Di falaghiste
Si moltiplicano sulla rete e sugli organi di stampa le dichiarazioni di esponenti politici e sindacali relative alla situazione del gruppo Electrolux: è impossibile seguirle tutte, ma basta un’occhiata per capire che quasi tutte sono la copia, più o meno squallida, dell’ipocrisia che regna nel Valhalladei partiti padronali e nelle file delle burocrazie sindacali di complemento.
Tutti quanti impegnati a dimostrare alle decine di migliaia di persone coinvolte (che purtroppo per loro… votano!) che si faranno in quattro per convincere la direzione dell’azienda a recedere dall’intenzione di chiudere i quattro stabilimenti italiani.
Una pletora di dichiarazioni, comunicati stampa, incontri pluri-istituzionali con i sindacati, dei sindacati con confindustria, coi Prefetti ecc., che s’intrecciano e si moltiplicano fino a diventare un insensato ronzio di sottofondo privo di contenuti e proposte concrete.
Di nessuna responsabilità si fanno carico lor signori, come se non c’entrassero, come se fosse colpa del destino cinico e baro che la più grande azienda del territorio forlivese e dell’industria italiana degli elettrodomestici sia sull’orlo della chiusura.
Tutte chiacchiere che non valgono nulla; è evidente che l’ azienda recederà dalle sue intenzioni soltanto se lo Statole sgancerà tanti milioncini in aggiunta a quelli che ha già avuto.
Milioncini, che a causa gli interessi sul debito pubblico da pagare ogni anno alle banche strozzine, non ci sono e quindi dovrebbero sgorgare ancora dalle tasche dei medesimi lavoratori italiani, che però sono ormai vuote. Insomma, la coperta si sta facendo corta per lor signori del Governo: sono finiti i tempi in cui ci pensava lo Stato a socializzare le perdite e privatizzare i guadagni depotenziando il conflitto sociale. E la medesima coperta sta diventando corta anche per le burocrazie sindacali: se da una parte devono agire all’interno delle compatibilità del sistema, dall’altra non possono ignorare il consenso dei lavoratori, che si stanno dimostrando sempre più insofferenti nei loro confronti.
Un’indicazione è venuta dallo sciopero di venerdì scorso: i lavoratori hanno scioperato ma nei comizi sindacali, i burocrati e i politici dei partiti associati “se la sono raccontata fra loro”.
Certo! In mancanza d’altro non si spara sulla croce rossa, anche se è quella del nemico. Per il momento sarebbe azzardato ipotizzare una rinascita della combattività in seno alla classe operaia. Addirittura potrebbe essere il contrario, un segnale di ulteriore passivizzazione della classe lavoratrice. D’altronde, nelle fasi cruciali della storia, rivoluzione e reazione marciano di pari passo e non è facile cogliere al di là delle apparenze quale delle due stia prevalendo .
Una cosa però, con il passare del tempo, sta diventando più certa: che la teoria e la prassi del marxismo rivoluzionario sono ancora l’unico strumento valido a disposizione delle masse. Utilizzarlo e vincere dipende dalla volontà degli sfruttati.