A proposito della ricerca scientifica
Quest’opinione, assai diffusa quanto devastante, che pone la scienza e la tecnologia al di fuori della società ( come se essa non fosse il prodotto degli uomini e quindi il risultato storico dei loro conflitti) è il prodotto culturale di coloro che la vogliono asservire ai loro interessi.
E’ un falso ideologico, che spaccia per logico ciò che non è, allo scopo di coprire i responsabili dei peggiori crimini scientifici di ieri e di oggi: l’energia nucleare, le tecnologie militari, i pesticidi, i concimi chimici ecc.; tutte cose inutili, anzi dannose, per l’umanità, ma rese artificialmente necessarie nel contesto dello sviluppo della proprietà privata dei mezzi di produzione, cioè della società capitalistica dominata dalla borghesia.
Ad esempio, per i padroni dell’industria chimica cosa c’è stato, di più remunerativo dei concimi chimici ? Per decenni hanno impoverito la fertilità dei suoli ed inquinato i mari, piuttosto che fornire agli agricoltori tecnologie agricole integrative dei sistemi tradizionali, da loro gestibili e controllabili.
Insomma, la ricerca scientifica dipende dal potere politico che la controlla e la promuove come necessaria.
Certo è che, in linea di principio, qualsiasi scoperta è comunque conoscenza e quindi in essa risiede una potenzialità progressiva.
Ma anche qui non ci siamo, perché i campi di esplorazione scientifica sono tanti e così vasti che necessariamente occorre scegliere quale di questi è il più necessario; ma necessario per chi , per il profitto dei padroni o per quello dei popoli ?
Secondo l’ideologia borghese, la ricerca dovrebbe essere al servizio delle imprese, perché la borghesia è la depositaria del mandato democratico di produrre le merci, le quali ( acquistate liberamente dai consumatori nel mercato in regime di concorrenza) sarebbero il miglior risultato scientifico possibile per la qualità della vita.
Così è stato e sempre di più, da almeno vent’anni e il risultato è sotto gli occhi di tutti, un devastazione senza precedenti.
In conclusione, il controllo della scienza, dei suoi indirizzi e dei suoi fini è un campo di battaglia fra classi sociali e non c’è nessuna possibile mediazione.
Nel contesto della ricerca e della cultura ( come in altri campi ) non v’è nessuna conquista definitiva a vantaggio dei popoli, senza la socializzazione del potere politico e tramite questo l’abolizione della proprietà privata dei luoghi dove si forma e si diffonde la conoscenza.
Così, la legge Gelmini, che vuol ridurre le università pubbliche( in modo confuso a dire il vero ) a reparti distaccati e a buon mercato delle imprese, va sconfitta sul fronte della proprietà pubblica e proletaria del sapere e non sul fronte dell’ideologica borghese progressista basata su un efficientismo meritocratico anch’esso al servizio dei padroni.
Perciò, gente come Vendola e Bersani, che cercano ipocritamente, di cavalcare la protesta degli studenti, dovrebbero essere presi a calci in culo ogni volta che si fanno vedere in giro per le piazze, per le vie e sui tetti a seguito degli studenti, insieme al loro seguito di pennivendoli e paraculo di regime.