Il Movimento 5 Stelle vota contro la chiusura del CIE di Torino
Il 17 febbraio Pd e Sel hanno presentato in Consiglio Comunale una mozione per la chiusura del CIE di Corso Brunelleschi a Torino. La mozione, passata con diciotto voti favorevoli e undici contrari, “impegna il sindaco e la giunta comunale a chiedere ufficialmente al Governo di chiudere nel più breve tempo possibile il Cie di Corso Brunelleschi”. A votare contro è stato il centrodestra e il M5S. Vittorio Bertola, capogruppo grillino in consiglio, ha motivato la sua presa di posizione sul blog cittadino del movimento, dichiarando di non ritenere la detenzione degli immigrati clandestini un’ “inqualificabile violazione dei diritti umani” e difendendo senza se e senza ma la direttiva europea sui rimpatri (DIRECTIVE 2008/115/EC) e affermando anche la legittimità dei centri di detenzione: “in un Paese serio, che fa leggi non per dar fiato alla bocca e fare un titolo sul giornale ma per regolare la convivenza di tutti, una persona che non è autorizzata a stare lì deve venire espulsa; e poiché per forza di cose chi tenta di entrare non ha intenzione di farsi espellere, è quasi sempre necessario farlo con la forza. […] non si può prescindere da un sistema di trattenimento e accompagnamento forzato alla frontiera di chi va espulso, e dunque non si può fare a meno di qualcosa che funzioni come un CIE”.
Le dichiarazioni del M5S in merito alla questione CIE sono inaccettabili, ma non sorprendono affatto. Lo stesso Bertola, riportando sul blog cittadino le impressioni scaturite dalla visita al CIE di Corso Brunelleschi, aveva lamentato la frequenza delle ribellioni nel centro e la possibilità che i “trattenuti” avevano di essere in contatto con l’esterno, criticando aspramente il fatto che di fatto “fuggire è possibile”. Più interessato a dipingere i detenuti dei CIE come dei furbetti che se vogliono possono fare il bis e che si permettono di scegliere se mangiare una pietanza o un’altra tra quelle preparate dalla Croce Rossa, Bertola conferma la natura estremamente reazionaria del Movimento 5 Stelle, non spendendo neanche una parola sulle condizioni di igiene né sui problemi psicologici e sanitari dei detenuti.
Chi si illudeva su una svolta progressista del M5S sul tema immigrazione- magari a seguito del referendum on line sul reato di clandestinità- è servito. Un movimento politico che rivendica l’abolizione del sindacato, sostiene i padroni della Electrolux contro gli operai, persegue una repubblica plebiscitaria dominata dalla Rete, non può che sostenere le politiche securitarie contro i migranti. Migranti resi “clandestini” da leggi infami, e quindi privati di diritti, sono funzionali ai profitti dei padroni: che li sfruttano e li usano come arma di ricatto contro i lavoratori italiani. E soprattutto in tempi di crisi dirottare la rabbia sociale contro i migranti è un modo per dividere i lavoratori, salvaguardare il capitale, e per di più lucrare cinicamente voti. Grillo lo ha spiegato a viva voce ( “se ci opponessimo al reato di migrazione clandestina, perderemmo voti”) , e per una volta è stato sincero. Il carceriere dei migranti è solo un cacciatore di consenso a basso costo. Il torinese Bertola è la voce profonda di Grillo e Casaleggio.