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Con la “Rosa rossa” contro lo stato borghese, il capitale e il riformismo, per la rivoluzione socialista


di Franco Grisolia

“Nella società borghese il ruolo spettante alla socialdemocrazia è per sua essenza quello di un partito di opposizione; come partito di governo può farsi avanti solamente sulle rovine dello stato borghese”.

Rosa Luxemburg
Novant’anni fa, il 15 gennaio del 1919, moriva assassinata una delle figure più importanti nella storia del marxismo rivoluzionario internazionale, Rosa Luxemburg.

Veniva brutalmente uccisa a Berlino da una squadraccia di ufficiali e soldati appartenenti ai Corpi Franchi (Freikorps), formazioni reazionarie al servizio del governo socialdemocratico, responsabile morale dell’omicidio di Rosa e di quello, contemporaneo, dell’altro principale dirigente dei comunisti tedeschi Karl Liebknecht.


Una giovane rivoluzionaria

Rosa Luxemburg nacque in Polonia (che faceva allora parte dell’impero russo) nel 1871 in una famiglia di commercianti ebrei.

Già al liceo, nel 1887, aderì al partito rivoluzionario clandestino Proletariat.

Per sfuggire alla repressione nel 1889 fuggì dalla Polonia e si trasferì a Zurigo dove studiò economia e diritto.

Si inserì pienamente nella vita della Seconda Internazionale in cui si erano raggruppati i partiti operai di tutto il mondo. Nel 1893 partecipò al suo secondo congresso, nel corso del quale si contrappose ad una parte dei socialisti polacchi allorquando espresse il suo rifiuto della lotta per l’autodeterminazione della Polonia.

Questo argomento divise il movimento socialista polacco: da un lato il Partito Socialista Polacco, sempre più nazionalista e riformista, che sosteneva l’autodeterminazione; dall’altro la maggioritaria Socialdemocrazia del Regno di Polonia e Lituania (SDKPIL), marxista rivoluzionaria ma settaria sulla questione nazionale, che Rosa Luxemburg avrebbe diretto dall’estero insieme al suo grande compagno, politico e personale, Leo Jogiches.

Contro opportunismo e centrismo
Nel 1898 Rosa decise di trasferirsi in Germania per inserirsi all’interno del Partito Socialdemocratico tedesco, il più importante dell’Internazionale.

Nel corso di quell’anno si sviluppò, prima in Germania e poi internazionalmente, uno scontro cruciale all’interno del movimento socialista. In una lunga serie di articoli uno dei principali teorici dello SPD, Berstein, sostenne la necessità di passare dalla prospettiva rivoluzionaria del marxismo a quella di una trasformazione sociale graduale e pacifica da attuare attraverso un processo di riforme.

I massimi dirigenti del partito tedesco, Bebel e soprattutto il suo teorico Kautsky, risposero condannando il revisionismo di Bernstein. Ma fu Rosa la critica più conseguente e radicale, con il suo scritto dal titolo significativo “Riforma sociale o rivoluzione?” .

Negli anni successivi Rosa continuò la sua battaglia con molti articoli e libri, tra i quali spiccano“ Lo sciopero di massa” del 1906 e “Teoria e pratica” del 1910.

In essi andò approfondendo la sua critica a Kautsky e agli altri dirigenti del centro del partito di cui coglierà perfettamente, e ben prima di Lenin, il formalismo dell’ortodossia marxista disgiunto da ogni progetto rivoluzionario concreto, diventando così punto di riferimento della corrente di sinistra sia in Germania che nell’Internazionale.

La Luxemburg oltre che agire in Germania continuava a dirigere il partito polacco e tramite questo ad intervenire nel movimento socialista russo, a volte in contrasto, a volte in piena alleanza coi bolscevichi.

Allo scoppio della rivoluzione nell’impero zarista, nel 1905, rientrò clandestinamente in Polonia dove fu arrestata nel marzo del 1906. Rilasciata per le sue condizioni di salute (in realtà soprattutto per valutazioni di ordine politico), rientrò in Germania.

Durante questo periodo partecipò regolarmente alle riunioni dell’Internazionale e dei suoi organismi dirigenti. In particolare, al congresso di Stoccarda del 1907 elaborò insieme a Lenin un testo (approvato) che prevedeva che nel caso in cui il proletariato non fosse riuscito a bloccare una guerra europea avrebbe dovuto utilizzare la situazione bellica per cercare di realizzare la presa del potere.

A partire dal 1907 insegnò economia politica alla scuola centrale di partito e da questa esperienza nacque il volume “L’accumulazione del capitale”, un testo che esprime una visione catastrofista delle prospettive del capitalismo (e come tale fu criticato da Lenin), ma che resta un’opera maestra nel dibattito economico marxista.

Guerra, rivoluzione e morte
Nel 1914 scoppiò la guerra e con essa implose anche la Seconda Internazionale.La maggior parte dei partiti socialisti si schierarono con la propria borghesia votando i crediti di guerra.

In Germania si espresse in maniera emblematica il fatto che la direzione centrista aveva dato vita al peggiore opportunismo. Quando il capogruppo parlamentare dello SPD, il centrista Haase, propose di votare contro i crediti, solo 15 deputati (del centro e della sinistra) su 111 lo appoggiarono. Gli altri si dichiararono per il voto favorevole, obbligando ad esprimersi in tal modo, per disciplina, anche centristi e rivoluzionari.

Il colpo fu terribile.
Dalla sera stessa del tradimento, Rosa con i suoi più stretti compagni si impegnò per un nuovo inizio. Diede vita nel 1915 alla rivista “Die Internazionale”, che uscì in contemporanea al suo arresto a causa di vecchie condanne per antimilitarismo. Anche dal carcere Rosa continuò ad animare teoricamente la corrente internazionalista che si strutturò col nome di Lega di Spartaco.

Nel 1916 i centristi vennero espulsi dallo SPD e diedero vita al Partito Socialdemocratico Indipendente (USPD) cui aderì la Lega di Spartaco, pur conservando una struttura autonoma.

Alla fine del 1918, di fronte al perdurare della guerra e della miseria, esplose la rivolta di massa. Berlino fu percorsa da centinaia di migliaia di manifestanti e il 4 novembre i marinai della flotta si ammutinarono. Venne proclamata la repubblica. Rosa fu liberata dalla rivoluzione il 7 novembre. Il governo passò ad una coalizione socialista di SPD e USPD sebbene, in realtà, il potere rimaneva nelle mani della destra socialdemocratica di Ebert, Noske e Sheidemann, fermamente intenzionati a mantenere il predominio della borghesia, purtroppo continuando a godere dell’approvazione della maggioranza della classe operaia.

Fu a questo punto che la Lega di Spartaco decise di rompere con l’ USPD e di costituirsi in Partito Comunista, ancora largamente minoritario nella classe operaia. Di fronte al perdurare della situazione rivoluzionaria lo SPD si affidò alla peggiore reazione. I Corpi Franchi ripresero sanguinosamente il controllo della situazione. A Berlino, dove l’influenza dell’estrema sinistra era più forte, ai primi di gennaio si sviluppò un confuso movimento semi-insurrezionale, diretto da settori del KPD, della sinistra USPD e dai delegati rivoluzionari di fabbrica. Rosa colse i limiti e i rischi di un tentativo rivoluzionario prematuro, ma né lei né il KPD furono in grado di controllare gli avvenimenti. La rivoluzione fu sconfitta. Il 15 gennaio Rosa e Karl Liebknecht furono catturati dai Corpi Franchi. Furono selvaggiamente uccisi poche ore dopo.


L’eredità della nostra “Rosa rossa”

La figura rivoluzionaria di Rosa Luxemburg è stata vittima di una meschina opera di calunnia e di travisamento. Lei che fu fatta uccidere dai socialdemocratici, è stata presentata come una sorta di socialdemocratica di sinistra. Lei che per la chiarezza sul ruolo della violenza rivoluzionaria di massa era soprannominata dai riformisti “Rosa la sanguinaria”, è stata rappresentata come una pacifista.

Rosa a volte si scontrò con Lenin, ma si trattava di dibattiti all’interno del marxismo rivoluzionario conseguente. Nella maggior parte dei casi fu Rosa a sbagliarsi, ma in altri aveva ragione, come scrisse lo stesso Lenin nel 1914:“Era Rosa Luxemburg ad avere ragione, da molto tempo aveva capito che Kautsky faceva la corte […] all’opportunismo.”

L’Internazionale comunista delle origini la ricordò come una dei grandi maestri del marxismo. E non a caso Stalin, il liquidatore dell’Internazionale e il grande assassino di comunisti, negli anni ‘30 si scagliò con violenza contro la figura di Rosa Luxemburg. Nell’autunno del 1918, ancora in carcere, mentre concludeva un testo sulla rivoluzione russa, che pure esprimeva varie critiche all’azione dei bolscevichi, Rosa scriveva: “Lenin e Trotsky con i loro amici sono stati i primi che hanno dato l’esempio al proletariato mondiale […]. Questo è l’elemento essenziale e duraturo della politica bolscevica. In questo senso resta loro immortale merito di aver marciato alla testa del proletariato internazionale, conquistando il potere politico e ponendo praticamente il problema della realizzazione del socialismo […]. In Russia il problema poteva soltanto essere posto. Non poteva essere risolto in Russia. Ed è in questo senso che l’avvenire appartiene ovunque al bolscevismo”.

A novant’anni di distanza queste parole restano profondamente attuali ed è per questo che il lascito teorico e politico della “Rosa rossa” appartiene al bolscevismo del futuro, la IV Internazionale Rifondata.

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