Il dato elettorale registra il recupero del blocco reazionario guidato da Berlusconi, e l’impressionante successo di un guru milionario che rivendica l’abolizione del sindacato in quanto tale.
Dentro la crisi più drammatica del dopoguerra, la rimozione dell’opposizione sociale ai governi del capitale finanziario ha finito col consegnare alla reazione, vecchia e nuova, ampi settori della popolazione povera e dello stesso mondo del lavoro.
Sulle direzione della CGIL ricadono responsabilità enormi. Prima la condivisione delle politiche antioperaie dei governi di centrosinistra; poi l’avallo al governo Monti per coprire Bersani, hanno privato milioni di lavoratori, precari, disoccupati di ogni difesa sociale, abbandonandoli alla disperazione e alla disgregazione: facile terreno di pascolo per tutti i populismi e i qualunquismi.
Le sinistre cosiddette “radicali” hanno contribuito negli anni a rimuovere ogni diga. Prima compromettendosi “unitariamente” nelle politiche antioperaie del governo Prodi; poi dividendosi tra la subordinazione al PD liberale, sostenitore di Monti, e la subordinazione ai pubblici ministeri e al liberal questurino Di Pietro: sino a cancellare la stessa presenza di una sinistra autonoma e riconoscibile nello scenario elettorale.
In particolare la disfatta dell’operazione Ingroia è la disfatta definitiva dei gruppi dirigenti di PRC e PDCI. Chi ha cercato di tornare in Parlamento cancellando nell’arancione la riconoscibilità della sinistra e delle ragioni del lavoro, è finito travolto dal proprio trasformismo.
Dentro la sconfitta del movimento operaio, e il maremoto politico che si è determinato, il piccolo Partito Comunista dei Lavoratori ha registrato un risultato certo molto modesto. Ma è l’unico a sinistra, negli anni, che non ha perso la bussola. L’unico che si è opposto, contro corrente, al centrosinistra e al grillismo, dal versante delle ragioni dei lavoratori. L’unico che ha messo la faccia, senza nascondersi, su una proposta anticapitalistica e di classe. L’unico attorno a cui può ricomporsi, tanto più oggi, un progetto rivoluzionario a sinistra.
Solo il rilancio di una mobilitazione di massa del movimento operaio, attorno a un proprio programma indipendente, può sbarrare la strada all’offensiva dominante, disgregare il blocco sociale reazionario ,preparare dal basso l’unica vera alternativa: un governo dei lavoratori, su un programma anticapitalista.
Il PCL lavorerà, come e più di prima, per unire attorno a questa prospettiva i militanti d’avanguardia del movimento operaio e di tutti i movimenti di lotta.
PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI