Oggi le nostre bandiere sono a lutto pagherete caro pagherete tutto
Un altro operaio morto sul lavoro per mano dei padroni.
Lo hanno suicidato, lo hanno portato in una condizione di non vedere altra via d’uscita che il suicidio.
Giuseppe De Stefano è stato trovato impiccato nella sua casa di Afragola, lascia la moglie e due figli piccoli.
La responsabilità di questa morte ricade sugli azionisti e dirigenti della Fiat-Chrysler con la complicità di quei sindacalisti corrotti e asserviti al padrone.
Dopo averlo sfruttato per anni, dopo averlo emarginato nel reparto confino di Nola e fatto capire che non sarebbe più rientrato in fabbrica, i padroni si sono presi anche la sua vita.
Pino era un attivista sindacale dello Slai Cobas, un Compagno sempre presente nelle battaglie per i diritti dei lavoratori, anche di quelli che oggi sono rientrati in fabbrica e che hanno chinato la testa di fronte all’arroganza di Marchionne.
Il gesto drammatico di Pino è un atto di accusa verso chi sta calpestando la dignità dei lavoratori, un gesto di chi vuol far capire in quali condizioni vive un lavoratore che si ritrova per anni in cassa integrazione.
Pino si era separato, ma anche questa separazione era frutto delle politiche criminali che i padroni stanno attuando verso i lavoratori. La sua vita man mano si distrugge e così anche i sui affetti, fino all’epilogo più tragico.
I conti non tornano, troppi morti nelle file dei proletari e nessun borghese che paghi.
Ma noi non dimentichiamo e non dimenticheremo.
Ciao Pino per noi non sei morto, chi ha Compagni non muore mai.