di Maddalena Robin
E all’improvviso “la società degli indignati” si accorge della Grecia e della sua devastazione economica e sociale. Articoli che parlano della Grecia spuntano come funghi, peccato però che invece di “informare” queste notizie disinformino o, per meglio dire, stravolgano la realtà in un deleterio processo di mala informazione.
Ecco allora che si parla di esproprio e baratto, di assalti ai supermercati (da chi? Perché? Ma soprattutto, dove e quando? non esiste traccia di alcuna notizia su espropri di massa recenti, caso mai è successo che, negli ultimi anni, alcuni gruppi di militanti abbiano dato il via a forme di esproprio collettive a sfondo politico, che nulla hanno a che vedere con il panico da apocalisse dipinto dai pennivendoli), di rapine in banca (addirittura si legge che “nelle ultime cinque settimane le rapine sono aumentate del 600% rispetto a un anno fa” … 600%!), di rivoluzione sociale e di ispettori di Amnesty International, che sarebbero piombati su Atene e dall’alto del loro rigore morale avrebbero “redatto un’inchiesta nella quale denunciano ufficialmente “la polizia locale, il ministero degli interni greco e l’intero governo alla commissione diritti e giustizia dell’Unione Europea a Bruxelles, chiedendo l’immediato intervento dell’intera comunità continentale per intervenire subito ed evitare che la situazione peggiori.”
Certo la situazione greca è drammatica e non va sminuita, ma queste notizie apocalittiche non solo sono false, ma contribuiscono a rendere la catastrofica vicenda greca così lontana dalla nostra realtà da diventare una sorta di racconto d’appendice, un’opera di fantasia che in fondo non ci riguarda. Invece è esattamente il contrario, la situazione greca è quanto mai vicina alla nostra realtà: quello che stanno vivendo i greci, forse, un giorno lo proveremo anche noi. e per questo è di fondamentale importanza comprendere bene ed a fondo cosa sta succedendo veramente, ad Atene.
E allora sgombriamo il campo da masse che assaltano supermercati e da eroici rapinatori di banche che dividono i loro profitti col popolo. Di rapina ne è stata tentata una, nel nord del Paese, organizzata da un gruppo armato di tendenza anarchica e con dichiarati obiettivi politici inglobati in una strategia militare, che si chiama “Cospirazione delle Cellule di Fuoco”; la rapina è andata male e i ragazzi sono stati arrestati e torturati nella GADA, gli uffici centrali della polizia dell’Attica, una caserma tristemente famosa per altri casi di tortura di gruppo. In seguito a ciò Amnesty International ha rilasciato un comunicato in cui denuncia apertamente l’operato di travisamento della polizia, richiedendo un’inchiesta affinché le torture compiute dai poliziotti vengano sistematicamente punite e non più tollerate. Nessun intransigente ispettore è piombato ad Atene e nessuna richiesta è stata fatta alle autorità di “intervenire” (ma poi, intervenire dove? E come?).
In Grecia la situazione sta degenerando da tempo. La crisi finanziaria cominciata quattro anni fa si è rapidamente involuta in crisi umanitaria: servizi sanitari ormai inesistenti, dissoluzione dei servizi sociali, neonazisti nelle strade e in parlamento, pogrom contro i migranti, istruzione pubblica allo sbando, disoccupazione e marginalità; questi sono i risultati di anni di austerità imposta dall’Europa dalla Banca Centrale, dal Fondo Monetario Internazionali e da “politiche economiche” configurabili come crimini contro l’umanità.
In realtà non sono gli assalti ai supermercati ad essere aumentati vertiginosamente, ma i fuochi accesi con qualsiasi oggetto combustibile perché a causa della troika e dell’aumento delle tasse sul gas utilizzato per il riscaldamento domestico, il riscaldamento è diventato un lusso che oramai in pochissimi si possono permettere: il suo prezzo è arrivato alle stelle, secondo solo a quello per i trasporti che, detto per inciso, è il più alto d’Europa. E allora si brucia e siccome il prezzo della legna è aumentato del 50% si brucia di tutto e si depredano boschi e foreste (in poche settimane 13mila tonnellate di alberi sono state tagliate illegalmente. Non succedeva dall’occupazione nazista. http://online.wsj.com/article/SB10001424127887324442304578232280995369300.html),
Il cielo di Grecia è coperto ogni notte da una coltre di fumo che non è dovuto allo smog ma ai fuochi, un fumo intossicante e pericoloso per la salute.
