Antifascisti, perchè coerentemente anticapitalisti

Intervento del compagno Bals (militante del PCL) all’assemblea del Coordinamento Antifascista Romagnolo.

La nascita del Cordinamento Antifascista Romagnolo è piuttosto recente visto che ci riuniamo da circa tre mesi. All’interno del CAR convivono anime diverse, sia partitiche sia extra-partitiche. La prima uscita pubblica del CAR è stata il presidio a Forlimpopoli, contro Casa Artusi (fiore all’occhiello del Comune di Forlimpopoli, presieduta dall’ex sindaco di Cesena Conti, immatricolato PD) che dedicava una cena nientepopodimeno che a Benito Mussolini, all’interno di una rassegna su “uomini che hanno fatto grande la Romagna”. Ospite di questa cena anche Frassineti, sindaco di Predappio, sempre immatricolato PD; questo non ci stupisce, dato che da sempre questo figuro fa della riabilitazione di Mussolini la chiave della sua carriera politica, anche per riempire Predappio di “turisti” con molta nostalgia e poca faccia tosta e fare così la fortuna di chi vende “gioiosi” souvenir fascisti, come manganelli e mazze con annesse lodi al Duce.
Noi abbiamo trovato scandaloso il tentativo operato a Casa Artusi, con la complicità di amministratori di centro-sinistra, di riscrivere la storia, tra un bicchiere di vino e una portata di piadina. In tanti così ci siamo presentati dinanzi Casa Artusi, la sera dell’evento, per guastare la festa ai nostalgici saltimbanchi. Il giorno dopo siamo stati colpiti da un putiferio di insulti da parte di alcuni dirigenti locali del PD, tra i quali il segretario provinciale Di Maio ed il sindaco di Forlimpopoli Zoffoli: hanno infatti dichiarato che ci saremmo comportati noi da squadristi, magari per il mero scopo di farci campagna elettorale. Queste farneticazioni crollano di fronte alla prova dei fatti:
1)Nessuno dei presenti al presidio era candidato alle scorse elezioni regionali e nessuna sigla interna al CAR era presente sulla scheda elettorale, chi per scelta di principio, chi perchè (come noi del PCL) ha mancato il raggiungimento della quota di firme necessaria per accedere alla competizione elettorale
2)Considerato che anche l’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani Italiani) era al nostro fianco la sera del presidio, spieghino Di Maio e Zoffoli come si possa accostare l’accusa di “squadrismo” proprio a chi scelse, tanti anni fa, di combatterli armi alla mano i veri squadristi!
Registriamo inoltre la simpatica moda di offenderci a mezzo stampa, senza poi darci lo spazio per replicare…ma loro sono i democratici, noi invece i provocatori squadristi! Del resto anche i partigiani li chiamavano banditi..
Dopodichè abbiamo ritenuto opportuno convocare un’assemblea popolare antifascista a Predappio, da tanti, troppi anni simbolo imperante del neo-fascismo in Italia e nel mondo. La via centrale imbottita di negozi che commercializzano ricordi del Duce e del Ventennio fascista, il più truculento del secolo scorso; carrellate di fascisti vecchi e nuovi che calano, ciclicamente e sempre più numerosi, per le loro celebrazioni, per di più nel silenzio o peggio nella calorosa accoglienza riservata dall’amministrazione comunale (che è di centro-sinistra, dettaglio non trascurabile).
Ė inaccettabile: cantare Faccetta Nera, Boia chi molla od altre amenità per le vie di Predappio non rappresenta un gesto di amore per la storia, ma per una precisa piega della storia, che ci auspichiamo non debba ripetersi. L’amministrazione comunale che permette la vendita di mazze del Duce non dà così prova di apertura e di reale spirito democratico (come si giustifica), ma semplicemente accetta che quella mazza venga prima o poi spaccata sulla schiena di qualche compagno (come recentemente avvenuto a Roma) o immigrato (Rosarno) e alla fine colpirà anche il “bravo e onesto cittadino”, quello che pensa che queste cose succedono solo a chi se le cerca, che non c’è bisogno di schierarsi, di sapere da che parte stare!
