PIAZZA DELLA LOGGIA … LA LEGGE E’ UGUALE PER TUTTI
Lo stesso succede per i tentativi di golpe, che hanno infestato la nostra storia.
Come a dire che la presenza di una destra eversiva e di servizi deviati nel cuore dello stato borghese, sia qualcosa di anomalo, uno scostamento dalla norma.
Altrettanto anomalo, come fosse un’eccezione della storia italiana, ci viene presentato il fatto che in sede processuale la verità non sia mai raggiunta e che tutte le sentenze si risolvano con una formula assolutoria (quando non arrivano al grottesco, come nel caso di Piazza Fontana, ove le famiglie delle vittime sono state costrette al pagamento delle spese processuali!)
Inutile dirlo, non è assolutamente così e ancora una volta la cronaca quotidianamente ce lo dimostra.
In realtà questa è la “regola” di funzionamento dello stato borghese. Ogni qual volta lo stato opera nei fatti in un modo che è diverso da quelle che sono le regole costituzionali “dichiarate”, la verità processuale non deve necessariamente essere realizzata.
E che è così lo dimostrano i fatti di Genova nel 2001, l’assassinio di Carlo Giuliani di Aldrovandi e tutti i morti assassinati in carcere.
Il polverone e le “nebbie” che si alzano in questi casi sono strumentali, servono solo a proteggere i “veri” meccanismi di funzionamento dello stato dal rischio che si faccia largo l’idea che “la legge possa davvero essere uguale per tutti”
Perché la legge NON è uguale per tutti, il principio di uguaglianza per lo stato non vale: e lo abbiamo visto nei fatti, ce lo hanno sparato in faccia che “la divisa non si processa” e che “il cuore dello stato è al di sopra della legge”.
Dice Orwell: “C’è da qualche parte un luogo, un mondo di oggetti solidi, dove il passato sta ancora avvenendo?
La risposta sempre di Orwell è: “Nei documenti. Vi è registrato”. “Nei documenti. E… nella mente. Nella memoria degli uomini”.
Noi i documenti li abbiamo … e la memoria pure! Sappiamo bene che dietro le stragi non c’è nulla di oscuro e misterioso.
Piazza della Loggia fu uno degli anelli (Piazza Fontana fu il primo) di una catena di stragi e tentati golpe accompagnati da montature poliziesche e provocazioni contro la sinistra antagonista.
Chi mise la bomba lo sappiamo bene: furono i fascisti.
Anzi, per la precisione “l’apparato militare poliziesco della Nato, con la manovalanza estremista di segno fascista, coperta dalla burocrazia italiana militare poliziesca e giudiziaria legata alla Cia”.
Si trattò della guerra di sempre, la guerra contro i movimenti e le avanguardie che rifiutano la collaborazione di classe; quella stessa guerra che, le forze al potere continuano a combattere con armi diverse, adattate al contesto storico immediato: la repressione poliziesca o giudiziaria, la strategia della tensione, la demonizzazione del dissenso, dell’opposizione di classe nei luoghi di lavoro e nel sindacato, la revisione storica, la falsificazione, l’oblio.
ABBIAMO PERSO? CREDO DI SI’
In quegli anni l’ascesa rivoluzionaria fu interrotta e dopo un’effimera stagione, in cui sembrò che il compromesso storico fosse sul punto di concretizzarsi, il potere borghese si stabilizzò su basi moderate.
Oggi dopo la crisi della prima repubblica (1992-93), con l’ascesa di Berlusconi, con le varie riforme elettorali (e anche grazie alla politica delle direzioni maggioritarie del movimento operaio nel corso degli anni settanta e ottanta, che collaborarono a disperdere una grande forza sociale e a preservare l’intangibilità dello stato borghese), si è ormai quasi compiuto il “programma di rinascita nazionale” che la strategia della tensione aveva previsto: esecutivo forte, maggioritario, controllo dell’esecutivo sulla Tv e sulla magistratura, scuola privata, emarginazione del dissenso politico.
Diceva una vecchia canzone: “E allora cosa vuoi di più compagno, per capire…”
SI E’ CHIUSA UNA STAGIONE DI LOTTE.
MA SE NE STA APRENDO UNA NUOVA ALL’INSEGNA DELLA LOTTA DI CLASSE INTERNAZIONALE!
CHE SE NE VADANO TUTTI, GOVERNINO I LAVORATORI.