di PCL Romagna · Gennaio 16, 2013
PER UNA REPUBBLICA DEI LAVORATORI: NON DEI CAPITALISTI, DEI MAGISTRATI, O DEI COMICI GURU.
GIU’ LE MANI DAL LAVORO.
NAZIONALIZZAZIONE DELLE AZIENDE CHE LICENZIANO, CHE INQUINANO, CHE COLPISCONO I DIRITTI SINDACALI: A PARTIRE DA FIAT, ALCOA, ILVA.
Alla più grande aggressione capitalistica contro il lavoro dell’intero dopoguerra, va contrapposto un programma anticapitalistico altrettanto radicale che parta dalla difesa dei lavoratori:
1)Abrogazione dell’articolo 8 sui contratti di lavoro e della manomissione dell’articolo 18 sui licenziamenti illegittimi.
Pieno ripristino del contratto nazionale di lavoro e pieni diritti sindacali nelle aziende.
2)Salario minimo intercategoriale per legge di almeno 1500 euro netti.
Abolizione di tutte le leggi di precarizzazione del lavoro, varate dal centrosinistra ( Pacchetto Treu ), dal centrodestra (Legge 30), dal governo Monti: con la trasformazione dei rapporti di lavoro precari in rapporti di lavoro a tempo pieno e indeterminato.
Parità di diritti tra lavoratori italiani e migranti.
3)Blocco dei licenziamenti, nell’industria e nei servizi pubblici.
Ripartizione fra tutti del lavoro esistente attraverso la riduzione progressiva dell’orario di lavoro a parità di paga ( 30 o 32 ore settimanali).
Nazionalizzazione senza indennizzo e sotto controllo operaio delle aziende che licenziano, che inquinano, che colpiscono i diritti sindacali: a partire da Fiat, Ilva, Alcoa.
4)Mantenimento del salario contrattuale ai lavoratori in mobilità senza limiti di tempo. Un vero salario sociale di almeno 1200 euro netti ai giovani in cerca di prima occupazione e ai disoccupati che cercano lavoro sino all’ottenimento del lavoro a tempo indeterminato. Un forte recupero salariale, tramite aumenti e detassazione del salario contrattuale.
5)Un grande piano di nuovo lavoro in opere sociali, in particolare nel Sud ( a partire da risanamento ambientale, servizio idrico, edilizia popolare, trasporto pubblico).
6) L’insieme di queste misure va finanziato dalla tassazione progressiva dei grandi redditi e patrimoni; dalla soppressione dei trasferimenti pubblici alle grandi imprese private; dalla soppressione di grandi opere faraoniche, dannose o inutili (v. Tav);dall’abbattimento delle spese militari; dalla cancellazione dei privilegi clericali; da un controllo operaio e popolare sul fisco che colpisca alla radice l’evasione fiscale, a partire dall’abolizione completa del segreto bancario e dall’apertura dei libri contabili delle aziende.
Per una somma complessiva di risorse che ammonta a circa 200 miliardi.
VIA GLI STROZZINI.
ANNULLAMENTO DEL DEBITO PUBBLICO VERSO LE BANCHE.
NAZIONALIZZAZIONE DELLE BANCHE, SOTTO CONTROLLO SOCIALE.
Allo strozzinaggio usuraio praticato dal capitale finanziario contro i lavoratori e la popolazione povera va contrapposto un piano di misure altrettanto radicali:
1)Annullamento del debito pubblico verso le banche.
Ripudio unilaterale del “fiscal compact” e dei trattati dell’Unione Europea ( Unione degli industriali e dei banchieri contro i lavoratori europei).
2)Soppressione delle misure finanziarie e fiscali antipopolari connesse: a partire dai tagli alle pensioni, alla sanità, alla scuola, ai trasferimenti pubblici ai Comuni; dall’imposizione dell’IMU sulla prima casa di normale abitazione; dall’aumento dell’IVA e delle imposte indirette.
3)Nazionalizzazione delle banche, senza indennizzo per i grandi azionisti e con la tutela dei piccoli risparmiatori.
Unificazione delle banche in una unica banca pubblica, sotto controllo sociale.
4)Investimento delle risorse così risparmiate nella scuola pubblica; nell’università pubblica; nella sanità pubblica; nel ripristino di un sistema pensionistico a ripartizione, con la cancellazione di tutte le controriforme realizzate negli ultimi 20 anni, in fatto di trattamenti previdenziali, da parte di centrosinistra e centrodestra.
5)Abolizione dei finanziamenti pubblici per scuola privata, università privata, sanità privata. Loro nazionalizzazione, sotto controllo sociale.
