Dal Corriere della Sera del 30 dicembre
Corriere 30.12.13
Ferrando: espropriare le banche, creare lavoro
di Marco Cremonesi
MILANO — Marco Ferrando resta fedele alla linea: «È impossibile qualsiasi accordo con chi si identifica con le classi dominanti». Il 3 gennaio partirà il terzo congresso del Partito comunista dei lavoratori di cui è portavoce e animatore, nato dalla rottura, nel 2006, dentro Rifondazione comunista per la scelta di Fausto Bertinotti di sostenere il governo Prodi. E la distanza con tutte le altre realtà della sinistra resta radicale: «Tanto più oggi — osserva —, dato che Rifondazione comunista mi pare abbia esaurito il suo ciclo». Di Sinistra ecologia e libertà non sembra avere grande opinione: «Vendola vuol fare la sinistra del centrosinistra… ». E certissimamente non c’è alcuno spazio di dialogo con un Pd che «con Renzi cancella in un partito liberale qualsiasi traccia simbolica del suo passato». Insomma, quello di Ferrando e del suo partito resta un programma rigorosamente «anticapitalista e antisistema che non ha a che vedere con nessuna delle ipotesi che vedo fare a sinistra». Il simbolo recente della «deriva», secondo Ferrando, di gran parte della sinistra è il «gioco di sponda» tra Matteo Renzi e il leader della Fiom Maurizio Landini: «Un segno della malattia di una sinistra che interpreta il proprio ruolo in una logica del tutto burocratica di ricollocazione di ruolo e status: la competizione è quella per fare il primo attore nella collaborazione con la classe dirigente». Il punto, ora, è superare anche la linea della Fiom di «contrastare la Fiat in ordine sparso. Perché in ordine sparso, perdi». Ci vuole, al contrario, «una piattaforma unica di rivendicazioni comuni: blocco dei licenziamenti, riduzione dell’orario di lavoro per meglio ripartirlo tra i lavoratori, un grande piano di nuovi lavori da finanziare con una montagna di nuove risorse». Quali? «Quelle derivanti dall’abolizione del debito pubblico nei confronti delle banche. Una nazionalizzazione delle banche vera, con esproprio degli azionisti e la loro messa sotto il controllo del popolo». Le polemiche pro o contro l’euro interessano poco a Ferrando. Nel senso che «l’alternativa non è tra euro e lira ma tra capitale e lavoro. Non è tra Roma e Bruxelles ma su chi comanda a Roma e a Bruxelles».
PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI