Via tutti, governino i lavoratori
Italo Bocchino per i finiani ha dichiarato: Il nostro voto sarà deciso dall’assemblea di gruppo, dopo aver ascoltato l’intervento del premier ed e’ evidente che dipenderà da toni e contenuti delle sue parole”.
Ma i finiani non sembrano intenzionati in ogni caso a ritirare la fiducia, vorrebbero evitare la responsabilità della crisi di governo e allontanare lo spettro di eventuali elezioni anticipate a cui probabilmente non sarebbero preparati.
Se la maggioranza non dovesse risultare autonoma dai voti di Futuro e libertà, il governo resterebbe in balia di nuove tensioni qualora i finiani non dovessero condividere alcune delle scelte di Berlusconi dei prossimi mesi. Per questo l’obiettivo del presidente del Consiglio resta quello di ottenere una larga maggioranza senza il ruolo determinante dei finiani.
Ed è per questo che è iniziata, nel più classico trasformismo parlamentare, la compravendita del’”onorevole”: passano al PdL dall’Udc di Pier Ferdinando Casini i deputati siciliani Calogero Mannino, Francesco Saverio Romano, Giuseppe Drago, Giuseppe Ruvolo e Michele Pisacane.
Il movimento di Francesco Rutelli l’Api, già fuoriuscito dal Pd, perde il deputato vicentino Massimo Calearo (eletto nelle liste Pd), ex presidente di Federmeccanica, che ha annunciato il passaggio nel Gruppo misto insieme a Bruno Cesario, anche lui ex Api ed ex Pd… e potrebbe non essere finita qui.
La nostra parola d’ordine non è: né “elezioni subito”, né “governi di emergenza” siano essi tecnici o politici- con i partiti liberali.
Ma è quella di una mobilitazione della classe operaia per una soluzione rivoluzionaria della crisi: attorno ad un programma di rivendicazioni sociali e politiche indipendenti da tutti i partiti dominanti e i loro interessi di riferimento.
La crisi in atto non e’ solo la crisi del berlusconismo, è la crisi più in generale della classe dirigente del Paese.