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Da Occupy piazza affari

Oggi (31 marzo ndr) la lotta inizia soltanto. Essa dovrà proseguire fino alla cacciata di Monti e al ripudio del debito verso le banche. Il vasto schieramento di opposizione sociale e politica oggi in piazza raccoglie il testimone delle decine di scioperi spontanei e mobilitazioni operaie di questi giorni in tutta Italia in difesa dell’art. 18. E lo rilancia con la potente richiesta dello sciopero generale prolungato.

 IL DEBITO L’ideologia dominante presenta l’esplosione del debito pubblico come effetto di un eccesso di concessioni sociali e “privilegi” alle classi subalterne. E’ vero l’opposto. Il debito pubblico è esploso come conseguenza della crisi del capitalismo, della caduta del saggio di profitto, e delle politiche antioperaie e antipopolari tese a contrastarla.
L’intera politica delle classi dominanti europee e dei loro governi si impernia attorno al pagamento degli interessi sul debito.
Le stesse banche che hanno concorso alla voragine del debito pubblico diventano beneficiarie del pagamento del debito promuovendo attraverso governi di fiducia un autentico massacro sociale.
Un massacro sociale che non solo non contrasta la crisi, ma concorre a cronicizzarla, lungo una spirale senza fine: recessione, crescita del debito, tassi d’interesse usurai, nuove rapine sociali, nuove spinte recessive. Non è il “fallimento del liberismo”. E’ il fallimento di tutte le politiche borghesi di fronte alla crisi del capitalismo. Il caso italiano è esemplare. Da un lato il governo Monti ha garantito con risorse pubbliche le banche italiane, per consentire loro di incassare l’enorme regalia di 116 miliardi dalla BCE.
Dall’altro lato l’economia italiana cade in recessione, con l’immiserimento dei lavoratori e delle classi subalterne. Mentre i tassi di usura praticati dalle banche restano altissimi o addirittura crescono. Non si può uscire da questa spirale distruttiva senza ripudiare il debito pubblico, nazionalizzare le banche senza indennizzo verso i grandi azionisti, unificarle in un’unica banca pubblica sotto controllo sociale.
  La verità è che il capitalismo è fallito e non è riformabile. Non è possibile “una nuova politica economica senza affidare il potere decisionale ai lavoratori rovesciando la dittatura di industriali e banchieri. Per questo rivendichiamo:
 • il debito non va pagato: lo paghi chi l’ha creato (banche, finanza, CONFINDUSTRIA e chiesa);
 • la nazionalizzazione delle banche e delle assicurazioni sotto controllo operaio salvaguardando i piccoli risparmiatori;
 • il controllo operaio sulla produzione, attraverso l’abolizione del segreto commerciale e l’apertura dei libri contabili;
 • la nazionalizzazione dei grandi gruppi capitalistici dell’industria, come la FIAT;
 • un grande piano di opere sociali di pubblica utilità invece di opere inutili e dannose come la TAV o il ponte sullo stretto.

 L’ART.18 Dopo aver distrutto le pensioni di anzianità, il Governo Monti mira al cuore dei diritti del lavoro: il diritto al reintegro se sei licenziato senza giusta causa. A ciò si aggiunge il mantenimento di tutte le forme di precarizzazione del lavoro, e addirittura la drastica riduzione degli ammortizzatori sociali per 4 milioni di lavoratori. Ma la partita in realtà non è “chiusa” come vorrebbe Monti.
Può essere riaperta dalla forza di 16 milioni di lavoratori. Se solo quella forza sarà dispiegata.
I sindacati non possono sottrarsi a questa responsabilità. A cominciare dalla CGIL.
Il rinvio a fine maggio dello sciopero generale come annunciato dalla Camusso è più di un grave errore: è il segno della subalternità all’esigenza di trovare un “compromesso” che salvi il PD e di riflesso il governo.
Al contrario tutti i lavoratori d’avanguardia e con essi tutti i settori popolari colpiti dal massacro sociale, sono chiamati contrastare questa prospettiva e questa logica: L’articolo 18 definisce un diritto inviolabile del lavoratore. Questo diritto non può essere manomesso. I diritti degli operai non possono essere terreno di mercanteggiamento.  Migliaia di lavoratori, in questi giorni hanno già intrapreso l’azione di sciopero.
Questo è il momento di proclamare lo sciopero generale. 

•SCIOPERO GENERALE SUBITO, AZIONE DI MASSA PROLUNGATA CHE BLOCCHI l’ITALIA SINO AL RITIRO DELLE MISURE ANNUNCIATE

•ASSEMBLEA NAZIONALE DI DELEGATI ELETTI PER DEFINIRE UNA PIATTAFORMA DI LOTTA UNIFICANTE E APRIRE UNA VERTENZA GENERALE DI TUTTO IL MONDO DEL LAVORO, DEI PRECARI, DEI DISOCCUPATI VIA IL GOVERNO DELLA CONFINDUSTRIA E DELLE BANCHE. 


•GOVERNINO I LAVORATORI.

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