Quando non si sa che pesci prendere, ecco che si fanno gli appelli. Il modello politico e anche letterario dell’appello classico “della sinistra che non sa che pesci prendere” si rivolge sempre a tutti coloro: “ uomini, donne,ambientalisti ,lavoratori, sinceri democratici ,persone di sinistra diversamente collocate., ma che ritengono che si giunta l’ora di …. ecc. ecc. “ . Se si facesse la lista di tutte queste “stronzate” nella storia della sinistra movimentista e opportunista molto piccolo borghese ( si, perché al 99,99% degli operai e lavoratori dipendenti non verrebbe in mente, mai al mondo, di rispondere o aderire ad una cosa del genere) se ne potrebbero mettere in fila a diecine e diecine, tutte abortite e tutte facenti capo ai soliti noti intellettual-riformisti , che però si guardano bene dal dirlo, dichiarando che tale nuovo movimento, sorgerà contro le vecchie pratiche della sinistra (il che non vuol dire niente ma loro pensano che funzioni ).
Gli “appelli” inoltre, pur ricalcando più o meno il solito modello, si distinguono fra loro per una “radicalità” più o meno accentuata sulle varie questioni a seconda della provenienza dei promotori che ne saranno anche, ovviamente, i dirigenti. Così troviamo l’appello dove prevale l’ambientalismo e quello dove spicca l’attenzione al lavoro, oppure dove è posta al centro del discorso la questione democratica. Escluse le suddette particolari accentuazioni, nel complesso, l’analisi della contingenza socio-politica che troviamo negli appelli è ,in linea di massima, condivisibile da chiunque abbia perlomeno un senso critico verso il capitalismo. Con dovizia viene denunciato il disastro del “neoliberismo “ o del “capitalismo “per i poveri e le classi lavoratrici , per la situazione ambientale e democratica del paese in via di progressivo peggioramento ecc… ; cioè la riscoperta continua dell’acqua calda.
Ogni appello però, per quanto ben argomentato, non sfugge dall’’ambiguità di fondo che classicamente ogni appello contiene in se strutturalmente. Siccome deve rendere l’idea che il nuovo movimento, nascerà dal basso, per cui tutto verrà deciso” tramite un processo democratico trasversale in cui ognuno sarà protagonista” le questioni di fondo rimangono nel vago o comunque si prestano sistematicamente a diverse interpretazioni. Per esempio: antiliberismo non significa anticapitalismo, oppure, se si dice di non voler sottostare al debito pubblico non vuol dire che lo si voglia abolire e se si vuole ( giustamente ) abolire il lavoro precario non si dice che per farlo bisogna per forza che le classi lavoratrici abbiano il potere politico .
E se si afferma poi, di voler dare una rappresentanza politica alle suddette istanze ma senza produrre un ceto politico interessato solo alle poltrone, non si precisano affatto le tattiche elettorali che si hanno in mente di attuare.
Insomma manca sempre la prospettiva: quale è l’obbiettivo e quale il modo per raggiungerlo ?
O meglio: la tattica e la strategia. Non è un caso infatti che “ rivoluzione e socialismo” siano sistematicamente rimossi od usati con grande prudenza, magari, rispetto alla rivoluzione, aggettivandola ridicolmente con: “democratica o culturale”. La classe operaia viene poi lasciata sullo sfondo di un discorso o solidaristico o alla pari di altri soggetti economicamente neutri ed imprecisati ( ambientalismo, femminismo, diritti civili ) La lezione del marxismo rivoluzionario e la storia del movimento operaio è sostanzialmente rimossa.
Tuttavia e nonostante questo, in un contesto di tale smarrimento politico, questo genere di operazioni può attrarre un qualche numero, non certo le masse, di persone di sinistra in buona fede, creando ulteriore confusione sulle prospettive della sinistra italiana, rallentando di fatto il processo di costruzione del Partito della classi lavoratrici.
Compagni!
Non fatevi fregare dai soliti poltronai trombati che hanno votato in parlamento tutte le leggi contro i lavoratori, o da intellettuali che fino a ieri teorizzavano la fine della lotta di classe e che cercano nuovi adepti per promuovere se stessi, ma aderite al Partito Comunista dei Lavoratori.
Solo la via rivoluzionaria è l’unica prospettiva possibile per le classi subalterne, per i disoccupati, per i giovani, per tutti i lavoratori, per tutto il proletariato, cioè per tutti coloro che non posseggono altro che il lavoro per vivere.
In conclusione:
Organizzarsi, partecipare, lottare è l’unica strada possibile in una situazione in cui i padroni non possono comprare il consenso perché la loro economia è al tracollo. Il loro fallimento può essere l’occasione per la nostra vittoria; sempre che sappiamo cogliere l’occasione, senza farci travolgere dall’avvilimento e dalla passività o seguendo le sirene populiste o della sinistra piccola borghese. La classe lavoratrice deve dimostrare ancora la sua forza !
L’unica via è il socialismo !
E’ aperto il tesseramento 2013
Iscriversi al PCL non è uno scherzo ma una scelta rivoluzionaria ed è per questo che dal secondo congresso abbiamo deciso due modalità d’iscrizione: militante e sostenitore.
Non riceviamo nulla dallo Stato dei padroni, il nostro partito è interamente autofinanziato.
La tessera militante, oltre la quota tessera, comporta il versamento di una cifra mensile in base al reddito e l’obbligo alla militanza, mentre la tessera “ sostenitore” invece, solo il versamento della quota tessera; che è di 20 euro per chi lavora e di 10 euro per i disoccupati.
Falaghiste:
PCL Forlì Cesena- sezione Domenico Maltoni