Una delegazione del PCL ha partecipato, insieme ad altre forze politiche, al presidio organizzato venerdì dalla FIOM davanti alla Marcegaglia in difesa dei 12 lavoratori interinali buttati in mezzo alla strada perchè non è stato accettato il ricatto aziendale, ovvero la firma di un salario d’ingresso che andrebbe a decurtare considerevolmente la paga mensile. Una vera e propria pistola puntata alla tempia di tutti i lavoratori futuri del gruppo, che non deve passare. Occorre segnalare però che l’origine di questi problemi fu determinata dall’introduzione nel paese di leggi che andavano a precarizzare il rapporto lavorativo, arrivando sino alla giungla odierna in cui i padroni possono scegliere per le loro assunzioni tra un ricco menù che propone ben 48 forme contrattuali al ribasso, tutte a vario modo con la prevista data di scadenza del singolo lavoratore. Il lavoro interinale (con annesse agenzie a lucrare sul nostro sudore) fu per esempio consentito e lanciato dal primo governo Prodi (centro-sinistra) negli ormai lontani anni ’90, col pretesto che ciò avrebbe consentito la creazione di nuove opportunità d’impiego. La verità, a 15 anni di distanza, è esattamente opposta: la disoccupazione ha raggiunto picchi record e nelle fabbriche e nei posti di lavoro, proprio a causa della precarietà, si trovano fianco a fianco lavoratori di serie A, B, C e così via, chi più ricattabile, chi meno. In tal modo è più facile per l’azienda applicare il divide et impera e più complicato per il sindacato compattare il fronte operaio. Ma la stessa CGIL dov’era quando il centro-sinistra varava il Pacchetto Treu? Ora, per risalire la china, toccherà rispondere all’aggressione straordinaria portata avanti dal capitale con una forza straordinaria messa in campo dal movimento operaio, altrimenti prevarrà la guerra tra poveri, ad esclusivo godimento di Marcegaglia e soci. Partito Comunista dei Lavoratori (PCL) sezione “D. Maltoni” Forlì-Cesena