Quando non si brucia ci si riscalda con le stufette elettriche, ma anche qui siamo arrivati alla frutta perché sono già stati annunciati aumenti di prezzi arriveranno al 20% a fine 2013. Le 300mila famiglie, cui già è stata tagliata la corrente stanno velocemente avvicinandosi al mezzo milione.
La Grecia è un paese spezzato, ma che non si arrende, che alza quotidianamente il livello di conflitto contro le misure di austerità prese dal governo e dai mercati, che sta imparando nuove pratiche e che inventa nuove ricette.
Una di queste, applicata a Volos (100.000 abitanti, uno dei centri più industrializzati della Grecia fino ad alcuni anni fa ed ora massacrato da una disoccupazione al di sopra della media nazionale del 20%) è il TEM, una sorta di moneta locale alternativa (equivalente ad un euro), che sotto forma di voucher è accettata a pagamento parziale della merce (circa il 30%, e il resto in euro) anche dai negozianti, i quali la usano poi in altri esercizi.
Un grande passo nella lotta contro l’austerity è l’autogestione della produzione iniziata dagli operai della Vio.Me e annunciata con un comunicato pubblicato l’8 febbraio 2013
Eccolo nella traduzione di INFOAUT
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La fabbrica Vio.Me. (Industria Mineraria) avvia la produzione sotto il controllo dei lavoratori
Siamo coloro che impastano, eppure non abbiamo pane,
siamo coloro che scavano il carbone, eppure abbiamo freddo.
Siamo coloro che non hanno nulla, e stiamo venendo a prendere il mondo “
Tassos Livaditis (poeta greco, 1922-1988)
NEL CUORE DELLA CRISI, I LAVORATORI DELLA VIO.ME. MIRANO AL CUORE DELLO SFRUTTAMENTO E DELLA PROPRIETA’
Con la disoccupazione che sale al 30%, i redditi dei lavoratori prossimi a zero, stanchi e delusi di paroloni, promesse ed ulteriori tasse, non pagati dal Maggio 2011 e attualmente in rifiuto di prestare la propria manodopera, con la fabbrica abbandonata dai datori di lavoro, i lavoratori della Vio.Me. per decisione della loro assemblea generale dichiarano la propria determinazione a non cadere preda di una condizione di disoccupazione perpetua, ma all’opposto di lottare per prendere la fabbrica nelle proprie mani e di gestirla essi stessi. Attraverso una proposta formale risalente all’Ottobre 2011 hanno affermato la costituzione di una cooperativa operaia sotto il pieno controllo dei lavoratori, rivendicando il riconoscimento legale sia per la loro stessa cooperativa operaia che per tutte le altre che seguiranno. Allo stesso tempo hanno continuato a rivendicare il denaro necessario per mettere in moto la fabbrica, denaro che in ogni caso appartiene ad essi, in quanto produttori della ricchezza della società. Il piano che era stato redatto incontrò l’indifferenza delle burocrazie statali e sindacali. Ma fu recepito con grande entusiasmo dal mondo dei movimenti sociali i quali, attraverso la creazione dell’Iniziativa Aperta di Solidarietà a Tessalonica ed in seguito con iniziative simili in molte altre città, hanno lottato per gli ultimi 6 mesi per diffondere il messaggio di Vio.Me. attraverso la società.
Ora è il tempo del controllo dei lavoratori della Vio.Me.!
I lavoratori non possono più aspettare che lo stato fallito assolva alle sue promesse gratuite di sostegno (anche l’aiuto di emergenza di 1000 euro promesso dal Ministero del Lavoro non è mai stato approvato dal Ministero delle Finanze). E’ tempo di vedere la fabbrica Vio.Me. – oltre che ogni altra fabbrica che sta chiudendo, andando in bancarotta o licenziando i propri lavoratori – riaperta dai suoi lavoratori, e non dai suoi vecchi o nuovi padroni. La lotta non dovrebbe essere limitata alla Vio.Me., affinché essa sia vittoriosa dovrebbe essere generalizzata e diffusa a tutte le fabbriche ed attività che stanno chiudendo, perché solo attraverso una rete di fabbriche autogestite la Vio.Me. sarà capace di prosperare ed illuminare la strada verso una diversa organizzazione della produzione e dell’economia, senza sfruttamento, disuguaglianza o gerarchia.
