Sovvertire il fallimento del presente
Dopo aver letto le osservazioni, non banali, dell’ex assessore di Rifondazione Palmiro Capacci è il caso di aprire un dibattito.
Partendo dallo slogan di apertura dello spezzone del cosiddetto blocco nero: “non chiediamo il futuro, ci prendiamo il presente”; Capacci teorizza l’estraneità ai valori espressi dalla cultura di sinistra di questa componente del movimento che ha animato il 15 ottobre a Roma.
Detto per inciso, che quest’area sia per Capacci estranea ai valori della sinistra poco importa, questa componente ricorda da vicino l’autonomia e alcune frange dell’anarchismo e comunque la si giudichi non si può certo dire che siano marziani.
Capacci coglie tuttavia nel segno quando afferma:
Nel mondo attuale si vive come in un eterno presente, non c’è memoria del passato, non c’è un progetto per il futuro, perché l’idea di fondo è che il mondo attuale è il migliore o comunque è l’unico possibile, l’unica possibilità che rimane all’uomo è quella “prendersi il presente” riuscendo ad accamparsi il possibile, qui ed ora o al massimo domani.
L’espressione politica dall’autonomia e dell’anarchismo del III millennio è effettivamente figlia dello spirito del tempo e interpreta una variate di sinistra dalla filosofia della classe dominante: il postmodernismo.
Una logica quella post-moderna che ricorda da vicino il nichilismo populista che dominava la scena della Russia zarista prima di essere spazzata via dal bolscevismo.
E qui si apre il vero nodo del contendere: la lotta al riformismo e al nichilismo anarcoide per lo sviluppo di una prospettiva autenticamente rivoluzionaria.
Come fa Capacci a non capire che proprio il tradimento dei partiti riformisti, Rifondazione in primis, ha alimentato la sfiducia nell’azione politica organizzata di vasti settori del proletariato giovanile?
Se il ribellismo spontaneista pre-politico e anti-marxista è un nostro avversario politico, lo è maggiormente l’opportunismo dei riformisti del partito di Capacci.
Ci sembra inoltre risibile l’atteggiamento delle direzioni nazionali di SeL e Federazione della Sinistra che, mentre si candidano con sfacciato opportunismo per l’ennesima volta a reggicoda del Pd, si scandalizzano per 4 auto bruciate, quando i loro parlamentari hanno avvallato violenze ben più grandi sostenendo: guerre “umanitarie”, lager per immigrati e pacchetto Treu.
Il PCL non si sottomette a questa ipocrisia!
(…)In uno scontro tra apparato dello stato e migliaia di giovani di diversa estrazione (ben altro che i cosiddetti gruppi black block), come quello avvenuto a S. Giovanni, noi stiamo incondizionatamente dalla parte dei giovani e della loro resistenza, indipendentemente dalle cause d’innesco dello scontro.
Come facemmo il 14 dicembre di un anno fa, contro ogni scandalismo perbenista.
Ed oggi respingiamo con forza la campagna repressiva del governo, sostenuta dal “nuovo” centro sinistra, contro la cosiddetta area antagonista(…)
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