di Falaghiste- Dopo quaranta giorni di occupazione, la ex sede della prima circoscrizione in via Maceri a Forlì, è stata sgombrata dalle forze del disordine..
Uno spiegamento imponente di polizia, rispetto al numero degli occupanti presenti in quel momento nell’edificio, ha circondato il quartiere costringendoli a terminare l’occupazione.
Un’esito previsto da tempo dagli stessi occupanti, che per tutto il tempo, non si sono mai illusi che il Comune concedesse loro la gestione di una proprietà pubblica, scientemente abbandonata al degrado dalla stessa amministrazione e, in prima persona, dal Sindaco Balzani e dai suoi soci in affari: costruttori, immobiliaristi, banchieri e pennivendoli vari di regime.
Va ricordato che l’edificio è composto, oltre che da numerosi ampi locali con servizi annessi, anche da decine di appartamenti vuoti all’ultimo piano e , vista la situazione dei costi delle case e degli affitti, non ci vuole una volpe per capire di chi siano le convenienze a mantenerli inutilizzati.
A proposito di pennivendoli: ieri, il giorno dopo lo sgombero, sulla Voce è apparsa un’intera pagina dedicata alla vicenda, corredata da foto, cronaca e commenti a firma “Baldoni”.
A parte l’elogio delle forze dell’ordine, che non manca mai in queste circostanze, tutto fa pensare che i responsabili del degrado siano stati gli occupanti. Infatti vi si legge: “ le forze dell’ordine hanno trovato i locali in uno stato di degrado”.
Il signor “ Baldoni “ se non fosse in malafede, ( cosa assai probabile ) si sarebbe dovuto documentare prima. Allora avrebbe scoperto che lo stato di degrado era precedente all’occupazione, come documentato ampiamente dagli occupanti ( con filmati, foto e articoli diffusi in rete e ignorati, manco a dirlo, dalla stampa locale) e che loro hanno cercato, per quanto possibile, visti gli scarsi mezzi a disposizione, di porvi rimedio
Ma il Baldoni, non pago di questo stravolgimento, ci racconta anche la favola che il Sindaco, buono e comprensivo, avrebbe proposto un‘altro locale e che, gli inveterati estremisti, avrebbero rifiutato la generosa offerta.
Non dice, naturalmente, che la proposta del Sindaco era di quelle indecenti che si fanno:” tanto per pararsi il culo” . E’ chiaro che da astuto politicante egli sapeva benissimo che sarebbe stata rifiutata, in quanto, riguardava un locale del tutto inadatto alle attività del collettivo e per di più da condividere con altre associazioni.
Va be!… niente di nuovo; i padroni sono padroni e i loro servitori ancora peggio, ma ciò non toglie che ad ogni occasione vanno sbugiardati con ogni mezzo possibile.
L’esperienza del “MaceriA occupato”, come è stato ribattezzato con una certa inventiva dai ragazzi, è stata comunque un evento che ha un poco illuminato questa triste città dove non esiste un luogo di incontro per divertirsi con poca spesa e informarsi sulle cose del mondo.
Durante l’occupazione infatti, in un vortice di iniziative di vario genere, si sono affrontati una tale quantità di temi e argomenti che è difficile riassumere in breve( filmati, dibattiti, esperimenti di autoproduzione di cibo a buon mercato ecc) tutti alternativi alla società basata sulla ricchezza di pochi e la miseria economica e culturale di tutti gli altri.
Una dimostrazione concreta che gli individui, se si trovano nell’ambiente adatto, imparano a collaborare con gli altri; senza reciproche prevaricazioni ( oltre le differenze culturali, generazionali e di genere) e che smentisce l’idea clericale e borghese che gli individui nascono egoisti.
Tutto è filato liscio come l’olio? Sarebbe sciocco crederlo: non tutti sono ugualmente pronti ad assumersi delle responsabilità .
In una società organizzata per produrre servi o padroni la coscienza non può essere in tutti uguale : ci vuole tempo perché accada.
Ma comunque tentare significa procedere in questa direzione ed è un vero peccato che l’occupazione non sia durata più a lungo
Rimane da chiedersi cosa è rimasto di questa esperienza, non tanto in forma celebrativa, ma per trarne insegnamento per il futuro.
E questo perché, è del tutto logico:” che la lotta continua”.