ROTTURA COL VATICANO.
ABOLIZIONE DI TUTTI I PRIVILEGI CLERICALI.
ESPROPRIO DELLE GRANDI PROPRIETA’ ECCLESIASTICHE.
Al potere debordante del capitalismo ecclesiastico va contrapposto un insieme di misure coerentemente democratiche, anticlericali, anticapitalistiche
1)Abrogazione unilaterale del Concordato col Vaticano.
Abolizione di tutti privilegi, fiscali, giuridici, normativi, assicurati alla Chiesa cattolica: a partire dalla truffa dell’8 per mille.
Abolizione dell’insegnamento religioso confessionale nella scuola pubblica.
Investimento delle risorse così risparmiate nell’assistenza sociale, nei servizi pubblici, nel reddito ai disoccupati.
2)Esproprio dello IOR e commissione popolare d’inchiesta sui crimini finanziari vaticani.
Esproprio delle grandi proprietà immobiliari ecclesiastiche e loro destinazione ai servizi sociali e alla realizzazione del diritto alla casa.
3)Rifiuto di ogni forma di sessuofobia, omofobia, discriminazione di genere, a favore della piena parità di diritti e libertà per tutti gli esseri umani, contro ogni oscurantismo clericale. Diritto al matrimonio omosessuale.
PER LA PIENEZZA DEI DIRITTI DEMOCRATICI
PER UNA REPUBBLICA DEI LAVORATORI.
Al tentativo di uscire dalla crisi della seconda Repubblica con una nuovo progetto reazionario- funzionale alle politiche sociali antioperaie e antipopolari- va contrapposto un programma di misure radicalmente democratiche e la prospettiva di un altro Stato basato sulla democrazia dei lavoratori.
1)Abrogazione di tutte le leggi elettorali a carattere maggioritario, a favore del principio democratico integralmente proporzionale, ad ogni livello. Una testa, un voto. Cancellazione di ogni distorsione del principio democratico di rappresentanza ( premi di maggioranza, sbarramenti..).
2)Abolizione del Senato. Abolizione di ogni forma di privilegio connesso alla rappresentanza politica, sul piano nazionale e locale: nessun privilegio degli eletti rispetto agli elettori. Equiparazione dello stipendio di Deputato o di consigliere regionale allo stipendio medio di un impiegato. Revocabilità permanente degli eletti da parte degli elettori.
3)Superamento della burocrazia statale come corpo separato. Elettività di manager e dirigenti della pubblica amministrazione e dei servizi. Soppressione di ogni loro privilegio economico e pensionistico. Loro revocabilità permanente.
4)Investimento delle risorse così risparmiate nella piena garanzia ed ampliamento dei diritti democratici dei lavoratori e del loro potere di controllo: nella loro effettiva libertà di riunione, di stampa, di confronto, di partecipazione diretta al controllo dell’economia e all’amministrazione della società. Con l’eliminazione di tutti gli impedimenti oggi frapposti dalla legge del profitto e dalla democrazia borghese.
5)Revisione radicale del sistema penale e giudiziario. Depenalizzazione dei reati minori. Penalizzazione dei reati di criminalità finanziaria , ambientale, e di sfruttamento sociale: a partire dall’introduzione del reato penale di sfruttamento del lavoro nero, con la misura di esproprio dei beni degli sfruttatori.
PER UN GOVERNO DEI LAVORATORI, BASATO SULLA LORO FORZA E SULLA LORO ORGANIZZAZIONE. PER IL SOCIALISMO.
Questo è nel suo insieme l’unico programma generale che può segnare una svolta vera.
Solo un governo dei lavoratori basato sulla loro forza , che liberi l’Italia dalla dittatura degli industriali, dei banchieri, del Vaticano, può pienamente realizzarlo, in congiunzione con la lotta dei lavoratori degli altri Paesi: nella prospettiva degli Stati Uniti Socialisti d’Europa, quale unica via d’uscita progressiva dalla crisi del vecchio continente. Dentro una politica di sostegno incondizionato alle lotte dei lavoratori degli altri paesi, al di là di ogni divisione di frontiera, e alla lotta di liberazione di tutti i popoli oppressi, a partire dal popolo palestinese.
Solo una mobilitazione rivoluzionaria della classe lavoratrice e di tutti gli sfruttati può condurre alla realizzazione di questo governo.
Costruire in ogni lotta la coscienza di questa prospettiva è il lavoro quotidiano del PCL.
La nostra presenza elettorale è in funzione di questo lavoro, ben al di là del voto.
Perchè solo la rivoluzione può cambiare le cose.