La vicenda di Angelo di Carlo, l’operaio che si è dato fuoco di fronte a Montecitorio non può lasciare indifferenti. Angelo rappresenta l’emblema di una una situazione socio-economica che ha spinto alla disperazione milioni di salariati.
Così come Mohamed Bouazizi il fruttivendolo che divenne l’emblema della rivolta tunisina, Angelo ha pensato ad un gesto disperato per rimediare ad una società, quella capitalista, che calpesta quotidianamente la dignità di milioni di uomini e donne. Angelo come Mohamed rappresenta al contempo l’impotenza del gesto isolato.
Se ricordiamo Mohamed è solo perché il ritrovato protagonismo delle masse tunisine riuscì sollevandosi (al di là degli esiti di quelle lotte) a riscattare la propria dignità. Storie come quelle di Angelo e Mohamed fanno male e al tempo stesso fanno incazzare perché non saranno questi gesti disperati a cambiare il corso degli eventi.
E’ ora di dire a chiare lettere che non dobbiamo cercare la compassione delle classi dominanti, ma provocare il loro terrore, organizzandoci ed uscendo dalla passività delle pratiche individualiste.
E’ ora di organizzare la nostra rabbia e rovesciare una volta per tutte, il governo di industriali e banchieri.