DALLO SCIOPERO DEI METALMECCANICI ALLA GENERALIZZAZIONE DELLA LOTTA DURA. CACCIARE BERLUSCONI, PER UN GOVERNO DEI LAVORATORI.
Lo sciopero odierno dei metalmeccanici ha grande importanza, per la stessa difesa del contratto nazionale di lavoro, contro il patto antioperaio di padroni, governo, CISL e UIL. Ma proprio per questo non può rimanere un fatto episodico. E’ necessario che la Fiom, e tutte le forze della sinistra sindacale e politica, promuovano unitariamente un salto in avanti della lotta operaia, della sua unificazione e radicalizzazione. A fronte di un livello di scontro qualitativamente nuovo.
Per un anno intero, i vertici della CGIL si sono limitati a “dissentire” dal governo, senza avanzare una prospettiva chiara d’azione: riducendosi a convocare manifestazioni episodiche, distanziate nel tempo, e continuando ad inseguire un accordo concertativo con la Confindustria. I gruppi dirigenti del “sindacalismo di base” si sono limitati a promuovere scioperi separati, in una logica burocratica di calendario, senza avanzare alcuna proposta alternativa d’azione. L’unico risultato di queste politiche è stato l’indebolimento della forza operaia, lo smarrimento di tanti lavoratori, l’obiettivo incoraggiamento dell’aggressione padronale e governativa.
Lo sciopero di oggi deve segnare una svolta, unitaria e radicale. L’unica che può incidere sui rapporti di forza e strappare risultati.
1) Va promossa una grande vertenza generale del mondo del lavoro, dei precari, dei disoccupati, attorno ad una piattaforma di lotta unificante: a partire dal blocco dei licenziamenti, dalla ripartizione tra tutti del lavoro esistente, da un consistente aumento salariale per tutti i lavoratori. Una vertenza vera, accompagnata da un’azione di massa prolungata, sino alla sconfitta della Confindustria e del governo.
2) Va intrapresa l’unificazione del fronte di lotta delle aziende in crisi: con la creazione di un coordinamento nazionale dei lavoratori coinvolti e di una cassa nazionale di resistenza; con la promozione dell’occupazione operaia di tutte le aziende che licenziano, generalizzando le occupazioni in corso; con la preparazione di una grande manifestazione nazionale a Roma dei lavoratori delle aziende in crisi.
Questa svolta di lotta è vitale per la stessa prospettiva contrattuale dei metalmeccanici. Per far saltare ogni accordo separato. Per imporre il rispetto della volontà della maggioranza dei lavoratori.
Ma è decisiva anche per cambiare l’agenda politica italiana. Solo l’irruzione in campo della forza operaia può dare continuità e prospettive alla battaglia contro il governo Berlusconi, per la sua cacciata: precipitando tutte le contraddizioni del suo blocco sociale e piegando la sua arroganza. Solo l’irruzione della forza operaia può far sì che la crisi del berlusconismo non si traduca ancora nell’ennesimo ritorno di un centrosinistra antioperaio (magari allargato a Fini e Casini), ma apra la via all’unica alternativa vera: quella di un governo dei lavoratori e delle lavoratrici, che liberi l’ Italia dalla dittatura degli industriali, dei banchieri, di tutti i loro partiti.
Il PCL- unico partito della sinistra ad essersi sempre opposto alle politiche antioperaie- continuerà a battersi nel movimento operaio per questa svolta di unità e radicalità.