Dopo il 16 che fare ?
Della pubblica paura ( Maroni ). E’ stata la dimostrazione che una parte consistente della classe lavoratrice è disponibile alla lotta contro l’attacco ai diritti e al salario dei lavoratori guidato dalla Fiat, da Confindustria e dal governo, con la complicità dei partiti della finta opposizione, primo fra tutti il Partito Democratico, che per bocca di Bersani ha appoggiato Marchionne.
La domanda della piazza, espressa nella richiesta dello sciopero generale, non si è limitata ai problemi dei metalmeccanici ma ha investito tutte le politiche di taglio allo stato sociale praticate da oltre vent’ anni da tutti i governi, (di centro destra come di centro sinistra ) che stanno diventando insopportabili per una parte crescente di ceti popolari. Insomma ci sono le basi da cui partire per mandare a casa Berlusconi e costringere i padroni a fare marcia indietro.
Da allora, però, è trascorso un mese e le risposte della politica sono del tutto assenti. Anzi i temi principali dello scontro politico sono così lontani dalle rivendicazioni di Piazza San.Giovanni che dimostrano la mancanza totale di una rappresentanza politica dei lavoratori nelle Istituzioni della Repubblica costituzionalmente fondata sul lavoro.
Anche sul fronte sindacale regna il silenzio. La Fiom, che per le parole pronunciate dal palco da suo segretario nazionale, pareva avviarsi verso una stagione di lotta, rimane ferma, in attesa delle posizioni che assumerà la nuova segretaria generale della CGIL .
L’idea che, sempre e comunque, bisogna trovare un compromesso con gli altri sindacati (e con il padronato) giustifica, evidentemente, questa pratica attendista ma, più il tempo passa dalla mobilitazione del 16, più essa è devastante per la fiducia dei lavoratori.
Del resto è facile prevedere che la nuova linea della CGIL, in continuità con quella di Epifani, cercherà di riallacciare un rapporto con CISL e UIL, sperando che nel frattempo la lunga crisi del Berlusconismo si risolva con l’insediamento di un governo amico ( Centro sinistra), tramite il quale trattare, con il padronato, un nuovo massacro sociale.
Se così sarà e anche la Fiom seguirà questa via ,sarà un disastro che segnerà un’ulteriore arretramento delle classi lavoratrici italiane.
Solo con uno sciopero generale ad oltranza, sulla base di un programma di rivendicazioni chiare e comprensibili, i lavoratori potranno sconfiggere l’attacco padronale perché i padroni sono disposti a concedere qualcosa solo se hanno paura di perdere tutto.
Prepariamo uno sciopero generale e prolungato.
Non è più tempo di manifestazioni rituali.
-E’ ora di accelerare la costruzione di un coordinamento nazionale dei lavoratori delle fabbriche in crisi, per unificare la lotta e generalizzare la controffensiva dei lavoratori.
-Istituiamo la Cassa di resistenza gestita direttamente dai lavoratori in lotta,
-Occupiamo gli stabilimenti soggetti alla delocalizzazione come primo passo verso la nazionalizzazione senza indennizzo e il controllo operaio sulla produzione
-Rivendichiamo l’assunzione a tempo indeterminato di tutti i lavoratori oggi precari, e un salario sociale minimo garantito di 1.300 euro, e di 1000 euro per i disoccupati. Per porre fine alla ricattabilita’ sociale di milioni di giovani, all’insicurezza cronica del lavoro e della vita di un’intera generazione
-Rivendichiamo il ritorno della previdenza pubblica a ripartizione
Non saremo noi a pagare la loro crisi: rivendichiamo l’abbattimento delle spese militari, la tassazione progressiva dei grandi profitti e patrimoni, la cancellazione dei privilegi clericali e l’abbattimento dei costi della politica borghese.