• Senza categoria

RINTAL: IL VERO VOLTO DEL PADRONE

Il caso della Rintal, azienda produttrice di scale di lusso con più di un centinaio di dipendenti, è il tipico caso dove il padrone, gestendo un’azienda storicamente non sindacalizzata, non si maschera della classica ipocrisia borghese tipica del periodo concertativo, ma può mostrare liberamente il suo vero volto: quello di sfruttatore senza scrupoli.

I problemi sono iniziati (ne avevamo già parlato nel n°1 di Opposizione Comunista nelle fabbriche) quando l’azienda licenzia gli interinali e comincia ad usare le ferie dei lavoratori per far fronte al calo della produzione. Successivamente gli operai finiscono in cassa integrazione ma non è vero che l’azienda è in crisi, visto che nel frattempo si sta costruendo un nuovo capannone intestato ad una finanziaria il cui padrone, guarda caso, è lo stesso della Rintal.

In pratica la proprietà punta a farsi pagare il capannone dalla cassa integrazione dei suoi lavoratori, oltre che dagli aiuti statali (quindi di altri lavoratori contribuenti).
Come se non bastasse, la cassa viene usata come arma di ricatto: non vi è alcuna rotazione e si lasciano a casa i lavoratori considerati scomodi.
Dopo il licenziamento in tronco di una dipendente, subentrano i sindacati che si accordano di un minimo di tre giorni di lavoro mensili per ogni operaio, ma, dopo questo accordo, il padrone se ne esce col licenziamento di un altro operaio.
Il tutto con la scusa che questo è dipendente di un’azienda esterna con meno di 15 dipendenti, la Misterstep; che in verità è sempre di proprietà Rintal.
I sindacati chiedono il reintegro ma l’azienda lo accetta a patto di mettere in cassa integrazione venti lavoratori
A questo punto si propongono due misere ore di sciopero.
E’ da questo momento che il padrone mette in campo contro gli operai le armi più subdole e violente: prima mettendo in cassa i lavoratori proprio il giorno dell’assemblea nella speranza che questi non vi partecipino, ma gli operai invece si presentano e approvano lo sciopero; poi mandando una spia in assemblea per identificare chi aderisce allo sciopero e perlustrando la fabbrica immediatamente dopo, per intimidire i lavoratori, minacciando addirittura di chiudere il reparto in cui lavorano la maggior parte degli aderenti allo sciopero.
Il triste risultato è che allo sciopero partecipano solo gli operai che quel giorno erano in cassa integrazione.  

Operai! E’ ora di alzar la testa e unirsi nella lotta!
Forse qualcuno in fabbrica pensa che stando zitto e buono si salverà il culo e a rimetterci saranno gli altri. Forse andrà così. Forse, adesso andrà così.
Ma in questo modo passerà il messaggio che i lavoratori sono solo dei servi e il padrone può fare quello che vuole della loro vita.
Così la prossima volta toccherà anche a quel qualcuno e allora sarà troppo tardi per lamentarsi.

Alzare la testa e lottare non è solo l’unica maniera per difendere il proprio lavoro, ma è anche l’unica per difendere la propria dignità di esseri umani, perché questo padrone vi sta trattando come immondizia, proprio voi che da anni lo mantenete. 

Bisogna allora fargli capire che “i padroni non possono fare a meno degli operai, mentre gli operai potrebbero benissimo fare a meno dei padroni”.
L’unica maniera per dimostrarlo è andare ad intaccare i suoi profitti.
E’ possibile: se il padrone usa i metodi più subdoli per fermare le lotte, bisogna allora mettere in campo una radicalità ed una furbizia uguale e contraria.
Se la Rintal mette in cassa i lavoratori proprio il giorno in cui si annunciano scioperi, si smetta allora di annunciarli, si facciano scioperi improvvisi e selvaggi; o magari si timbri il cartellino e poi si diminuisca drasticamente il ritmo produttivo.

Non si permetta che nessuna spia del padrone partecipi all’assemblea.
Se poi i venti operai finiranno in cassa a zero ore, visto che a quel punto non avranno più niente da perdere, potranno cercare, con l’aiuto di parenti, amici, sindacati, di organizzare una mobilitazione per picchettare i cancelli e rallentare e/o fermare i mezzi in entrata e uscita.
Possiamo assicurare che il PCL darà tutto il supporto possibile per un’iniziativa del genere.

Il caso Rintal ci dice anche altro: è sempre più urgente unire le lotte. 
In questa maniera si eviterà di andare incontro a sconfitte in ordine sparso.
Sono decine le aziende in situazioni analoghe, è ora che gli operai di queste si diano aiuto reciproco.
Serve una grande assemblea dei lavoratori delle aziende in lotta, al di là di ogni steccato sindacale.
SE GLI OPERAI COMICIANO AD ORGANIZZARSI COME CLASSE SOCIALE NIENTE POTRA’ FERMARLI! 

Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.