Resistenza al governo delle banche
La minaccia occorsa risulta francamente intollerabile, ancor più alla luce del fatto che la stessa prefettura, a poche centinaia di metri di distanza, aveva autorizzato un presidio fascista di Forza Nuova, vergognosa provocazione nel giorno della Liberazione di cui si sono rese complici, direttamente o indirettamente, tutte le istituzioni locali, antifasciste a parole ma assai meno nei metodi.
La nostra contestazione si rivolgeva direttamente a Giorgio Napolitano, primo esponente e promotore del governo Monti, fautore di quelle misure lacrime e sangue che hanno messo il paese in ginocchio in nome del profitto bancario. Davanti al suo interventismo ed alla sua complicità, la nostra risposta è stata quella di rilanciare la più ferma opposizione a questo esecutivo dei banchieri, rivendicando in maniera decisa la parola d’ordine della cancellazione del debito pubblico contratto nei confronti di banche ed istituti finanziari con conseguente nazionalizzazione degli stessi e senza indennizzo per i grandi azionisti. Una misura di rottura con questo sistema, apertamente rivoluzionaria. E per questo l’unica plausibile.
Resta, quella del Partito Comunista dei Lavoratori, l’unica presenza organizzata apertamente contestatoria presente in questa piazza, in piena linea con quello che i nostri compagni hanno fatto (ad esempio in Sardegna) e faranno in tutto il resto del paese, rigettando apertamente l’idea di Napolitano come figura istituzionale super partes, avendo egli chiaramente dimostrato il suo inaccettabile posizionamento politico a seguito della caduta berlusconiana.