Quando le fabbriche stanno chiudendo una dopo l’altra, il numero dei disoccupati in Grecia si avvicina ai 2 milioni e la vasta maggioranza della popolazione è condannata alla povertà ed alla miseria dalla coalizione di governo del PASOK-ND-DIMAR, che continua le politiche dei governi precedenti, la rivendicazione di gestire la fabbrica sotto il controllo dei lavoratori è l’unica risposta ragionevole al disastro che viviamo ogni giorno, l’unica risposta alla disoccupazione; per questa ragione, la lotta di Vio.Me. è la lotta di tutti.
Esortiamo tutti i lavoratori, i disoccupati e tutti quelli che sono colpiti dalla crisi ad essere al fianco dei lavoratori della Vio.Me e di sostenere il loro tentativo di mettere in pratica la convinzione che i lavoratori possano farcela senza padroni! Li chiamiamo a partecipare ad una Carovana di Lotta e Solidarietà nazionale che culmini in tre giorni di lotta a Tessalonica. Li esortiamo ad intraprendere la lotta ed organizzare le loro stesse lotte dentro i propri luoghi di lavoro, con procedure di democrazia diretta, senza burocrati. Per partecipare ad uno sciopero politico generale per estromettere coloro che distruggono le nostre vite!
Mirando a instaurare il controllo dei lavoratori sulle fabbriche e sull’insieme della produzione ed organizzare l’economia e la società che desideriamo, una società senza padroni!
E’ il tempo di Vio.Me.. Mettiamoci al lavoro!
Spianando la strada per l’autogestione dei lavoratori ovunque!
Spianando la strada per una società senza padroni!
Iniziativa Aperta di Solidarietà e Supporto
alla lotta dei lavoratori Vio.Me.”
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È questo che dobbiamo sapere della Grecia, da questo dobbiamo imparare come approntare un tessuto sociale in grado di organizzarsi per difendersi e resistere, anche solo alla fame e al freddo.
Non saranno l’Unione Europea a Bruxelles, né la comunità europea a salvare la Grecia, solo il popolo greco in armi potrà salvare se stesso e aprire la strada ad un domino di rivolte territoriali nazionali, che si dovranno necessariamente unire in una rivoluzione continentale. “O il problema o la soluzione. In mezzo non c’è nulla”
Concludo con le parole di Savas Metoikidis
Chi sono dopotutto i teppisti?
Violenza è lavorare per 40 anni per delle briciole e chiedersi se si riuscirà a smettere
Violenza sono i titoli finanziari, i fondi assicurativi saccheggiati, la truffa in borsa.
Violenza è essere costretti a stipulare un mutuo per una casa che si finisce per pagare come se fosse fatta d’oro.
Violenza è il diritto del tuo capo di licenziare in qualsiasi momento voglia farlo.
Violenza è la disoccupazione, la precarietà, sono i 700 euro al mese con o senza contributi previdenziali.
Violenza sono gli “incidenti” sul lavoro, perché il padrone riduce i costi di gestione a scapito della sicurezza dei lavoratori.
Violenza è prendere psicofarmaci e vitamine per far fronte agli orari di lavoro
Violenza è essere una donna migrante , è vivere con la paura di essere cacciato dal paese in qualsiasi momento e vivere in una costante insicurezza.
Violenza è l’essere casalinga, lavoratrice e madre allo stesso tempo.
Violenza è quando ti prendono per il culo al lavoro dicendo: ‘dannazione, sorridi, è chiedere troppo?’
Quello che abbiamo vissuto io lo chiamo rivolta.
E proprio come ogni rivolta appare come una prova generale della Guerra Civile, ma puzza di fumo, gas lacrimogeni e sangue.
Non può essere facilmente sfruttata o controllato. Accende le coscienze, si rivela e polarizza le contraddizioni, e promette, almeno, momenti di condivisione e di solidarietà. E traccia i percorsi verso l’emancipazione sociale.
Signore e signori, benvenuti alle metropoli del caos! Installate porte sicure e sistemi di allarme alle vostre case, accendete il televisore e godetevi lo spettacolo. La prossima rivolta sarà ancora più agguerrita, mentre il marciume di questa società si approfondisce … Oppure, potete prendere le strade al fianco dei vostri figli, potete scioperare, potete osare di rivendicare la vita che vi stanno derubando, potete ricordarvi che una volta eravate giovani e volevate cambiare il mondo.