Insomma, il contesto socio-culturale in cui ci troviamo a vivere riporta assolutamente in primo piano l’esigenza della pratica antifascista, e precisamente di un antifascismo non fine a sé stesso: l’anti-fascismo non deve e non può auto-esaurirsi in quello che ai media piace chiamare “scontro tra bande, il gioco degli opposti estremismi”. Deve anzi coniugarsi in una più ampia critica dell’esistente, saper proporre alternative di sistema, servire per creare nelle scuole, nelle fabbriche, nei quartieri quel retroterra culturale che ci è indispensabile per portare avanti le innumerevoli battaglie da fare, riprendendoci quegli spazi di agibilità politica che ci sono stati sottratti da anni di razzismo dilagante, brodo di coltura in cui cresce indisturbato proprio il neo-fascismo.
I fascisti sono la continuità dello stato borghese con altri mezzi. Soprattutto perchè costituiscono l’ultima e disperata scialuppa di salvataggio per industriali e banchieri. Dal fascismo di ieri, finanziato in primis dai vari Agnelli, Riva, dagli agrari proprio perchè le squadracce nere erano rimaste le uniche a cui appellarsi per avere salvi i loro privilegi di magnati capitalisti, mentre il paese, travolto dalla penuria del dopoguerra e dal contagio rivoluzionario con la conseguente occupazione di fabbriche e terre, rischiava di virare troppo a sinistra e le istituzioni democratico-borghesi erano troppo delegittimate per assicurare ai padroni le loro proprietà, difendendole da occupazioni e scioperi a oltranza.
E il fascismo torna utile (per il padronato) oggi, quando alla maggiore crisi economico-sociale dal dopoguerra si somma la delegittimazione progressiva di istituzioni e partiti dominanti, con l’astensionismo di gran lunga primo partito non solo in Italia ma in buona parte d’Europa. Manca ancora l’elemento delle esplosive lotte sociali: questo i padroni temono più di ogni altra cosa e appunto per scongiurare questo rischio stanno facendo di tutto per incanalare l’insofferenza della gente non verso la solidarietà di classe, al di là del colore della pelle, ma verso la paura, la rassegnazione, la diffidenza, la divisione tra bianchi e neri, clandestini e regolari, giovani lavoratori precari e meno giovani lavoratori a tempo indeterminato. Infatti tutti gli ultimi provvedimenti adottati dai governi dell’intera Europa, di centro-destra o centro-sinistra, vanno in questa precisa direzione, hanno questo preciso scopo: frammentare la nostra classe!
In materia di lavoro o di immigrazione che sia, affiora evidente il disegno padronale: ed ecco l’onda lunga che va dal Pacchetto Treu alla legge Biagi, introducendo la precarietà a vita per le nuove generazioni che si affacciano sul mondo del lavoro, il tutto accompagnato da una martellante campagna propagandistica che ci insegnava che “se i ventenni non trovano occupazione, è per colpa dei loro padri troppo garantiti”, e non dei padroni che delocalizzano (aggiungiamo noi). Idem il percorso che va dalla Turco-Napolitano alla Bossi-Fini, con l’idea di fondo di legare, per il migrante, la possibilità di rimanere in Italia con la capacità di esibire un permesso di soggiorno e l’avere un permesso di soggiorno con il possedere un lavoro in regola, come se assunzioni e licenziamenti dipendessero dal singolo immigrato…la solita stessa storia: la guerra tra poveri incentivata dai governi borghesi per avvantaggiare i ricchi!
Accettare tutto ciò vuol dire chiudere un occhio all’avanzata del fascismo sotto varie salse, più o meno piccanti.
E di rimando combattere il fascismo vuol dire prima di tutto combattere la classe dominante e il suo stato!

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