompa col PD, ad ogni livello, e costruisca un’ opposizione vera, radicale, unitaria, di massa contro il governo Renzi, per aprire la via ad una propria alternativa.