Pollo del campo: rispondiamo alle provocazioni padronali con la lotta di classe
L’ignobile aggressione avvenuta alla Pollo del Campo nei confronti di un’operaia è purtroppo, solo uno dei tanti casi di arroganza padronale avvenuti negli ultimi tempi in Italia: possiamo citare i braccianti di Rosarno che, dopo aver passato le giornate ad arricchire i loro sfruttatori in cambio di qualche spicciolo, venivano intimiditi da questi a colpi di fucile in maniera che stessero buoni nelle baracche che gli erano riservate come abitazione; o parlare di un Marchionne che continua a minacciare di portare la produzione all’estero se gli operai non accetteranno di essere “competitivi” (ovvero iper-sfruttabili) al livello di quelli dell’Europa dell’est, tutto questo, dopo che la FIAT ha mangiato dalle casse pubbliche per decine di anni; si pensi inoltre a Landi, manager di EUTELIA che non pagava i salari da mesi ai suoi dipendenti e che ha avuto il “coraggio”, alcuni mesi fa, di mandare squadracce di picchiatori contro i lavoratori dopo che questi avevano occupato gli uffici
dell’azienda.
I motivi dell’attacco padronale è duplice: da un lato è la crisi del loro sistema, che rende sempre più difficile “valorizzare il capitale”, questo porta gli imprenditori a cercare di diminuire i costi (quindi abbassare i salari) o rendere queste spese le più “produttive” possibili (quindi chiedere sempre di più ai propri operai, aumentare il loro sfruttamento, peggiorando così le condizioni di vita).
Non ci vuole molto a capire come queste misure che il singolo capitalista adotta per sfuggire dalla crisi sono le stesse che portano a livello generale ad un peggioramento della crisi (più sfruttamento degli operai meno capacita loro di consumare i prodotti dei loro lavoro, più difficoltà a vendere i prodotti sul mercato e di valorizzare il capitale) ma c’è chi ci vuol far credere che questo sistema abbia ancora un futuro!
Dall’altro lato, c è il fatto che gli sfruttati da anni non riescono a dare una degna risposa di lotta agli attacchi dei padroni, vittime di una, politica traditrice dei sindacati CISL-UIL e molto spesso con la complicità della CGIL.
I lavoratori accettano da anni sacrifici rispondendo solo con i soliti scioperetti simbolici che non servono a niente, tutto nel nome di un futuro migliore che non arriva mai, e di un “bene comune”, che non esiste. Poi, ogni volta, si sentono chiedere ulteriori sacrifici a favore dei padroni, (quando si dice… gli dai il dito si prendono il braccio) così oggi ci troviamo in questa condizione.
Ma la Storia dimostra che è sempre possibile risalire la china.
Rispondere ad ogni affronto dei padroni con la lotta operaia è possibile.
I fatti della Pollo del Campo, sono ancora più indegni di altri, perché compiuti contro una lavoratrice più ricattabile delle altre: perché donna e perché immigrata.
Questo caso dev’essere fatto conoscere all’opinione pubblica in modo da indignare ogni donna e ogni antirazzista, ma qui il punto centrale è che si è aggredito un lavoratore.
Il maschilismo e il razzismo di Stato sono solo un metodo che la borghesia usa per dividere i proletari e per renderne certi più deboli degli altri, il fine ultimo della classe dominante non è quello di discriminare gli stranieri (questo, semmai, è un mezzo per raggiungerlo) ma quello di sfruttare il proletariato nel suo complesso.
Per questo non si può essere coerentemente antirazzisti, se non si è anche anticapitalisti, se non si lotta quindi contro il “sistema” dei padroni.
Per questo bisogna prima di tutto cercare di collegarsi con gli altri lavoratori della Pollo del Campo e del gruppo Amadori.
Bisogna rivendicare il licenziamento del dirigente che ha aggredito la signora Madama Ba, ma non basta.Cacciato questo cane da guardia del padrone ne arriverà un altro come lui se gli operai non sapranno alzare la testa, quindi bisogna cogliere l’occasione per togliere il coperchio dall’acqua che bolle, accordarsi tra operai per condurre una lotta generalizzata per migliorare le condizioni di tutti i lavoratori. E’ necessario estendere la lotta sul terreno della questione salariale e dalla riduzione dei ritmi di produzione e dell’orario, dando forza a queste richieste con delle forme di lotta vere: scioperi a sorpresa, blocchi dei cancelli e blocchi stradali.
Perché è solo quando si trovano di fronte a delle lotte reali e hanno paura di perdere tutto, che i padroni si decidono a concedere qualcosa.
Ma è bene non illudersi e non attendere l’aiuto di istituzioni impotenti e al servizio dei padroni, né tantomeno farsi condizionare dalle burocrazie sindacali, ciò che serve è l’azione organizzata della classe operaia, ciò che serve è costruire il nostro partito rivoluzionario ed internazionale del proletariato.
Contro i licenziamenti politici è giunta l’ora di licenziare il capitalismo!
A chi ci dice che per salvare questo sistema si deve sacrificare la nostra vita e la nostra dignità,
è giunta l’ora di rispondere che sarà il loro sistema capitalista ad essere sacrificato!