Il papa si occupa di operai: occhio alle tasche!
Dopo l’angelus del papa, che si è “occupato” di crisi economica, è intervenuto puntuale come un orologio svizzero, Ettore Gotti Tedeschi, presidente dell’Istituto per le Operere religiose (IOR – banca vaticana) che ha proposto di “togliere i sussidi a chi rifiuta lavori umili”. Aggiungendo inoltre che la Chiesa, come autorità morale, ci ricorda nei momenti più difficili i riferimenti che dobbiamo avere. E qual è il riferimento di un imprenditore? Che cosa deve fare per diventare santo?
Vendere l’impresa e dare i soldi ai poveri? No: deve fare l’imprenditore bene… traducendo le parole del presidente della banca vaticana vuol dire che gli imprenditori si devono impeganre a sfruttare al meglio!
Per quanto riguarda la “proposta” di togliere i sussidi a chi rifiuta lavori umili, per quanto ci riguarda, come militanti del PCL, faremo di tutto per veder un giorno tal Ettore Gotti Tedeschi spalare merda per le strade di Roma.
Per certa gente, la rieducazione passa dalla pala e dal piccone… mandiamoli a lavorare!
LA CONSOLATA E I CATTOLICI (*)
Il socialismo non trae le sue origini da un sistema filosofico che esclude l’idea di Dio o che, perlomeno, non riconosce l’utilità sociale della religione. Per conseguenza fra cattolicesimo e socialismo non esiste alcun distacco essenziale e l’atteggiamento antireligioso del partito non è che un’incrostazione della moda positivistica di vent’anni fa, contro la quale gli stessi socialisti più intelligenti hanno incominciato a reagire. (Alessandrina Ravizza)
La risposta di Antonio Gramsci:
Con siffatti ragionamenti qualche cattolico vuol riuscire a dimostrare l’utilità di un’alleanza permanente tra noi e le forze clericali, o almeno di un avvicinamento simpatico. Cumulo di spropositi da una parte, propositi irrealizzabili dall’altra. Non val la pena neppure di ricordare che il socialismo critico poggia graniticamente sull’idealismo germanico del secolo XVIII, che, pur non coincidendo con la moda positivistica, non ha meno perciò ghigliottinato l’idea di dio; Hegel è sempre la bestia nera dei cattolici, perchè non è facilmente confutabile come Enrico Ferri o Cesare Lombroso. Un professore di storia della filosofia è stato respinto dalla nostra università per la molto settaria ragione che, essendo hegeliano, era aborrito da una pattuglia di colleghi clericaleggianti. La differenza di concezione, di sistemazione filosofica tra socialisti e cattolici si rivela in ogni atto, in ogni presupposto, perchè sia necessaria una dimostrazione dottrinaria.
A Torino, per esempio, ieri c’è stata la grande fiera per la Madonna della Consolata. Il grande bazar della superstizione piemontese era sfavillante di lumi, di orificierie (vere o di princisbecco) e di compunzione.
Un telegramma del cardinal Gasparri aveva annunziato indulgenza plenaria per trentasei ore. Il papa aveva mandato una pisside capace di mille particole e ornata di 70 pietre preziose. Facciamo pure senza astrazione da tutto questo armamento scenografico; badiamo pure solo alle iscrizioni che il munifico dono papale reca con sè quale espressione di un pensiero: Fiat pax in virtute tua, virgo Consolatrix Maria. Latino facile, comprensibile anche ai proletari. Ebbene, anche per la pace la posizione dei cattolici è in antitesi stridente con la nostra. Aspettano la redenzione della grazia, essi, invocano la buona volontà dei santi, quando sarebbe più opportuno fare appello a quella degli uomini. Per essi vale solo l’autorità, la rivelazione, la parola di Dio, poichè pongono la scaturigine dei fatti umani fuori dell’uomo, in una volontà suprema che tutto abbraccia e tutto giudica, e spartisce il torto o la ragione al lume di una semitica concezione del bene e del male che può valere per gli schiavi, non per gli uomini. Noi non aspettiamo nulla da altri che da noi stessi; la nostra coscienza di uomini liberi ci impone un dovere, e la nostra forza organizzata lo attua. Solo ciò che è opera, conquista nostra, ha valore per noi, diventa parte di noi stessi, non ciò che viene elargito da un potere superiore, sia esso lo Stato borghese, o sia la Madonna della Consolata. Non è quindi solo la ripugnanza per il rito, per l’esteriorità, per il simbolismo ormai vuoto di ogni contenuto di fede che, a malgrado gli sforzi dialettici di qualche abile casuista, ci tiene lontani dal cattolicesimo. E’ l’antitesi insanabile delle idee; l’uomo che ha acquistato coscienza della forza della sua volontà, dell’efficacia della sua coscienza nella storia, non vuole più saperne della Consolata e delle sue virtù taumaturgiche. E nel mondo cattolico ci sono ancora troppe Consolate.
(*)Tratto da A.Gramsci “Piove governo ladro!”- Ed.Riuniti (21 giugno 1916)