IL PCL dell’Emilia e Romagna lancia una petizione per le dimissioni del consiglio regionale
di PCL Romagna · Dicembre 7, 2013
COMUNICATO STAMPA
Il Partito Comunista dei Lavoratori ha presentato oggi la petizione popolare su cui raccoglierà le firme dei cittadini dell’Emilia-Romagna per chiedere le dimissioni dell’Assemblea legislativa regionale dopo lo scandalo delle “spese pazze” dei consiglieri di tutti i partiti, dal Pd al Pdl passando per i 5 Stelle (i quali infatti nemmeno chiedono lo scioglimento del consiglio e le elezioni anticipiate come fa il PCL).
Michele Terra, dell’esecutivo nazionale del PCL, ha dichiarato: “E’ una vergogna che politici che pretendono ed impongono sacrifici agli altri si permettano stipendi da 6.000 euro e si facciano rimborsare dalle casse pubbliche cene da 200 euro a coperto o l’euro per il bagno pubblico. Non ci vuole un premio Nobel per la letteratura per capire che devono andare a casa perché chi si fa rimborsare dalla Regione anche i regali di natale è moralmente inadatto a ricoprire qualunque incarico pubblico.”
“Prima di andarsene definitivamente questi consiglieri” – ha continuato Terra – “devono rendere un favore ai cittadini: sopprimere i finanziamenti ai gruppi consiliari così come sono stati fino ad oggi; tagliare gli stipendi ed ogni altra indennità dei consiglieri regionali, parificandoli ad impiegati pubblici; modificare il “porcellino” ovvero la legge elettorale.”
“Si deve cambiare classe politica” – ha concluso Terra – “per fermare le politiche classiste ed antipopolari che la Regione porta avanti. Difendendo i servizi sociali da ogni ipotesi di privatizzazione o smantellamento, in primo luogo fermando la riduzione di posti letto ed ospedali in Emilia-Romagna. E soprattutto rilanciando politiche a favore dei lavoratori: col rinnovo dei contratti dei dipendenti pubblici, con la stabilizzazione dei precari, con aumenti salari reali e generalizzati.”
Da lunedì prossimo il PCL comincerà la raccolta di firme sulla petizione in tutto il territorio regionale da Piacenza a Rimini.
Si allega il testo della petizione
Bologna, 6 dicembre 2013
Ufficio Stampa Pcl
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Alla presidente dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna
I sottoscritti cittadini dell’Emilia-Romagna, a norma dell’art.16 dello Statuto della Regione e dell’art.121 del Regolamento dell’Assemblea legislativa, presentano la seguente
Petizione popolare
Si chiede all’Assemblea legislativa, ovvero ai consiglieri ad essa assegnata, di:
procedere con urgenza alla soppressione dei finanziamenti ai gruppi consiliari così come fino ad oggi stabiliti e regolamentati, al fine di evitare ogni ulteriore abuso, che agli occhi della popolazione e dei lavoratori appare come un vero e proprio insulto, poiché gli stessi consiglieri che da un lato chiedono agli altri sacrifici, tagliando salari ai lavoratori pubblici e riducendo i servizi sociali – come il caso recente della riduzione degli ospedali in Emilia -Romagna – dall’altro si garantiscono un elevatissimo tenore di vita a carico delle casse pubbliche.
Tagliare gli stipendi ed ogni altra indennità dei consiglieri regionali, parificandoli ad impiegati pubblici – contratto Enti Locali – categoria D (circa 1.400/1.600 euro netti al mese, più regolari contributi INPS) così da eliminare gli ingiustificati privilegi economici.
Modificare la legge elettorale regionale (il “porcellino”) che permette da 5 a 10 consiglieri di essere eletti in una lista senza preferenze direttamente collegata al candidato presidente vincente. Di ripristinare un sistema elettorale proporzionale senza sbarramento così che ogni formazione politica e ogni candidato debba confrontarsi con la ricerca di consenso e pesare per i voti realmente raccolti e non per il peso politico acquisito artatamente tramite sbarramenti e premi di maggioranza.
Dimettersi quanto prima, ovvero non appena realizzati i tre punti precedenti, al fine di chiudere la presente legislatura e di permettere ai cittadini di tornare alle urne per esprimere un nuovo consiglio regionale dopo i gravi fatti che hanno riempito le cronache nelle ultime settimane e che, non essendo stati nemmeno smentiti dai diretti interessati, richiedono un nuovo pronunciamento popolare.