Di partigiano stanziale
Di fronte allo schifo dilagante trovare le parole adatte per esprimere un’adeguata incazzatura che non sia soltanto uno sfogo personale o, peggio ancora, una irrilevante e patetica testimonianza è un’impresa quasi impossibile ; paragonabile alla sindrome della pagina bianca che coglie lo scrittore in decadenza che ha perso la sua vena creativa. Addirittura qualsiasi idea passi momentaneamente per la testa non trova un’adeguata giustificazione per lo sforzo, energicamente irrilevante, d’imprimerla nel supporto adatto; cartaceo o informatico che sia.
E questo produce la sensazione che qualsiasi cosa si scriva non servirà assolutamente a niente, ne’ per se ne per gli altri, per la semplice ragione che non c’è niente da dire e nemmeno da ascoltare e quindi ne’ da leggere o scrivere. Eppure la ragione, che per essere umana non esclude del tutto i sentimenti, ci dice che proprio ora bisogna resistere per non farsi travolgere dalla passività dilagante.
E’ una legge fisica: ad ogni azione corrisponde una reazione, ma non è detto che tale reazione avvenga all’ istante, anzi spesso avviene il contrario e ci vuole del tempo prima di osservarne le conseguenze.
E’ questo il punto, sempre che partiamo dal presupposto che in un contesto del genere nascerà prima o poi un qualche movimento di massa di opposizione a questo governo. Un movimento,se non proprio rivoluzionario almeno di carattere progressista ; come fu per esempio il movimento no global, pur con tutti i suoi limiti e contraddizioni.
I presupposti ci sono, in tutta l’Italia le aziende chiudono a catena, la disoccupazione dilaga, i redditi dei lavoratori calano in maniera impressionante, una parte cospicua delle nuove generazioni non vede alcun futuro; è il segno di una crisi sociale di lunga durata. A questa si somma una crisi politica in cui i maggiori partiti della borghesia PDL e PD sono stati costretti ad unificarsi al governo per continuare le politiche di rapina nei confronti delle classi popolari . Nonostante la solida maggioranza di cui dispone, il governo è continuamente sottoposto alle contraddizioni interne sia al PD ( dove configgono interessi economici diversi ) e sia al PDL stretto fra la necessità di rimanere al governo e i problemi del suo leader popolarmente indiscusso Silvio Berlusconi.
Le recenti e ambigue aperture grilline al PD, qualora il governo cadesse, non migliorerebbero la situazione perché i tempi per la formazione di un nuovo governo rimanderebbero sine-die le riforme “ strutturali “ che il padronato invoca urgentemente: ulteriore peggioramento dei contratti di lavoro, del residuo stato sociale e la riforma elettorale.
C’è comunque da osservare che l’impossibilità, da tutti condivisa, di tornare a votare con l’attuale legge elettorale si è rivelata di notevole aiuto alla formazione dell’attuale governo e non è da escludersi che tale impedimento sia un ottimo pretesto per rimandare a lungo le prossime elezioni politiche.
Perciò e nonostante questo,la sensazione comune è che il governo durerà ancora relativamente a lungo, non tanto per la sua solidità strutturale o per un vasto consenso popolare, ma per la mancanza appunto di un’opposizione reale e cioè di un movimento di piazza che lo faccia cadere da sinistra sulla base dei bisogni popolari.
Insomma ad una crisi di tutti gli elementi della struttura sociale, che apre teoricamente la possibilità di un movimento rivoluzionario che metta in discussione alle radici il dominio del capitale, non corrisponde una risposta adeguata delle classi subalterne.
Ed è proprio questo il punto,i lavoratori non sono in grado di prodursi in un salto di qualità essendo ancora soggetti all’ideologia dominante e al controllo dei sindacati, oltre che reduci da una sconfitta storica di lungo periodo. Guardano in attesa di qualcosa che non arriva e si mobilitano soltanto quando vengono toccati direttamente, senza una prospettiva , una coscienza comune.
Ma questo è un dato di fatto e bisogna prenderne atto senza però rinunciare a credere, con la ragione e non con la speranza, che la lotta di classe non è un prodotto politico ma il prodotto sociale inevitabile della società divisa in classi.
Il compito dei rivoluzionari non è quello di fare guerre o rivoluzioni, ma preparare le masse alle guerre e alle rivoluzioni e nel frattempo proporre instancabilmente il proprio programma affinché le rivoluzioni siano veramente tali.
Anche quando pare che la storia si sia fermata, squallida moltiplicazione di se stessa e ripropone sempre lo stesso copione, i rivoluzionari, dannati e sale della terra, devono ignorare il vuoto che pare circondarli nella consapevolezza che il vuoto nella storia , come in una pagina bianca, sarà inevitabilmente riempito….. e loro devono essere pronti a farlo.